Don Giovanni al Teatro Regio

Febbraio 18, 2013 in Net Journal, Primo Piano, Spettacoli da Marcella Trapani

Don Giovanni, leggendario capolavoro di Wolfgang Amadeus Mozart, è tornato al
Teatro Regio dopo otto anni, dal 15 al 24 febbraio, per la regia di Michele Placido che con
questo titolo, proprio al Regio nel 2005, ha esordito nella regia lirica.
Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio è salito per la prima volta il grande
direttore inglese Christopher Hogwood: il BBC Music Magazine ha considerato il suo
nome «sinonimo di eccellenza esecutiva e comprovata erudizione»; le sue esecuzioni
sono caratterizzate da rigore e padronanza assoluta dei contenuti e il suo lavoro
interpretativo delle composizioni è una costante ricerca filologica.
In scena un cast di raffinati interpreti mozartiani come Carlos Álvarez, Eva Mei,
Carmela Remigio, Tomislav Mužek, Carlo Lepore e Rocío Ignacio.

Il Don Giovanni, dramma giocoso in due atti su libretto di L. Da Ponte, fu
rappresentato la prima volta al Teatro Reale di Praga il 29 ottobre 1787. Con quest’opera
Mozart ha compiuto un dramma scenico dalla perfetta realizzazione musicale, dovuta alla
stupenda efficacia del discorso orchestrale, nel quale le voci si immergono e trovano il
loro completamento. Inoltre, la perfetta coincidenza tra le singole scene drammatiche e la
forma musicale delle arie e degli assiemi conferisce all’opera la sua meravigliosa struttura.
Si ha così una totale subordinazione della parola alla musica.
La contaminazione di

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comico e di tragico che rende unico il Don Giovanni, anche
se riportabile punto per punto a riconoscibili antecedenti linguistici, non ha in verità né
passato né futuro: solamente è.
Dopo il grande successo praghese l’opera venne rappresentata, nel mese di maggio
dell’anno successivo, a Vienna. La prima città veniva, per certi versi, vista come un luogo
di prova della versione definitiva che poi si sarebbe eseguita nel Burgtheater viennese.
Per l’occasione l’autore eseguì non pochi tagli e rilevanti modifiche: il principale taglio
riguardò il finale del secondo atto, dove venne eliminata la scena 20, in cui si ritrovano tutti
i personaggi a commentare la fine di Don Giovanni, con il concertato finale in re maggiore
che contiene la morale conclusiva:

«Questo è il fin di chi fa mal:
E de’ perfidi la morte
Alla vita è sempre ugual.»

Nella versione viennese l’opera si conclude con la scena 19, e cioè la contesa di
Don Giovanni col Commendatore e la sua discesa all’inferno in mezzo al coro (soli

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bassi) delle anime dannate. Secondo alcuni, il taglio della “scena ultima” sarebbe avvenuto già a
Praga; secondo altri, non sarebbe avvenuto mai, né a Praga, né a Vienna.

La disputa tra i sostenitori della partitura praghese e quelli della partitura viennese
nacque quasi immediatamente. Anche in tempi moderni si ritrovano entrambe le scelte.
Dal punto di vista filologico, la disputa è stata però definitivamente risolta dai membri della
Neue Mozart-Ausgabe (istituzione che lavora alla revisione critica dell’opera mozartiana), a
favore della versione praghese: dal punto di vista storico, infatti, nel 1700 un dramma era
sempre conclusa da una scena d’assieme che conteneva la morale della storia. La scelta
più spesso usata dai direttori d’orchestra è quella praghese (come nella nostra edizione
torinese) ma è possibile anche ascoltare quella viennese. Per quanto il Don Giovanni nella
versione di Praga avesse riportato un grandissimo successo, in quella viennese non fu
molto apprezzato dal pubblico, non per la musica, ma per la trama dove un nobile, ossia
Don Giovanni, muore; ciò conferiva all’opera una natura fortemente eversiva contro la
nobiltà e, in ultima analisi, contro l’ imperatore austriaco, tanto che Mozart e Da Ponte non
conseguirono a Vienna un successo pari a quello ottenuto a Praga.

