1972 vs 2002: aprile

Maggio 19, 2002 in Medley da Redazione

Cronologia 1972 – 2002: Aprile

  • Politica

  • Cronache

  • Esteri

  • Cultura e scienze

  • Spettacoli

  • Gossip

  • … a volte ritornano

  • Segno dei tempi

    Politica

    Timori e aspettative in attesa delle elezioni del 7 maggio: no a fascisti e comunisti

    “Saragat avverte che “si aprirebbe un oscuro avvenire se l’area dei partiti che credono nella libertà e nella giustizia sociale fosse logorata dalle forze che vogliono la dittatura di sinistra (…)”, “o dalle forze della destra estrema, che vogliono assecondare gli istinti egoistici di minoranze retrive e immature”. (…) La mobilitazione di tutte le forze è un problema politico, che presuppone convinzione in tutti i democratici. E il ministro Piccoli ripete che “vi sono guasti da riparare: la conflittualità permanente nelle aziende, la frantumazione delle leggi elettorali, che rischiano la paralisi delle assemblee regionali, provinciali, comunali, la crisi imponente e densa di pericoli della Magistratura”. (…) “Le rettifiche sono necessarie, o saranno proposte dalle forze democratiche, o sarà l’antidemocrazia, che è in agguato, a decidere.”

    [Giovanni trovati su La Stampa del 30 aprile 1972, p. 1]

    Sciopero generale dopo vent’anni

    “Almeno stavolta il tradizionale balletto delle cifre sulle astensioni dal lavoro e sulla partecipazione alle manifestazioni sindacali lascia il tempo che trova. Lo sciopero generale è riuscito, le manifestazioni anche. L’ Italia si è fermata, esattamente come avevano promesso Cofferati, Pezzotta e Angeletti. (…) a motivare uno scontro di queste proporzioni non ci sono soltanto alcune modeste modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Non è molto credibile che, archiviato questo sciopero, parti sociali e governo possano riprendere a confrontarsi e a dialogare come se nulla fosse avvenuto, perché si è rotto qualcosa di profondo nella coesione sociale del Paese. (…) Il governo (…) ha il dovere di ricordare ciò che troppo spesso ha dimenticato, e cioè che l’ Italia non è l’ Inghilterra della signora Thatcher e che il mondo del lavoro è un interlocutore da rispettare, non un avversario da spiantare. Il sindacato ha tutto il diritto di battersi perché il governo cambi la propria linea, ma ha il dovere di rendere chiaro che non pensa neanche alla lontana a sbarazzarsi con una serie di spallate di un governo liberamente scelto dalla maggioranza degli elettori. Sembra poco, ma forse è tantissimo. Parecchio di più, temiamo, di quanto oggi Berlusconi e Cofferati possano reciprocamente concedersi.”

    [Paolo Franchi sul Corriere della Sera del 17 aprile 2002, p. 1]

    La Resistenza raccontata da Olmi

    “Ieri, per il 25 aprile, la tv ha trasmesso un programma sulla Resistenza. Rievocare la Resistenza, far rivivere figure ed episodi della lotta contro il fascismo è estremamente difficile perché è estremamente facile cadere nella retorica della celebrazione ufficiale. (…) Con Le radici della libertà Corrado Stajano e il regista Ermanno Olmi hanno rischiato grosso, ricostruendo l’assassinio di Don Minzoni ad opera delle squadracce di Balbo, la vile aggressione ad Amendola, il “folle volo” del poeta De Bosis che gettò manifestini su Roma e scomparve in mare, il confino di Camilla Ravera (…). Con tutte le riserve che si possono avere per cose del genere, bisogna dire che la rievocazioni erano fatte con grande decoro e stringatezza.”

