I Modena City Ramblers al Palastampa

Aprile 2, 2002 in Spettacoli da Gino Steiner Strippoli

30174(1)Una “Radio Rebelde” che è voce di una realtà che appartiene al grande Che Chevara ai tempi della lotta nella Sierra Maestra. Portata in giro per l’Italia, urlata, sussurrata, strillata, mormorata…

Arrivano a Torino il 4 aprile al Palastampa, organizzazione Metropolis, per proporre ai tantissimi fans questa nuova perla discografica.

Dicevamo una voce, certo, quella dei Modena City Ramblers, che si sono “impossessati” di quelle atmosfere rendendole originali, creando sonorità ricche di Sandinismo-Clash con molti richiami ai Mano Negra di “Casa Babylon”.

Gli unici che potevano resuscitare la Radio del “Che” rendendogli l’anima potevano esser solo gli M.C.R. ovvero Francesco Monetti, Franco D’Aniello, Massimo Ghiacci, Roberto Zeno, Stefano “Cisco” Bellotti, Arcangelo “Kaba” Cavazzuti, Massimo Giuntini. Adesso “Radio Rebelde” (Mercury Black Out) è diventato il loro ultimo album, un disco eccellente sotto tutti i profili.

Testi “veri” cantati con sentimento. Rieccheggiano i nomi di Rigoberta Menchu, Nelson Mandela, Gino Strada nella bellissima “Ghetto”, brano che è un po’ il portavoce di questo album, una voce legata alla solidarietà, a prendere in considerazione il volto del Terzo Mondo circondato da fame, dolore e guerre.

Che dire della dolcissima “Maisha”, nome di una ragazza conosciuta in Sudafrica dai Ramblers e il cui nome vuol dire, in lingua swahili, vita. Il brano che prende proprio il nome della ragazza racconta la fragilità e la leggerezza di questa fanciulla. Le sonorità sono leggerissime e si avvalgono anche di cori zulù registrati durante una festa nella regione delle “mille colline”, nel cuore del territorio zulù. Che dire ancora di “Carrettera Austral” che descrive in pieno lo stato d’animo di chi attraversa il Cile, una strada voluta dal regime di Pinochet per il controllo della frontiera con l’Argentina: “ la strada militare è un fiume di veleno che porta voci lontane dalla frontiera, da nord a Punta Arenas rincorro i miei pensieri la Storia non si è fermata sulla Carretera”.

Questo disco è un capolavoro, più si ascolta e più si sente entrare dentro la propria anima la voglia di ribellione alle ingiustizie. L’insieme tra testi e sonorità è la giusta miscela per farne pietra miliare giovanile per gli anni 2000, ogni brano può essere un vero inno, il ritmo è un evoluzione della miglior patchanka celtica dove trovano ramificazioni il dub, il punk, il reggae, i ritmi africani e latini all’interno della matrice folk popolare della band.

Altri testi forti e “pieni” sono “Primo Potere” dove si canta la prepotenza del G8, col il “dio economia”, nei confronti dei paesi più poveri. Un movimento quasi Dub, ballabile, che porta questa voce: “ è sempre stato cosi’ non ci sono bandiere da una parte la gente dall’altra il potere”, e “La legge giusta” rabbiosa canzone che è il simbolo di “Radio Rebelde” che richiama i gravi fatti di Genova. I Ramblers avrebbero voluto suonare la sera dell’omicidio di Carlo Giuliani ma i disordini ne impedirono lo svolgimento.

Un pezzo che è un autentica denuncia contro le leggi promosse dal Governo in modo autoritario ed in più punta il dito contro l’informazione visto che le prime immagini sull’omicidio di Giuliani erano quelle di un poliziotto che accusava un contestatore di averlo ucciso. In questi 13 brani c’è solo l’imbarazzo della scelta, si intergrano l’un con l’altro alla perfezione rendendolo omogeneo, non c’è una nota stonata. Canti di speranza anche nel dialetto di “Mamagranda”- bacia il forestiero, portagli fortuna, un forestiero che si sposta dalla sua terra per fame e guerra.

Danza balcana sfrenata, una danza di pace quella di “Newroz”, il canto del popolo Curdo per il Capodanno, un testo scritto da Dino Frisullo, presidente di Azad, associazione che da visibilità e voce ai Curdi in tutto il mondo; qui presenti i fiati del bravo Daniele Sepe. E poi voce all’impegno di Emergency in “Terra del fuoco”: – brucia la terra e la memoria si confonde il senso della realtà esilio per i Kurdi, bombe sopra gli afgani, fuoco in nord Irlanda ….terra del fuoco- la terra brucia! Non dimentico uno dei momenti più poetici dell’album grazie al testo donato da Luis Sepulveda ai Ramblers, ma qui ogni commento è sprecato. E’ un disco cui è facile innamorarsi al primo ascolto. Superconsigliato a chi crede in qualcosa di più profondo rispetto all’economia madre di tutte le guerre.

Modena City Rambler

4 aprile 2002

Palastampa

Posto unico 12 euro

di Gino Steiner Strippoli