Questo materiale musicale così ricco diventa nelle mani di Hogwood un dramma in
cui, secondo le sue stesse parole, “c’è sicuramente la paura della morte, ma anche tutta la
gioia di vivere di Mozart. Il fascino di Don Giovanni è proprio nella sua dissolutezza e, per
questa, verrà punito!”
Il maestro inglese è stato particolarmente attento a differenziare i caratteri dei
personaggi e, all’interno degli stessi, le varie sfumature delle arie. Uno stesso personaggio
infatti presenta sfumature complesse a seconda delle situazioni e della arie diverse.
La vocalità svolge in quest’opera un ruolo centrale, stili diversi sono abbinati a
personaggi di differente status sociale: Don Giovanni ne è la sintesi perfetta, nobile con i
personaggi “nobili” e capace di registri patetici e buffi con quelli “plebei”.
In questo allestimento è interpretato dal baritono andaluso Carlos Álvarez che ha
eseguito spesso questa parte e riesce a coglierne tutte le ambiguità e le sfumature, ora
affascinante e seduttivo, ora rude e fedifrago.
Nel ruolo della “nobile” Donna Anna troviamo il soprano Eva Mei, che torna al Regio
dopo la splendida interpretazione nel 2010 di Elettra nell’Idomeneo diretto da Tomáš
Netopil. La Mei ha già interpretato molte delle opere mozartiane, tra cui anche una
registrazione della stessa opera per la EMI con l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Zurigo
nel 2007, direttore Franz-Weiser-Möst. La sua è stata un’interpretazione impeccabile che
ha reso molto bene la natura “nobile” del personaggio.
Donna Elvira ha avuto la splendida voce e l’elegante e intelligente interpretazione di
Carmela Remigio, applaudita l’anno scorso nel Così fan tutte diretto da Christopher Franklin.
Il suo belcanto ha conferito all’animo di Donna Elvira quelle note tragiche ma anche a volte
eccessive, in bilico tra lucidità e follia che sono tipiche della donna ancora innamorata e
delusa dal libertino.

Meno efficace ci è parso il tenore di origini croate Tomislav Mužek nei panni di Don
Ottavio, il promesso sposo di Donna Anna, dal timbro forse troppo flebile ed evanescente
rispetto agli altri interpreti.
Il basso Carlo Lepore, che ha prestato la sua voce al celebre Leporello, servo di Don
Giovanni, si è distinto per esuberanza scenica e complessità interpretativa nel rendere il
rapporto di ammirazione-odio nei confronti del suo padrone, che pure tante volte lo mette
nei pasticci senza alcuno scrupolo.
Altri personaggi plebei del dramma sono Zerlina, il soprano sivigliano Rocío Ignacio, e
Masetto, il suo promesso sposo, Federico Longhi, entrambi perfettamente nelle loro parti,
spiritose e un po’ patetiche allo stesso tempo.
Infine il nobile e virtuoso per eccellenza, colui a cui Don Giovanni dovrà la sua fine, il
Commendatore, ha la voce del basso José Antonio García.
La regia di Michele Placido ha insistito, giustamente ci pare, sulla tipicità
mediterranea dell’ambientazione (fichi d’india, statue di ville decadenti che ricordano
quelle di Bagherìa, in particolare la Villa Palagonia) e sulla sensualità del personaggio Don
Giovanni (si veda la scena del ballo) ma anche di altre situazioni e personaggi (approcci
di Leporello con Donna Elvira che lo scambia per Don Giovanni, seduzione di Zerlina nei
confronti di Masetto per farsi perdonare dal fidanzato).

Nel corso delle nove recite si alterneranno nei ruoli dei protagonisti: Markus Werba
(Don Giovanni), Maria Grazia Schiavo (Donna Anna), Daniela Schillaci (Donna Elvira),
Francesco Marsiglia (Don Ottavio), Mirco Palazzi (Leporello) e Rosa Feola (Zerlina). Carlo
Caputo è il Maestro al fortepiano.
Don Giovanni sarà registrato e trasmesso da Rai-Radio3 in data ancora da definire.

Biglietteria:
Teatro Regio
Piazza Castello 215
Tel. 011-8815557
[email protected]
www.teatroregio.torino.it