    [Su La Stampa del 26 aprile 1972, p. 7]

    Il revisionismo e la Resistenza: no di Ciampi

    “Davvero (…) le interpretazioni eterodosse della storia sono “improponibili” quando si discute di 25 aprile e di liberazione dal regime fascista? Lo storico Giovanni Sabbatucci, liberale per cultura e revisionista per metodo, non ne è affatto convinto. Osserva: “Se il presidente vuole semplicemente affermare che sui valori di fondo, quelli che sono alla base della Repubblica e della democrazia, non si deve discutere, allora ovviamente sono d’accordo con lui. Però non capisco – aggiunge – perché chiami in causa la parola “revisionismo”, tanto più dopo aver affermato che la storia “va arricchita ogni giorno di nuovi approfondimenti” e nuove testimonianze”. E’ un’evidente contraddizione, secondo Sabbatucci: “Se la ricostruzione storica è il risultato di un continuo arricchimento, non si può imporle un limite dicendo: puoi arrivare fin qui, non oltre. Al contrario, se si fa ricerca scientifica è indispensabile poter arrivare sino in fondo, indipendentemente dai valori ultimi cui ci si ispira”.”

    [Dario Fertilio sul Corriere della Sera del 26 aprile 2002, p. 3]

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    Cronache

    Pasqua: oltre diecimila pellegrini a Gerusalemme

    “Oltre diecimila pellegrini cristiani sono affluiti a Gerusalemme per partecipare alle celebrazioni della crocefissione del Venerdì Santo e della resurrezione di Gesù Cristo. (…) Le truppe israeliane hanno mantenuto una costante vigilanza, tenendo le armi pronte all’uso nelle strade percorse dalla processione, sui tetti delle città vecchia e frammischiandosi alle centinaia di turisti che erano saliti sulle terrazze. (…) Oggi, venerdì, è anche giorno festivo settimanale dei musulmani. I richiami alla preghiera lanciati con voce lamentosa dal muezzin dall’alto dei minareti si confondevano stamane con i cori dei pellegrini cristiani (…). Gruppi di ebrei ultra – religiosi, i cosiddetti “ortodossi”, (…) incrociavano spesso i fedeli cristiani e musulmani.”

    [Sul Corriere della Sera del 1 aprile 1972, p. 11]

    One strike and you’re out! Parola di Papa Giovanni

    “(…) i cardinali americani erano divisi su quale processo riservare ai preti pedofili. Oggi ripartono molto più uniti grazie all’ipotesi della “tolleranza zero”. Grazie a Giovanni Paolo II: il Papa ha indicato la linea della fermezza per il programma di lotta alla pedofilia che la Chiesa statunitense dovrà approvare il prossimo giugno a Dallas. “la gente ha bisogno di sapere che non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per quanti potrebbero fare del male ai giovani”, ha detto Wojtyla. È la tolleranza zero. Perché quel “potrebbe” coinvolge anche chi ha commesso una sola volta un atto di pedofilia.”

    [Bruono Bartoloni sul Corriere della Sera del 24 aprile 2002, p. 3]

    Il “FUORI” contesta il I Congresso di sessuologia a Sanremo

    “Nel Casinò medici e psicologi, educatori e sociologi parteciperanno al I Congeresso internazionale di sessuologia. Il prof. Lopez dice che “l’omosessualità è senza dubbio antica quanto il mondo e, nonostante i numerosi studi che le sono stati dedicati, restano ancora in essa delle zone misteriose”. Fuori del Casinò parecchie decine di omosessuali, maschi e femmine, contestano il cong
    resso. Hanno cartelli scritti in diverse lingue che dicono: “Psichiatria = Servo del Capitale” “Repressione sessuale significa repressone sociale” (…). Distribuiscono fogli ciclostilati con la sigla “FUORI”, che significa “Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionrio Italiano”. La gente legge. C’è chi ride e chi no.”

