Airoldi in ArtWear a Chieri

Giugno 17, 2001 in Arte da Claris

24670(1)In questa primavera, come ogni anno dispari, nell’attesa della prossima biennale d’arte tessile, Chieri non resta ferma al palo, bensì propone, per la serie incontri monografici d’artista, la personale dell’artista svizzera Antonietta Airoldi, “Trame d’autore”, a cura di Silvana Nota.

Generalmente siamo abituati a percepire, valutare ed apprezzare gli abiti in maniera statica, nelle vetrine dei negozi, appoggiati sul letto o addosso a modelle che si muovono lente sulle passerelle, ed è un controsenso, perché i vestiti sono creati per essere indossati, quindi sono oggetti “dinamici”. Ed Antonietta Airoldi ci propone, pur nella staticità di un’esposizione, il massimo della dinamicità dell’arte da indossare, con creazioni leggere e semoventi, con forme e colori che rendono vive le sue creazioni. Chissà, pur ottima la cornice prestigiosa di Palazzo Opesso, ma una tale mostra all’aperto sarebbe ancora più affascinante.

La mostra ben realizza l’obiettivo della diffusione della conoscenza dell’arte tessile, attraverso le opere di un’artista le cui sperimentazioni aprono finestre sui diversi flussi di tendenza della fiber art. Intitolata “Lo spazio e il corpo”, l’esposizione indaga intorno al linguaggio plastico del corpo e alla sua estensione nello spazio:“il sarto veste il corpo, l’artista l’anima” afferma Antonietta Airoldi, che presenta sculture da indossare e grandi pannelli tessili realizzati con materiali di ricerca (fili di ferro, paglia di sigaro, carta, sisal).

Per Chieri, ispirandosi alla storia medievale della città, l’artista svizzera ha realizzato una rassegna che è un’installazione globale, entro la quale addentrarsi per vivere, come nell’abbraccio di un grande environment, tra tessiture e invenzioni, ricerca storica e costruzione spaziale, lirismo e raffinate tecniche sperimentali.

In grado di realizzare le sue installazioni corporee in tutte le fasi del loro sviluppo, Antonietta Airoldi esplora il tema del pellegrino medievale e del suo mantello, che nei lunghi e perigliosi viaggi diviene la sua casa scudo, ambiente nel quale ritirarsi per trovare rifugio fisico e spirituale.

Accompagna la mostra, un catalogo corredato da una sezione didattica “Segnali sul territorio. La cultura corre sui fili”, dedicata al liceo scientifico “Monti” di Chieri, che ha avviato un originale progetto da presentare all’esame di stato nel giugno 2001, intitolato “Nella rete del passato alla ricerca dei fili del presente”. Il lavoro esprime una complessa ricerca multidisciplinare sul tema della tessitura nella musica, letteratura e arti visive.

Il catalogo ne presenta alcune pagine, mirate a tracciare e documentare in sintesi l’ampiezza di questo viaggio, in un mondo evocato da fili che si vestono di poesia, vibrano nell’armonia delle composizioni musicali, disegnano segni calligrafici sui quali sconfinare verso orizzonti di libertà.

Nucleo del catalogo, il testo della curatrice, Silvana Nota, sull’evoluzione storica dell’ArtWear. Leggiamone alcuni passi relativi agli albori. Legata alle avanguardie storiche, su radici rintracciabili un po’ in tutte le epoche (il Sei e Settecento in particolare hanno prodotto originali esempi), la wearable art (arte da indossare) trova la sua iniziale espressione tra surrealismo, futurismo e dadaismo, quando gli artisti, ribellandosi alla tradizione dell’impasto, del pennello e dei classici materiali utilizzati in pittura e scultura, indagano sperimentalmente altri linguaggi, scoprendo il medium tessile… Rivitalizzata dalla contaminazione delle diverse espressioni e influenzata dalla Bauhaus, l’arte, intesa nel suo senso più aperto, incontra tra i suoi percorsi la tessibilità. Espressione ideale per lo sviluppo di opere in costante dialogo tra diverse discipline, l’arte tessile e nello specifico quella da indossare, va così sviluppandosi nel tempo utilizzando una scrittura che conia e fonde, fino a risultati totalmente inediti, moda e poesia, teatro e ricerche tecniche, musica e letteratura, con l’obiettivo di cogliere un’armonia tra numerosi rapporti e riorganizzarli secondo una logica nuova.

Anche i surrealisti tra le due guerre invadono il campo della moda progettando “abiti – opera” incentrati sull’invenzione onirica, simbolo fino agli anni Trenta di atteggiamenti eccentrici, al cui centro sta Salvador Dalì…

Antonietta Airoldi: ARTWEAR – LO SPAZIO E IL CORPO

Periodo: 13 maggio —24 giugno 2001

Luogo:Palazzo Opesso – via San Giorgio, 3 – Chieri

Orario: venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19.

Ingresso libero

Informazioni: tel. 011.942.73.63

di Claris