Da Renoir a Picasso a Torino

Giugno 17, 2001 in Arte da Claris

24672Palazzo Bricherasio, si sa, è da sempre una fucina di esposizioni straordinarie e l’ultima, dedicata ai grandi movimenti artistici che hanno fatto di Parigi la capitale dell’arte del XX secolo, non fa certo eccezione. Una mostra di assoluto valore, una significativa rassegna della collezione del Petit Palais di Ginevra, creata da Oscar Ghez, attento collezionista svizzero, che rappresenta un originale ed interessante esempio di selezione d’acquisizione di arte figurativa nel nostro secolo. Come tutte le collezioni, anche questa è il frutto di una singolare avventura, quella di un uomo e delle sue scoperte, ma anche delle sue convinzioni, poiché il piacere solitario dell’estetica non può da solo spiegare le motivazioni che hanno sostenuto Oscar Ghez per circa cinquant’anni, nel mettere insieme una collezione di diverse migliaia di opere che ricoprono un periodo ricco e fecondo della storia dell’arte: gli anni dal 1870 al 1950.

Grazie a Ghez, che sognava di condividere con altri sua passione, mostrando con chiarezza la propria collezione, possiamo lustrarci gli occhi di fronte ad una serie di opere spettacolari. Ghez ha voluto elevarsi al ruolo di protagonista attivo del mondo dell’arte, creando questo museo ha donato alla sua collezione, in modo quasi involontario, un’eternità che la consacra come punto di riferimento per gli amanti dell’arte.

Le opere esposte documentano un percorso artistico che va dal ministro 1868 al 1930 e che inizia dagli Impressionisti e dai Neoimpressionisti, per proseguire con i Nabis e i Fauves, i pittori di Montmarte e Montparnasse e i Naifs dell XX secolo, per concludersi con alcune incursioni tra artisti e opere, Picasso per esempio, che giungono fino al 1965. Parigi è risultata essere, ancora una volta, la culla degli artisti europei. La rassegna vuol essere la selezione di una collezione costruita oltre che sui grandi maestri della scuola francese, anche sui “petit maitres” che furono trascurati per lungo tempo, ma la cui valenza artistica viene confermata ogni giorno. I protagonisti della mostra fecero parte di quel grande fermento culturale ed artistico che vide nella capitale francese la nascita di numerosi movimenti storici, ma anche presupposti per il loro superamento.

In mostra, quindi, impressionismo ma non solo. Accanto a tre opere di Renoir si può ammirare una interessante “Riunione di famiglia” di Jean-Federic Bazille, artista che prometteva di diventare uno dei maestri incontestati dell’impressionismo, ma che la sfortuna portò morire a soli 29 anni in guerra; E poi Gustave Caillebotte, oggi più conosciuto dal grande pubblico rispetto al passato e Armand Guillauimin, le cui opere, attualmente ricercatissime, erano ancora negli anni 50 accessibili a qualsiasi collezionista. La rappresentazione di un mondo interiorizzato arriva dalle opere dei Nabis, quel gruppo di pittori che si dichiararono discepoli di Gauguin (da cui il nome, Nabis, che in ebraico significa profeti) i cui punti di riferimento furono la sintesi, la decorazione, la suggestione e il simbolo. Il gruppo della collezione Ghez è condotto da Paul Serusier, il “nabi dalla barba rutilante”, affiancato da Maurice Denis, amico di Gauguin, con cui ha soggiornato a Pont- Aven e da Felix Vallotton, i “nabi ètranger”.

Dei Naifs, che occupano una posizione particolare nel panorama della storia dell’arte del nostro secolo, sono esposte o di André Bouchant, idilliaco e misticheggiante, Ferdinand Desnos, Camille Bombois (una delle poche rappresentanti del “gentil sesso” presenti nell’esposizione), Dominique Lagru, candido nella sua ingenua fantasia.

Di proposito non c’è Serat a rappresentare i neo impressionisti, benché compaia nella collezione Ghez con opere di scarso rilievo, ma Charles Angrand, con un raro lavoro divisionista non meno apprezzabile di quello dei suoi amici più noti. I nomi di maggior rilievo della mostra, Renoir e Picasso esclusi, si trovano nella sezione dedicata ai Fauves, nella quale si possono ammirare opere di Vlamink, violinista e pittore, Derain con piacevoli sculture bronzee e Dufy, compagno di scuola di Braque.

Nomi non di primissimo piano, nonostante il titolo della mostra, ma opere di incomparabile bellezza.

Da Renoir a Picasso. Un secolo d’arte dal Petit Palais di Ginevra

Palazzo Bricherasio, via Lagrange 20 – Torino

Orario: lunedì dalle 14.30 alle 19.30

martedì, mercoledì e domenica dalle 9.30 alle 19.30

giovedì, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 22.30

Informazioni: tel. 011.517.16.60

Oscar Ghez

Nato nel 1905 a Sousse, in Tunisia, Ghez amava dire di aver avuto tre vite: fu industriale, consigliere al Pentagono durante l’ultima guerra e infine mecenate. Il padre era un imprenditore ebreo di Tunisi, la madre una nobildonna fiorentina, figlia del barone Giacomo di Castelnuovo, medico del re Vittorio Emanuele II. Già da piccolo inizia collezionare: insetti, fiammiferi, conchiglie, francobolli…

Oscar Ghez era legato a ciascuno dei suoi acquisti da una curiosità viscerale; ogni opera della sua collezione ha una sua specificità: è l’ultima, la sola di un’epoca, la prima di un solo soggetto. E di queste opere sapeva tutto: luoghi, situazioni, personaggi, con i loro nomi e le loro vicende anche curiose. Nelle sue mani, nel corso degli anni, sono “passate” 18.693 opere d’arte; attualmente la collezione è composto da circa 8.000 lavori, d’accordo raccolti nella Modern Art Foundation; non accessibile per intero, una parte accuratamente scelta ha trovato sede permanente nel Petit Palais di Ginevra, un’elegante villa dei Secondo Impero, costruita nel 1862.

Il museo ha aperto i battenti nel 1968, con il motto “l’arte al servizio della pace”, con il quale Ghez dava un preciso significato alla sua passione: non solo puro piacere personale, ma comunicazione e riconciliazione tra i popoli attraverso il linguaggio universale dell’arte.

di Claris