Il giorno che cambiò il mondo

Settembre 10, 2002 in Medley da Redazione

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Questa è guerra all’ultimo sangue

combattete cellula per cellula attraverso i corpi e gli schermi cerebrali della terra

Anime imputridite dalla Droga dell’Orgasmo

Carne che rabbrividisce nei Forni

Prigionieri della Terra uscite fuori

Prendete d’assalto lo Studio.

[W. Burroughs]

Gli uccelli metallici volteggiano leggiadri nell’aria carichi di vite che saranno prematuramente spezzate, minacciosi stanno per seminare a piene mani il terrore, inviati dal signore della Casa dei Morti sorvolano un mondo civile ancora ignaro nella sua cappa d’ingenuità della triste minaccia che incombe.

Ballano, forse un valzer, e dopo l’ultimo giro, gli uccelli metallici, prima l’uno e poi l’altro penetrano col rombo attutito dell’impatto nelle torri con la facilità d’un coltello nel panetto di burro.

Ardono le fiamme, prima su una torre, poi su l’altra, molti si rifiutano di finire arrosto e vista l’impossibilità della discesa si buttano giù dalle finestre degli ultimi piani, si tuffano da questi giganteschi trampolini non prima d’aver frantumato i vetri delle finestre.

Scavalcano i davanzali d’impeto ed uno ad uno, con inconsce tecniche diverse si gettano: come ci si lancia da un trampolino, come ci si immerge sott’acqua, come ci si butta da un aereo…

Ma sotto non vi sono specchi d’acqua, ma il fumo, le fiamme.e poi il vuoto.

Mentre l’orrore si fa tangibile, concreto, eccone uno! Si butta come ci si lancia da un aereo con addosso il paracadute, ma lui ne è privo, ma ugualmente vien giù lentamente, lentamente..

Altri agitano le braccia e le gambe, come se stessero nuotando nell’aria. Un altro ancora si esibisce in giravolte: carpiato, semicarpiato, giro della morte: mai giro fu così azzeccato.

Uno dopo l’altro, sembrano nuotare, sì proprio nuotare nell’aria. Dalle finestre dei piani più alti, rotte ovviamente per riuscire a respirare, altri si sporgono ad osservare impietriti i lanci che si susseguono.

Intanto ancora alcuni nuotano volando e sembra che il loro volo non abbia fine, ma giunti alle ultime diecine di piani, e ci arrivano uno alla volta, talvolta, ma più raramente in gruppi di due o di tre….e giunti alle ultime diecine di piani, tra il trentesimo ed il ventesimo, subiscono una forte accelerazione ed allora sempre uno alla volta si mettono a gesticolare, sempre più scompostamente, perdono quel ritmo armonico iniziale, quasi di danza e poi disperati e sicuramente pentiti del gesto precipitano sempre più velocemente con le bocche spalancate lanciando urli afoni che nessuno può udire, perché anche l’udito di chi osserva è pietrificato. Ed infine con un plop! finale uno ad uno giungono all’asfalto che è coperto di detriti e di macerie, come una zona di guerra sotto un bombardamento. Ed i corpi lì terminano il loro volo e si trasformano in mucchietti di carne, di ossa, di vestiti e di liquidi organici casualmente sparsi.

Attorno volti increduli, sgomenti, terrorizzati (l’odio e la giusta vendetta si presenteranno in un secondo tempo): ora è la MORTE in scena.

Ed ancora le torri, una dopo l’altra, la prima implode inghiottendo se stessa, l’altra fonde come un gigantesco panetto di burro. Dopo l’orrore, il silenzio, poi la giustizia infinita.

[liberamente tratto dalle immagini CNN e da “L’orgoglio e la rabbia” di Oriana Fallaci]

di Vittorio Baccelli