Il cinnamomo | Sudate Carte Racconti I edizione

Gennaio 22, 2003 in Sudate Carte da Redazione

“.. un piacevole odore come di cinnamomo e…”

Cinnamomo?!? Un vago senso di perplessità ruppe la magia. La mia ignoranza iniziava davvero ad essere irritante. D’altronde che senso ha descrivere un odore con un altro odore, peraltro sconosciuto ai più?
Eppure fino a quel momento l’autore mi aveva accalappiato, trascinandomi in paesaggi e in situazioni originali, addirittura permettendomi di dialogare con persone mai esistite! Ero totalmente sprofondato nella lettura chilometri prima, incurante dei paesaggi che mi sfrecciavano di fianco, e delle situazioni reali che sicuramente stavano arricchendo il treno, affollatissimo.

Uscito da me stesso, avevo visto ciò che l’autore voleva che vedessi, e nelle orecchie ancora risuonavano le fredde parole del protagonista come una tenue eco … fino alla parola “cinnamomo”.

L’incantesimo si era rotto; all’improvviso comparivano parole composte da lettere e un libro che era solo carta. Oh, che situazione frustrante!! Ogni volta la stessa storia, quando un autore si lanciava nella descrizione degli odori, anche quando si fermava alle cose più banali come alla “terra bagnata”, un sussulto mi gettava di schianto fuori dalla lettura…

E così la magia era svanita. Svegliatomi da quella specie di ipnosi mi resi conto che lo scompartimento si era riempito, che fuori era diventato buio e che il neon dello scompartimento produceva un brusio continuo e fastidioso. Solo in quel momento me ne accorsi, solo allora avevo ripreso a realizzare che stavo viaggiando in treno e non dentro il libro.

Già. L’incanto era finito, mentre la rabbia era lì che cresceva. Lo scompartimento sicuramente non aiutava: cinque estranei di certo non intenzionati a variare la situazione, che speravano anzi di veder sparire qualcuno al più presto per poter allungare le gambe.
Anche i paesaggi ormai scorrevano velati dalla nebbia e dall’oscurità della sera, di modo che il finestrino riflettesse lo scompartimento, dove con un’immagine lontana, dove con un’inquietante primo piano; sembrava chiaro il monito: « E’ inutile che cerchi di fuggire, ormai è questa la tua realtà! ».
Non riecheggiavano più in me le fredde parole; solo pesanti respiri e sospiri, accompagnati dal ritmo continuo e cigolante della vecchia carrozza. Dal corridoio la monotonia era interrotta di tanto in tanto da voci e rumori di passi: passi pesanti oppure leggeri e nervosi. A volte qualcuno sbandava contro la porta con un rumore sordo. Il tutto però ben intonato nel borbottio e nei cigolii delle rotaie, senza creare nessuna vera distrazione dalla sinistra realtà.

Maledetto cinnamomo! E poi chissà quale odore avrà! Di sicuro non quello dell’interno della carrozza: c’era tutto meno che odore di cinnamomo. Regnava infatti un persistente e fastidioso odore di sudore… però… come potevo dire che non era proprio come l’odore di cinnamomo? Mi ero fermato nella lettura proprio per questa lacuna. Non avevo la più pallida idea di cosa fosse questo cinnamomo, forse sapeva proprio di sudore. Ma no, no, di sudore ?!? E’ un odore da ambienti chiusi, un odore statico, un odore acre; come poteva l’autore considerarlo un odore piacevole?

Odore acre, statico, che sciocchezze dopotutto!! Cosa c’è di più dinamico del sudore? Gli atleti sudano, i musicisti sudano… è una conseguenza del movimento. Quando si raggiunge con fatica un risultato lo si definisce “sudato”, non certo perché è fermentato da solo. Allora è un odore dinamico. Altra sciocchezza, come fa un odore ad essere dinamico?

Mi fermai. Notai infatti con una certa soddisfazione che stavo ragionando proprio sugli odori. Forse era la prima volta che non davo per scontato l’olfatto. Bevendo vino mi ero sempre atteggiato da sommelier, annusando prima di bere. Ma nonostante avessi sempre sentito odori diversi, non li avrei saputi catalogare… Proprio come per il cinnamomo!! Ignorante di odori. Non li sapevo distinguere come distinguo il blu dal celeste, la luce dal buio, una scala minore da una maggiore. Una mancanza imperdonabile! D’altronde come si esce dall’ignoranza? A scuola ti insegnano il colore, la scrittura, la musica, l’arte di dipingere o di capire il mondo. Ma maestri annusatori? Mai sentiti. Che mancanza per la società!

Il mio sguardo si posò man mano su tutti gli altri nello scompartimento e mi fecero una gran pena. Sicuramente erano nella mia stessa condizione, e non se ne rendevano neanche conto. O forse no. Forse addirittura uno di loro era proprio un maestro annusatore… sì, con quelle facce!!

