Davide Van De Sfroos a Colonia Sonora

Giugno 16, 2005 in Spettacoli da Claris

Davide Van De SfroosDopo il reggae divertente e folle di ieri, questa sera la Certosa di Collegno sarà teatro di una musica totalmente differente, molto più nostra. Diremmo una poesia in musica quella di Davide Van De Sfroos, il protagonista della performance.

In primo piano ci sarà Akuaduulza, il nuovo album di Davide, pubblicato a due anni di distanza da Laiv (doppio live che “andava proposto per ringraziare un elemento importante della nostra musica: il pubblico”) e a quattro da “…E semm partii”, l’album con il quale si è imposto al pubblico e alla critica come una delle realtà cantautorali italiane più interessanti.

Akuaduulza: storie, leggende, fantasie e tradizioni di chi vive sulle sponde del Lario, dove il tempo è scandito dall’onda d’acqua dolce mossa da venti come “Breva e Tivan” (che danno il titolo all’album con il quale Davide è stato premiato dal Club Tenco nel 1999), si compone di quattordici brani, per la maggior parte pensati, scritti e cantati in lagheè: una lingua più che un dialetto, che Davide trasforma in poesia rendendolo musicale, come un’onda dolce e melodica.

Donne stregate e fatali come “Madame Falena”, festa e dannazione blues per “Il Paradiso dello Scorpione”, personaggi alla Bela Lugosi, che si muovono da grotteschi e improbabili padroni del paese (“El Baron”) e uomini che, uniti nella preghiera alla Madonna, consci di aver vissuto e sofferto, continuano a invocare la sua grazia e il suo appoggio (“Caramadona”). C’è spazio anche per una filastrocca per bambini che rievoca “El fantasma del ziu Gaetan” (tra l’altro suonata con strumenti giocattolo e oggetti di uso comune) e per descrivere, attraverso i punti cardinali, la terra di Davide, “La preghiera delle Quattro foglie”, che, a voler essere precisi, andrebbe recitata volgendosi verso un punto cardinale per ogni foglia: l’ulivo per l’ovest, la betulla per l’est, il platano per il sud, la quercia per il nord.

Due sono i brani con riferimenti autobiografici. Il “Corvo” animale che giunge a cose fatte, senza colpe, a cui non si può imputare alcuna responsabilità (“un po’ come i cantastorie, che possono solo descrivere, non hanno colpe per l’accaduto”), e “Rosanera”, che rivendica la libertà, per chi fa musica, di suonare davanti a chi vuol sentire, con la sola eccezione di chi “spara ad una chitarra”.

Tutte le storie raccontate hanno un elemento che le accomuna: la riva del lago, bagnata da quell’acqua dolce che dà il titolo all’album: “Akuaduulza” (“…suta el ventru de ogni barca e sura la cràpa de ogni sàss, sura el rusàri de ogni memoria…ma sura de te resterà neanca pàss..”).

In “Nona Lucia”, dedicata a un altro personaggio stregato, viene citato un luogo antichissimo, il Praa de la Tàca, dove un tempo streghe e stregoni si radunavano per celebrare chissà quali riti magici. Maghi e stregoni tornano anche nella canzone “Il Libro del Mago”; il rapporto con la natura del Lago è confermata in “Shymmtakula”, preghiera attraverso la quale le ombre che di notte affollano le rive diventano compagnia per chi è costretto a costeggiarlo, solo nella notte; mentre “Il Prigioniero e la Tramontana” narra di chi è condannato alla prigione, e sente nel vento che soffia tra le sbarre, l’unico elemento di libertà che lo conforta e lo mantiene vivo. “In cantina da me”: ecco dove, spiega Davide, è stato immaginato e poi registrato Akuaduulza.

Nel disco e sul palco, Davide è accompagnato dall’amico Alessandro Gioia (batteria, percussioni, pianoforte, basso), dal “maestro” Angapiemage “Anga” Galiano Persico (violino, bouzouki e cori), da molto tempo direttore della banda di Davide, hanno suonato e cantato Marco “Python” Fecchio (chitarre elettriche ed acustiche), Simone Spreafico (chitarra classica), Alessio Lorenzi (chitarra elettrica), Gianni Sabbioni (basso acutstico ed elettrico), Alessandro “Pocahontas” Parilli (contrabbasso e basso elettrico), Saro Calandi (fisarmonica), Alessandro Chiamenti (percussioni di vario tipo ed etnia), Giorgio Peggiani (armonica), Alberto Gioia (organo Hammond ), Andrea Cusmano (oboe popolare, gralla), Caterina Magni (voce).

Nato a Monza (11.05.1965), Davide è cresciuto sul Lago, a Mezzegra, e fin da piccolo è stato un acuto osservatore della realtà che lo circondava. Il Lario è un posto strano, un posto bellissimo, cantato da poeti e scrittori, un posto con le sue tradizioni secolari, la sua atmosfera quasi fiabesca, ma è anche un posto irrimediabilmente stretto per chi guarda ad orizzonti più ampi. Stretto tra le montagne, con quell’unica strada (la Statale Regina cantata in molte canzoni) che ne disegna i confini unendo i paesi rivieraschi, stretto per chi abbia sete di novità, stretto, insomma, per un mondo che si globalizza (termine non necessariamente negativo) e abbatte sempre più velocemente ogni tipo di confine.

In fondo, sul lago, si sublima l’eterna differenza che esiste tra la realtà metropolitana e la campagna, senza che una sia necessariamente migliore dell’altra. Semmai diverse, ma complementari.

Davide, con la sua poetica scanzonata, ha cercato di individuare non già i punti di divisione (come potrebbe apparire ad un osservatore superficiale), bensì i punti di collegamento tra queste due realtà.

In carriera i passi fondamentali sono stati, finora: l’uscita del cd “Manicomi” (1995) con la consacrazione a livello provinciale, la pausa di riflessione dal gruppo, nel ’97 il libro di poesie “Perdonato dalle lucertole”, il ritorno sulle scene musicali nel 1998 col cd Breva e Tivan, un’opera matura e qualitativamente elevata alla quale si accompagna una tournèe estiva che fa segnare quasi sempre il tutto esaurito. Nel ’99, il Premio Tenco, in qualità di “miglior autore emergente”. Quasi contemporaneamente viene pubblicato il mini-cd, “Per una poma”, una miniopera in tre canzoni, in cui vengono affrontati in tono scanzonato altrettanti temi biblici, la vicenda di Adamo ed Eva, quella di Caino e Abele e il Diluvio Universale.

Nel 2000 viene riportato alla luce un progetto da tempo dimenticato nei cassetti, il “Capitan Slaff”: una lunga favola ambientata in un tempo mitico sul lago. Davide recita appassionatamente in dialetto (per un’ora buona) il monologo.

Nell’ottobre del 2001 pubblica un Cd, dal titolo, significativo, “E Semm partì”. L’album entra subito in classifica e registra un successo clamoroso infatti, dopo aver venduto 50.000 copie, nell’ ottobre 2002 riceve la Targa Tenco 2002 come migliore album in dialetto. Nel 2005 l’uscita di Akuaduulza, il nuovo album “…solo chi spara a una chitarra non ha diritto a una canzone…”

Davide Van De Sfroos a Colonia Sonora

giovedì 16 giugno – orario inizio spettacolo: 21.30

Parco della Certosa Reale – Collegno (To)

Orario di apertura biglietteria: 19.00

Informazioni: tel. 011.535.529

Ingresso 5 €

di Claris