    [Guido Guidi su La Stampa del 6 aprile 1972, p. 10]

    Areo contro il Pirellone: ma non è stato un attentato

    “Il mondo ha temuto ieri un nuovo 11 settembre, una replica in scala minore del dramma delle Torri gemelle di New York. È accaduto quando alle 17.47 un piccolo aereo da turismo si è schiantato contro il grattacielo Pirelli, sede dell’amministrazione regionale lombarda, di fronte alla Stazione Centrale. Tre i morti, tra cui il pilota. Decine di feriti. Le ricostruzioni hanno portato tuttavia il ministro dell’Interno, Claudio Scajola, a escludere che si sia trattato di un atto terroristico: “È stato un incidente”, ha detto.”

    [Sul Corriere della Sera del 19 aprile 2002, p. 1]

    Assassinato in Argentina Oberdan Sallustro, il direttore della Fiat argentina

    “L’assassinio di Sallustro è un crimine che qualcuno può tentare di spiegare, ma che nessuna persona civile può giustificare. Vale, per condannarlo, l’appello lanciato giorni or sono da un sacerdote non del tutto insensibile ai cosiddetti “moventi politici dei guerriglieri” (…). La già scarsa attendibilità dell’ERP (esercito rivoluzionario popolare), che si autodefinisce “braccio armato del partito trotzkista dei lavoratori”, è ora completamente annientata. L’ERP accusava la Fiat di essere una colonna portante della “dittatura dei monopoli”. C’è da chiedersi che cosa direbbero, se la Fiat non esistesse e non nutrisse 15 mila famiglie argentine.”

    [Alfredo Pieroni sul Corriere della Sera dell’11 aprile 1972, p. 1]

    L’assassinio Biagi e il senso di responsabilità

    “Nessuna responsabilità: Marco Biagi è stato lasciato solo di fronte ai brigatisti a causa di “distonie” nel sistema delle protezioni. (…) L’inchiesta del Viminale però si è occupata solo della revoca della scorta. Non ha esaminato l’aspetto forse più inquietante della vicenda: perché il cervello del nostro apparato di sicurezza ha ignorato l’allarme dei servizi segreti sugli obiettivi delle Br? Scajola ha solo precisato di non essere mai stato informato della situazione di Biagi. Ma non può dire di non essere a conoscenza del modo in cui è stata applicata la sua direttiva sul taglio delle scorte in altri casi: per mesi ha difeso la sua linea, rispondendo con una querela alle veementi contestazioni del procuratore generale di Milano Borrelli. Ieri invece il ministro ha preso atto dei limiti del sistema nervoso centrale e presentato una riforma innovativa, destinata a rivoluzionare i meccanismi delle protezioni.”

    [Sul Corriere della Sera del 17 aprile 2002, p. 1]

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    Esteri

    Guerra in Vietnam: Saigon stretta dai nordvietnamiti

    “L’offensiva delle forze armate nordvietnamite e vietcong, giunta ormai alla sua nona giornata, prosegue con immutata violenza. Intanto la controffensiva aerea americana comincia a far sentire il peso della sua potenza. Le notizie provenienti dalle varie zone di operazioni segnalano che in queste ultime ore sono state registrate le seguenti posizioni: a sud della fascia smilitarizzata l’offensiva ha registrato un certo rallentamento, a nord di Saigon invece, l’attacco comunista infuria con particolare violenza. Nella regione del delta del Mekong i comunisti hanno aperto un quarto fronte, con una serie di attacchi contro centri abitati e basi militari. Il fatto saliente di queste ultime ore è la caduta di Loch Ninh, un capoluogo distrettuale 120 chilometri a nord della capitale. Il capoluogo è stato espugnato dalle truppe comuniste, precedute da carri armati.”

