E ancora acqua | Sudate Carte Racconti I edizione

Gennaio 31, 2003 in Sudate Carte da Redazione

…E ancora acqua…terzo giorno di pioggia proprio in sti tre giorni di ferie che mi son preso. Erika continua a lamentarsi con me come se fossi io a mandarla giù, e il suo stupido cane è la terza volta che piscia nella tenda.
Dopo l’ennesima lite ho preso e mene sono andato via da solo, sotto la pioggia, con la Graziella scassata a respirare un po di sana solitudine.
Vado e vado con sta bicicletta in contro al sole del tramonto. Finchè mi si piazza davanti una squinzia di quelle che sembrano credersi il centro del mondo, vestita tipo da Cleopatra: con in testa una retina scintillante piena di medagliette penzolanti, che agita il popò e coi polpacci tesi naviga sui pattini, maglietta annodata in vita e pantaloncini blu cobalto stretti stretti e umidicci per la pioggia mescolata al sudore salato. Sento di sfuggita il suo profumo, con occhi audaci mi osserva mentre la scarto.
Le odio e le amo ste donnette viziate, anche se non voglio riescono sempre a installarmisi un poco nel cuore o giù di lì…Aspetta, aspetta, senti che mi chiama:”Ehi, t’è caduto il marsupio”, e in effetti sento che il marsupio mi manca.
Mi fermo e la guardo che arriva sempre più seria e convinta porgendo l’oggetto, ed è proprio bella. La ringrazio e la invito stasera per una birra, alla faccia dell’altra cretina, lei accetta.
Torno in tenda bello bello ed Erika non c’è, sento solo l’odore suo con quello del cane e della plastica nell’aria avariata della tenda, mi sa che ha avuto la bell’idea di cercarsi un intrattenitore serale estivo come ho fatto io. Che sia. Nel frattempo ha smesso di piovere.
Mi faccio bello e mi mangio un tonno, poi esco anche se mancano ancora due ore all’appuntamento.
C’è un piacevole odore di ozono. Mi faccio a piedi fino a dove finisce il paesetto e torno indietro osservando tutte le facce dei passanti e degli automobilisti che incrocio. La vedo la squinzia già là davanti al baretto stabilito per l’incontro che parla a un’amico con la sigaretta fra il medio e l’anulare ingioiellati. Mi avvicino e lei finisce una lunga frase prima di salutarmi, saluta l’altro e poi entriamo.
Parliamo del più e del meno, in principio sono io che conduco la ciarla, poi pian piano l’effetto dell’alcool fa capolino e lei incomincia a perdere l’interesse per le sue unghie e ne acquista per un discorso floscio di politica che stiam portando avanti. Di punto in bianco s’arresta e mi fa:” andiamo in spiaggia”.Ci andiamo.
Dal piccolo zaino che reca con sè tira fuori due coperte e senza complimenti ne piazza una sulla sabbia. Hai capito questa?, aveva già preparato tutto l’occorrente…pazzesco! Comunque, incomincia a spogliarsi e io faccio lo stesso. Tipica scena di avventura estiva: il chiaro di luna le forma due mezze lune chiare sui seni, incomincio ad accarezzarla, lei è molto focosa.
Dopo una mezz’oretta abbiamo finito (tra l’altro il preservativo l’ha tirato fuori lei), ritorna a grondare una pioggia pesante e calda e nell’inerzia pacifica del post-amore mi rendo conto della scena emblematica che noi due componiamo: sono raggomitolato su di un fianco con la nuca sul seno di lei che ha le braccia incrociate sotto la testa e provo piacere nell’odore pungente, dolciastro della sua ascella.
Quell’odore è il ricordo più intenso che ho di st’estate: l’emanazione acre del sudore di una donnetta sovrana che neanche conosco, una delle tante regine che a me hanno rubato il cuore più di quanto l’abbia rubato io a loro. Io, ometto bramasesso in un moderno regno dell’amore dominato dalle mille donne che saranno il puzzle di odori e sensazioni nei miei ricordi.

di Alessandro Pepe