AK Il Canto dei Catari

Marzo 20, 2006 in Spettacoli da Stefania Martini

Allegri All’alba del 1200 un movimento religioso si diffuse dalle zone centrali dei Balcani e varcò le Alpi, diffondendo, in particolare in Francia, una dottrina dualista nella quale Dio e il Demonio avevano pari dignità e ogni Uomo doveva liberare il suo animo dal potere del male che governava il mondo terreno.

Il messaggio dei Catari era un invito alla liberazione, e ciascuno doveva seguire la parola di Cristo.

La Chiesa, con Papa Alessandro III li condannò come eretici, condanna che venne confermata in seguito da Innocenzo III, che nel 1208 promosse una crociata volta all’annientamento del movimento.

Il 22 luglio del 1209, davanti alle mura di Béziers, il legato pontificio Abate Arnaud Amaury incitò il massacro di 20.000 cittadini, molto dei quali furono bruciati nella chiesa della Madeleine. Ai soldati che gli chiedevano come avrebbero capito la differenza tra i Catari e i buoni cattolici, Arnaud Amaury disse queste famose parole: “Uccideteli tutti, DIO riconoscerà i suoi”.

Ed è in quelle stesse terre, oggi genericamente indicate con il nome di “ex-Jugoslavia”, che nel 1992 iniziò l’ultima delle operazioni di “pulizia etnica” che la storia del secolo scorso è costretta a ricordare.

Cos’hanno in comune l’utopia medievale dei Catari, anarco-evangelica, e il sogno contemporaneo di coesistenza possibile tra etnie, religioni, culture, opposte storie sociali, il cui sanguinoso naufragio l’Europa ha appena sperimentato nell’ex Jugoslavia, sconvolta dagli opposti nazionalismi?

E’ questo l’interrogativo centrale dello spettacolo teatrale multimediale AK, il canto dei Catari, che in scena alla Cavallerizza Reale di Torino dal 25 marzo 2006 nell’ambito delle “Olimpiadi della Cultura”.

Lo spettacolo è un lavoro a doppia lettura: già nel titolo, la dolcezza evocativa di una stagione remota e protetta dalla distanza storica, è incrinata dal richiamo della sigla tecnica dell’AK47, il kalashnikov, fucile d’assalto emblema di una contemporaneità violenta e inguaribile.

Visionario, anomalo, profondamente sperimentale, visivo e, al tempo stesso, teatrale nella scena e cinematografico nel montaggio, lo spettacolo accosta la magistrale interpretazione di Eugenio Allegri, una delle voci più originali e dissacratorie del teatro italiano, allievo di Dario Fo, che compare nei panni contemporanei di un reduce bosniaco, ma si sdoppierà in diversi personaggi medievali, all’impiego di particolari tecnologie di ripresa e proiezione tridimensionale, per la prima volta utilizzate in un contesto teatrale.

Questi strumenti porteranno in scena attori “virtuali” tra cui, Antonella Ruggiero nelle vesti di una testimone di Tolosa che, con la sua straordinaria voce, incrocia le note del nizzardo Corou De Berra; l’istrionica ironia di Cochi Ponzoni (Papa Innocenzo III); l’incisiva e intensa denuncia dello scrittore Maurizio Maggiani ed un sindaco vero, Luis Cabasès, nella parte di un console occitanico.

La direzione artistica è curata dal giovane gruppo creativo torinese, “LIBRE”, che ha ideato questo progetto partendo dalla proposta di recuperare radici storiche, attualizzando idee ed emozioni attraverso nuovi linguaggi.

Infatti, AK, il canto dei Catari dilata su più dimensioni il suo profilo storico locale, intrecciandolo alla storia della religione e della politica di quel periodo, all’origine della formazione europea, realizzando così la missione di “Montagne in scena”, il progetto europeo curato dall’ Associazione MARCOVALDO per la Regione Piemonte, alla base di tutta l’operazione.

AK, il canto dei Catari

Dal 25 al 28 Marzo, ore 21.

Cavallerizza Reale, Torino

Ingresso Gratuito.

Per Informazioni e Prenotazioni:

MARCOVALDO: tel.0171-618260 cell. 340-4962384

di Stefania Martini