Il ragazzo sbagliato

Luglio 3, 2004 in Libri da Redazione

Titolo: Il ragazzo sbagliato
Autore: Willy Russell
Casa editrice: Rizzoli
Prezzo: € 17.50
Pagine: 501

Il ragazzo sbagliatoArriva il momento in cui l’idolatria si trasforma in un prevedibile déjà vu. Lo sanno i fan di qualsiasi tipo che sono stati in grado di tirarsi indietro, o di moderare il loro entusiasmo, prima che l’attaccamento ad un idolo sfiorasse il patetismo.

Il Ragazzo Sbagliato che dà il titolo al romanzo di Willy Russell sta per uscire dall’inutile appellativo di teenager ed iniziare una sorta di viaggio iniziatico, trasferendosi nella città in cui – senza consultarlo – madre e zio hanno “cospirato” nel fargli trovare un posto di lavoro.

La struttura è geniale: non un semplice diario ma una lettera fiume destinata a Morrissey (ex frontman degli Smiths). Queste parole mai spedite fungono da valvola di sfogo per il protagonista che confessa ansie e dubbi al cantante che meglio sembra rappresentarlo. La trama è agile e veloce e sembra adattarsi perfettamente anche ai testi ed ai ritmi del nuovo Morrissey solista.

Impossibile non fare paragoni con la splendide liriche di “I’ve forgiven Jesus”:

[…] Why did you give me so much desire, when there is nothing I can do to unload this desire?

Why did you give me so much love when there is no one I can turn to unlock all this love? […]


Persone che sentono di essere abbandonate da tutto e che reagiscono con la forza delle parole; strumento che Russell – il quale proviene da un passato giornalistico nonché di autore teatrale – conosce bene e sfrutta facendo interagire i personaggi su vari registri linguistici.

La realtà inglese di una cittadina industriale viene restituita con tutti i suoi odori e le sue atmosfere in questa singolare raccolta epistolare a senso unico, in cui c’è tempo per la disperazione e lo spaesamento del sapersi diversi, né migliori né peggiori degli altri, semplicemente fuori da schemi predefiniti.

Chi ha ascoltato ed è sopravvissuto all’adolescenza grazie alle note degli Smiths sa di poter sempre contare sulla voce di “Moz” (ultimamente fattasi più soave e delicata) nei momenti di sconforto perché questo tipo di musica – splendidamente descritta ne “Il Ragazzo Sbagliato” – si è prefissata il compito che sempre ad essa dovrebbe accompagnarsi: guarire l’anima.

Impossibile negare che gran parte del fascino di questo libro sia in parte dovuto al continuo parallelo con il gruppo e, di conseguenza, tutta la realtà “mancuniana”.

di Emanuela Borgatta