Il Grinzane a Cercas e Biancheri

Giugno 25, 2003 in Attualità da Stefano Mola

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Un cielo azzurro che più di così non poteva fare per esaltare il verde delle colline e delle vigne, una solstizio d’estate caldissimo. E in mezzo il castello, e nel castello, come sempre, scrittori e autorità per celebrare la cerimonia di premiazione della XXII edizione del premio Grinzane Cavour.

Da Ghigo, a Chiamparino, da Elkann alla Bresso, da Sorgi a Ferrero: nomi importanti, a testimonianza sia del prestigio del premio, sia delle sue solide basi nelle istituzioni e nel mecenatismo. Tutti doverosamente citati da Giuliano Soria nel suo intervento di apertura. Legami che rappresentano una garanzia per il futuro, per continuare in quell’opera di attenta spola tra le radici nel territorio e una dimensione internazionale sempre più importante. Un impegno per la multiculturalità di cui sono garanzia sia i vincitori passati sia i finalisti di quest’anno.

Soria ha inoltre richiamato l’importanza di un momento di riflessione, qual è la lettura, in un momento storico cha lascia intravedere qualche timida speranza di pace. Un momento che richiede una riflessione sempre più attenta, volta a ridare significato alla propria identità e a quella degli altri. Del resto, sia la guerra sia la memoria (individuale e collettiva) sono temi comuni a praticamente tutti i libri finalisti quest’anno.

La cerimonia è poi scivolata via sotto la conduzione di Corrado Augis, talvolta un po’ troppo sorniona e confidenziale, nella ricerca di battute già sentite. Sono così sfilati sul palco i finalisti per la categoria narrativa italiana: Alberto Asor Rosa (“L’alba di un mondo nuovo”, Einaudi), Boris Biancheri (“Il ritorno a Stomersee”, Feltrinelli), Clara Sereni (“Passami il sale”, Rizzoli); e quelli per la narrativa straniera Javier Cercas (“Soldati di Salamina”, Guanda), Miljenko Jergovic (“Mama Leone”, Libri Scheiwiller) Ahmadou Kourouma (“Allah non è mica obbligato”, Edizioni e/o).

Presentati i finalisti e lette le motivazioni della giuria, è stata la volta di Elena Loewenthal, miglior autore esordiente con “Lo strappo nell’anima”, Frassinelli, Antoine Gallimard, premio Grinzane Editoria e infine, premio internazionale “Una vita per la letteratura”, lo scrittore sudafricano J. M. Coetzee. Che ha colpito per signorile laconicità di fronte alle domande per la verità non troppo argute di Augias. Avendo letto proprio in questi giorni una delle sue opere cardine, il bellissimo e crudo “Vergogna”, solidarizziamo con Coetzee.

Infine, il notaio ha comunicato i risultati della votazione congiunta delle giurie di studenti e critici. Per la narrativa italiana, Boris Biancheri con 115 voti ha preceduto di misura Alberto Asor Rosa (112) e più nettamente Clara Sereni (59). Per la narrativa straniera, Javier Cercas ha prevalso senza ombra di discussione: 124 voti contro gli 83 di Jergovic e i 79 di Ahmadou Kourouma.

Un verdetto che noi condividiamo in pieno. Come avevamo già scritto, i due libri premiati erano i nostri preferiti. E a dire la verità, sarà stato il caldo, ma ascoltando il notaio avevamo dentro una piccola dose di tensione e di tifo. Ci sarebbe spiaciuto soprattutto se “Soldati di Salamina” non avesse vinto. Essere in sintonia con una giuria di studenti delle superiori, anagraficamente, non ci spiace.

Ora, non rimane che godersi l’estate, magari assistendo agli spettacoli del Grinzane Festival. Grazie a tutti coloro che ci hanno seguito in queste presentazioni dei libri finalisti, e un arrivederci al prossimo anno, per la XXIII edizione del premio.

di Stefano Mola