    [Sul Corriere della Sera dell’8 aprile 1972, p. 1]

    Venezuela: discesa e nuova ascesa del presidente Chávez

    “Meno di 48 ore: nemmeno il continente più prolifico di colpi di mano aveva mai partorito un ribaltone politico così incredibile. Dall’alba Hugo Chávez è nuovamente al potere in Venezuela, grazie a quella che l’ex colonnello dei parà ha definito una “contro-rivoluzione destinata a entrare nella storia”. Lo ha riportato alla presidenza della Repubblica una combinazione favorevole di eventi: la mobilitazione dei suoi fedelissimi nelle strade, una doppia capriola dell’esercito, gli errori dei suoi avversari, l’insostenibilità internazionale del colpo di mano che lo aveva estromesso. (…) Ieri mattina Caracas si è risvegliata deserta. Sono tornati nei loro ranchos i poveri di Chávez, mentre la gran parte della popolazione, compresa la classe media che aveva occupato le piazze per mandarlo a casa, si domanda che altro ancora attende il Venezuela.”

    [Rocco Cotroneo sul Corriere della Sera del 15 aprile 2002, p. 9]

    Dopo Pechino, Mosca: Kissinger in missione segreta alla corte di Breznev

    “(…) Sulla sostanza dei colloqui Kissinger non ha voluto fornire particolari. (…) ha ammesso soltanto che “è stato dibattuto l’intero arco dei rapporti russo-americani”. (…) Che cosa si può dedurre da questa romanzesca vicenda? Innazitutto Nixon aveva tre motivi precisi per mandare Kissinger da Breznev. Da un lato, egli voleva accertarsi del ruolo sovietico nella escalation del conflitto vietnamita. Di recente, il Presidente ha accusato i sovietici di avere una pesante responsabilità nell’invasione del Sud Vietnam, con le loro forniture militari ad Hanoi. (…) Il secondo motivo del viaggio di Kissinger è che questa settimana il presidente deve prendere una decisione sul conflitto vitnamita. Al primo maggio, resteranno nel Sud Vietnam solo 69 mila soldati americani. Bisogna continuarne il ritiro? (…) Il terzo motivo è che il Presidente voleva essere certo di un esito almeno parzialmebte felice del “vertica di maggio”. (…) Desidera risultati concreti; il principale è la riduzione della armi strategiche, e, in secondo piano, la riduzione equilibrata delle forze in Europa.”

    [Ennio Caretto su La Stampa del 26 aprile 1972, p. 1]

    Il mediatore Powell non riesce a mediare in Israele

    “Nienete di fatto per il segretario di Stato americano Colin Powell, che ha concluso ieri la sua missione di pace in Medio Oriente senza riuscire a strappare a israeliani e palestinesi dopo giorni di colloqui un accordo per la tregua. L’emissario di Bush ha definito “catastrofico” il nuovo incontro con il leader palestinese Yasser Arafat, il quale si è rifiutato di dichiarare il cessate il fuoco finché Israele non attuerà il ritiro totale dai Territori e ha chiesto: “Fino a quando resterò prigioniero?””

    [Sul Corriere della Sera del 18 aprile 2002, p. 1]

    La Francia europeista (ma con riserva) di Pompidou

    “I giornali di Parigi l’hanno subito definito “il referendum del sì, ma”. Con il referendum, il presidente Pompidou aveva chiesto ai francesi se approvassero l’allargamento della Comunità europea da sei a dieci Stati. Nei sui discorsi aveva poi tracciato le grandi linee di una politica europea molto ambiziosa, mirante a realizzare, entro dieci anni, le strutture portanti di una confederazione europea. (…) Di fronte a prospettive così grandiose e a scelte così fondamentali, i risultati del voto sono stati modesti. È vero che, tra i voti validi, i “sì” (68 per cento) hanno largamente dominato sui “no” (32 per cento). Ma le astensioni sono state il 39 per cento degli elettori, le schede bianche o nulle il 7 per cento. (…) Egli può tuttavia consolarsi constatando (a ragione) che l’avere spostato, senza danni, la gran massa del movimento gollista dal nazionalismo all’europeismo, rimane pur sempre una storica impresa (…).”

