Frutti in cornice

Giugno 15, 2003 in Libri da Gustare da Stefano Mola

Elma Schena e Adriano Ravera, “Frutti in cornice”, Edizioni “Al Pozzo”

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I supermercati decontestualizzano. È innegabile. Sembra che le cose siano nate negli scaffali. Dov’è la differenza tra un contenitore trasparente in cui dimorano caramelle rosse a forma di lampone, e una confezione anch’essa di plastica in cui deperiscono dei lamponi veri? Questi ultimi, poi, prendono facilmente la muffa e quindi è bene rigirare la scatola con accuratezza, cercando anche di provocare dei leggeri scuotimenti. Talora infatti il lampone muffato si nasconde in mezzo a tutti gli altri, come una specie di ape regina malvagia. Fatti tutti questi ragionamenti, si può concludere che le caramelle a forma di lampone sono più sicure. Come negare poi che i supermercati provochino anche uno smarrimento temporale? Se io volessi basare il mio sentimento di estate alle porte sulle fragole, non rischierei di fare il cambio degli armadi a gennaio?

Sono anche vere delle altre cose. Per esempio, stimolano un sentimento di fratellanza universale. Pesche israeliane accatastate in pace a fianco di datteri tunisini. Zafferano dell’Iran vicino noci della California (se ho creato dei mostri geografici, chiedo venia). È anche vero che i supermercati sono molto comodi per chi si aggira ad ore improbabili o in giorni improbabili alla ricerca di qualcosa da mangiare. E poi, ormai, ci si trovano anche i libri. Mai essere troppo integralisti dunque.

Però. Però a volte è bene fare ordine. Ricontenstualizzare. Riportare le cose nella loro cornice. Soprattutto quelle cose del mondo che non sono soltanto meri oggetti producibili allo stesso modo in ogni parte del mondo. Una pastiglia di detersivo per lavastoviglie è la stessa qui come forse in Uzbekistan. Un grappolo di barbera no. Lo dimostra per esempio il vino che se può fare. Basta spostarsi di poche colline, perché sia abbia indubitabilmente ancora barbera, ma altrettanto indubitabilmente qualcosa di diverso.

È per questo che diamo il benvenuto a questo libro, che riporta appunto i frutti nella loro cornice. Una cornice fatta di memoria familiare e collettiva, di stagioni, di riti e di feste, di ricette, di profumi e sapori diversi, a volte più asprigni e selvatici. Per ogni frutto qui viene presentato un delicato bozzetto che sciorina origine, legame con il territorio, curiosità, aneddoti, utilizzi tra i fornelli. E se bozzetto è una parola che si adatta non solo all’arte dello scrivere ma anche a quella del dipingere, ne troviamo anche i disegni. Per maggiore poeticità, per dare un ulteriore senso di straniamento rispetto ai banchi del supermercato da quello che potrebbe generare una fotografia. Un disegno è sempre una reinterpretazione mediante un punto di vista, e ci spinge magari verso la nostra memoria, piuttosto che a uno sbadato riconoscimento.

Ci si può chiedere a questo punto se, essendo libro, possiamo incontrarlo in un supermercato. Assolutamente no. Qui abbiamo un oggetto d’arte. Realizzato su carta speciale fabbricata dalla cartiera Sicari. Caratteri a piombo Garamond su vecchie macchine Heidelberg presso la calcografia “Al Pozzo” di Antonio Liboà in Dogliani Castello. Soltanto a sentire queste frasi un bibliofilo sviene. Tiratura limitata e numerata. Ogni copia ornata con due incisioni originali, tirate su torchi a stella, e ventidue disegni di Teresita Terreno impressi da zinco. Rilegatura in cartonato con cofanetto eseguiti a mano. Ma dopo aver citato gli artigiani del disegno e della stampa, è doveroso nominare chi ha scritto i testi, ovvero Elma Schena e Adriano Ravera, esperti di gastronomia. Con Teresita Terreno e Antonio Liboà hanno una solida comunanza di lavoro, che ha prodotto altre opere tra cui Le stagioni dell’uva e del vino pubblicato nel 2000 con i tipi di Fogola di Torino.

di Stefano Mola