« Qualcuno sa cos’è il… cinnamomo? »

La bocca aveva preso l’iniziativa senza consultarmi! Oppure forse era un comando da qualche lato oscuro del cervello, stanco di arrovellarsi su cose così inutili, impaziente di smettere di pensare e di riprendere a tuffarsi nel libro. Comunque sia, la domanda aleggiò sospesa nel ritmo del treno e per qualche istante sguardi perplessi gelarono l’aria (che già di per sé aveva qualcosa di agghiacciante). Ci fu chi si scusò di non saperlo, chi tacendo mi induceva a pensare di essere un po’ matto (deludendo non poco quel lato oscuro del cervello ormai stanco di prendere in considerazione qualsiasi cosa…), ma alla fine la soddisfazione prevalse: non ero l’unico ignorante, almeno lì. Lo scompartimento si faceva già più accogliente.

Ancora un’ora e sarei arrivato. Gli odori ormai erano l’unica cosa nella mia mente. Decisi quindi di diventare cosciente di tutti quelli che mi circondavano. L’odore di sudore mischiato al classico odore di fondo del treno… è un po’ come il rumore del neon associato al classico rumore di fondo del treno. Sorrisi pensando a questa breve associazione e mi meravigliai anche che odore, rumore, colore e sapore rimassero. Una coincidenza? E poi sorrisi ancora di più, felice di riuscire ancora a meravigliarmi di cose così semplici.

Il mio sorriso disturbò il vicino che dormiva e che sbuffando si voltò di scatto. Una repellente brezza di sudore mi invase. Un disgusto totale. Fui costretto a uscire sul corridoio, per recuperare il senso che proprio adesso mi stava incuriosendo tanto.

Gettandomi fuori dallo scompartimento come se stessi scappando da un incendio, inciampai in un piede che sembrava essere stato posizionato ore prima, apposta, proprio lì, solo per farmi cadere e per giunta quasi per farmi schiacciare una povera ragazza che fumava nel corridoio. Già mi preparavo alla classica sequela di lamentele o di sguardi accusatori, invece lei sorrise. E il suo sorriso era accompagnato da un’espressione calma, serena, di una tranquillità mai vista in un treno. Rimasto in bilico sopra di lei, tenuto in equilibrio solo dalla guancia premuta contro il vetro e le mani ancora ancorate alla porta dello scompartimento, mi ricomposi dalla mia stupida posa, e ricambiai il sorriso. Ancora non c’eravamo detti nulla. Eppure sembrava mi fosse entrata nel pensiero, portando serenità in una mente sconquassata da pensieri più o meno assurdi.

Due sorrisi sono il miglior inizio di un discorso e questo discorso durò fino a destinazione. Quando tirai fuori la questione del cinnamomo e del sudore, mi ascoltò senza interrompermi nell’assurda valanga di considerazioni. Poi parlò dolcemente, senza dare risposte, senza dirmi cosa fosse questo dannato cinnamomo, ma capii subito che mi aveva capito, e che non ero l’unico ad aver pensato che l’olfatto era così importante. La discussione fece trascorrere velocemente l’ultima ora, come un infinito istante, una singolarità nel tempo; eravamo talmente immersi l’uno nell’altra, che volemmo continuare a parlare. Scendemmo dal treno e nella valanga di valigie, carrelli cigolanti e viaggiatori sonnolenti decidemmo che dovevamo rivederci prima o poi. Mi disse che era una discreta cuoca, e mi invitò a cena a casa sua l’indomani.

Trascurando completamente il cinnamomo, passai tutto i
l giorno seguente sonnecchiando in pensieri beati, quasi una deviazione onirica di una giornata banale, resa speciale da quell’atmosfera surreale che hanno i momenti che trascorrono nell’attesa di qualcosa di bello. Alla fine quell’attimo giunse proprio come alla fine di un sogno, come la delicata esplosione di una bolla di sapone.
Si rivelò un’ottima cuoca, soprattutto insuperabile nello scongelare patate facendole bruciare quel tanto che basta… anzi quel tanto che ci servì per avere il tempo di esaudire quel forte desiderio di sfiorarci che ci bruciava dentro più di quanto poteva bruciare qualsiasi patata.

Trascorremmo il resto della serata rincorrendoci, approfittando proprio di quel desiderio di toccarsi per stuzzicarci e rendere i nostri giochi ancora più gustosi. Alla fine ci ritrovammo entrambi sudati a più non posso, ad ansimare uno sdraiato sul divano e l’altra accovacciata su una sedia. Avevamo un enorme buco nello stomaco, ma ci sentivamo sazi dentro.

In quella strana atmosfera di spontaneità, condita da un odore acre di bruciato e di vissuto, trovai anche una piccola risposta: è difficile descrivere gli odori, non si può che spiegarli con gli stessi odori. E l’odore del sudore può essere anche come l’odore del cinnamomo, e l’odore del cinnamomo può essere anche come qualsiasi altro odore.

Il racconto è finito, se siete curiosi di sapere poi cosa sia questo benedetto cinnamomo… io non l’ho ancora scoperto, forse si mangia, forse è un albero, forse è un’essenza esotica, forse cammina, forse sa pure far di conto.. Cercatelo in un vocabolario, io non ho intenzione di scoprirlo. Il libro l’ho letto tutto e questo minuscolo particolare non mi ha guastato il resto. Ormai per me ha assunto una connotazione mitica e a dire il vero ha un nome quasi esotico e incute anche un po’ di rispetto. Cin-na-mo-mo.

di Mauro Pasquinelli