Accadono di queste cose

Febbraio 12, 2001 in Racconti da Redazione

Quando Augusto riaprì gli occhi erano trascorsi 15 mesi di coma diagnosticato irreversibile: ma così non era.

Le labbra lentamente si socchiudevano nell’intenzione di inumidirsi con un goccio d’acqua dal bicchiere sul comodino, ma le braccia ancora non rispondevano fedelmente agli ordini del cervello. translator directory eminent domain Cervello che aveva ripreso a pensare, e Augusto realizzò quanto fosse importante che qualcuno s’accorgesse che era vivo, che il morto si era risvegliato, Lazzaro del 2000.

“Aho, ma mi volete cagare o no?”

Nel contempo la madre e la fidanzata di Augusto, Annalisa, erano prese dall’ultimo consulto con il medico.

“Allora non è rimasto nulla da fare?”, domandava in lacrime Annalisa, e il medico, professionale e con quanta più sensibilità riusciva ad imprimere alle parole, rispose “Il tempo massimo è scaduto una settimana fa, non ha più alcun senso tenere Augusto attaccato a quella macchina: cercate di farvene una ragione”.

Augusto ascoltava il lugubre dialogo del tutto impotente, impossibilitato in qualsiasi movimento, osservava il dottore avvicinarsi alla macchina e staccarne la spina: ancora 5 secondi di vita, 4 e poi è finita, 3, 2 solo buio, 1…

Annalisa urla “Guardate, è vivo, è vivo. Presto dottore, riattacchi la macchina”.

Eh, l’amore, di cosa non è capace: certo, quindici mesi di assoluta astinenza sono tanti, ed è grazie a questo sacrificio che Augusto ebbe la vita salva. Le lenzuola, giusto all’altezza del basso ventre, si erano alzate a formare una piccola tenda ribelle, che non poteva certo sfuggire alla buona Annalisa, memore dei giorni felici trascorsi con il fidanzato e la piccola tenda ribelle.

di Gianluca Ventura

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