    [Arrigo Levi su La Stampa del 25 aprile 1972, p. 11]

    Francia, primo turno presidenziali: il successo travolgente dell’antieuropeista Le Pen

    “(…) Mai, dall’avvento della Costituzione gollista, la percentuale degli astenuti aveva toccato il 28,5%. Mai, prima d’ora, l’estrema destra aveva raccolto tanti consensi. E mai, infine, il voto si era altrettanto disperso fra candidati che non hanno mai avuto possibilità di vittoria, ma riflettono gli umori e le delusioni della società francese. (…) In Francia (…) l’euroscetticismo ha scelto, a destra e a sinistra, i partiti ostili all’Europa. Non tutti gli elettori di Jean-Marie Le Pen sono “fascisti” e non tutti gli elettori dell’estrema sinistra sono trozkisti o nazionalisti di sinistra. Li unisce, tuttavia, una forte diffidenza per l’Unione Europea e per la modernizzazione economico-sociale che essa impone alle nostre società. L’“anti Europa” rappresenta oggi in Francia il 30 per cento del corpo elettorale. Nessuno, a Bruxelles e a Francoforte, potrà fingere d’ignorare, d’ora in poi, questo risultato.”

    [Sergio Romano sul Corriere della Sera del 22 aprile 2002, p. 1]

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    Cultura e scienze

    Pubblicato da Mondadori “La donna della domenica”, della celebre coppia F&L

    “È una Torino vera fino alla sfumatura dialettale propria dei diversi ceti o al dettaglio topografico: ogni particolare vi è perfettamente riconoscibile e collima. Non è la Torino evocativa e strumentale dei cineasti (…). È una Torino vista con gli occhi impietosi, anonima e involgarita, frustrata e sterilmente ironica, fra l’esisbizionismo di incolti dirigenti industriali che investono rotonde gratifiche in dipinti falsi e l’ostinazione di vecchi rentiers che difendono con espedienti e finzioni le parvenze di un’agiatezza perduta. (…) Tante altre cose ci sarebbero da dire di questo libro così vivo d’intelligenza e così intriso d’ironia (…). Quanto a me, (…) posso dire di aver letto finalmente un libro divertente. E, alla buonora, non me ne vergogno.”

    [Luigi Firpo su La Stampa del 25 aprile 1972, p. 3]

    Pubblicato da Frassinelli “Lo strappo nell’anima”, di Elena Loewenthal

    ““Sono ebreo semplicemente perché non si può smettere di essere ebrei”, questa frase del filosofo Isaiah Berlin torna spesso in mente nel corso della lettura de Lo strappo nell’anima, il romanzo di Elena Loewenthal che esce in questi giorni da Frassinelli. Al centro vi è infatti la cancellazione di quell’appartenenza, “una chiazza di scolorina” che ha permesso a una famiglia di ebrei italiani di sfuggire alle leggi razziali e poi ai rastrellamenti e alle deportazioni, uno stratagemma di sopravvivenza senza il quale la protagonista di questa vicenda forse non sarebbe venuta al mondo, di certo avrebbe avuto un altro destino. Molta letteratura riecheggia ne Lo strappo nell’anima. (…) Ma soprattutto affiora qui l’importanza di interrogare la propria coscienza anche a distanza di anni, anche se di coscienza innocente si tratta. Perché le domande, anche senza risposta, vanno comunque formulate per non tramandare colpe a chi verrà dopo (…).”

    [Alessandra Orsi su La Stampa del 5 aprile 2002, p. 31]

    “Apollo 16”: una missione da Guinness dei primati

    “Questa notte “Apollo 16” abbandona l’orbita lunare e inizia il viaggio di ritorno sulla Terra, con un bagaglio di record spaziali. Ecco qui un piccolo elenco di successi: i due astronauti scesi sulla Luna hanno trovato rocce che si credono formate da vulcani; (…) record di rocce lunari: 245 libbre di sassi (…); record di durata sulla Luna e record di escursione motorizzata a bordo del “rover”, con 7 ore e 23 minuti; record di velocità sulla Luna con 11 miglia orarie a bordo del “rover” (…); record di altitudine (…). “Apollo 16” è sceso sugli altipiani della zona di Cartesio; la più grossa pietra lunare singola (…) del peso di 18 chilogrammi; visitato il più grande cratere lunare toccato dall’uomo fino ad ora.”

    [Su La Stampa del 25 aprile 1972, p. 13]

    Cuore nuovo grazie alle cellule staminali

    “Oltre 600 milioni di cellule staminali iniettate nel cuore di un uomo di settant’anni con l’obiettivo di curare i danni provocati dall’infarto. L’intervento a torace aperto, il primo del genere in Italia secondo l’autore, il cardio-chirurgo Gino Gerosa, è avvenuto la settimana scorsa a Padova. Ora il paziente è in buone condizioni di salute e sta per essere dimesso dall’ospedale.”

    [Adriana Bazzi sul Corriere della Sera del 18 aprile 2002, p. 18]

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    Spettacoli

    Oscar a DeSica per il miglior film starniero

    “Vittorio de Sica ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero con “Il giardino dei Finzi Contini”. È la quinta volta che il regista italiano lega il suo nome alla prestigiosa statuetta. Gli altri premi più importanti sono andati a Jane Fonda, miglior attrice; Gene Hackman, miglior attore; “Il braccio violento della legge”, miglior film. Un “Oscar” speciale è andato a Charlie Chaplin.”

    [Sul Corriere della Sera del 12 aprile 1972, p. 1]

    Una locandina da censura

    ” Non è stata una bella sorpresa, per il maestro del cinema di denuncia Costa-Gavras, vedere che il manifesto pubblicitario del suo nuovo film “Amen”, presentato con successo all´ultimo FilmFest di Berlino e poi in Francia, in Belgio e in Svizzera, è totalmente assente dai muri della capitale. Firmato da Oliviero Toscani, già molto discusso alla prima uscita berlinese, il poster, su cui è raffigurata una grande croce rossa con le estremità uncinate, non è stato diffuso per volontà del distributore italiano della Mikado Roberto Cicutto. “Vedo con tristezza – ha osservato Costa-Gavras – che il manifesto non è presente in città, ma solo sulle pagine dei giorna
    li. In Francia e in Svizzera è stato affisso liberamente, mi dispiace che qui sia andata in modo diverso: non si tratta di censura, ma di auto-censura”. Cicutto replica assumendosi totalmente la responsabilità della scelta: “Visto l´aggravarsi della situazione in Medio Oriente negli ultimi giorni, con al centro la vicenda della Chiesa della Natività e l´intrecciarsi delle varie posizioni, abbiamo ritenuto che quel segno, il crocifisso-svastica, potesse essere equivocato e non volevamo offendere la sensibilità cristiana. Ci dispiace che Costa-Gavras non condivida la scelta, ma ce ne prendiamo tutto il carico”.”

    [Fulvia Caprara su La Stampa del 18 aprile 2002, p. 23]

    Il “Pinocchio” di Comencini

    “Stasera prende il via, sul canale nazionale della televisione, “Pinocchio”, il nuovissimo sceneggiato dal famoso romanzo di Collodi realizzato da Luigi Comencini. Quello che si vedrà, all’inizio, rovescia la situazione del libro. (…) Pinocchio sarà perciò subito un bambino normale ed avrà sopra di sé la minaccia di tornare alla condizione iniziale se non si comporterà bene. Il regista ha più volte spiegato (…) che non si tratta di una riscrittura del testo di Collodi, ma di una sua personale lettura. (…) Sul cambiamento fatto nel racconto (…) ha influito anche un motivo partico. L’impossibilità, cioè, di far agire e muovere sulla scena, per cinque puntate, una marionetta di legno, e di presentare, negli ultimi minuti, un bambino che per tutti sarebbe uno sconosciuto.”

    [Sul Corriere della Sera dell’8 aprile 1972, p. 13]

    La telefonata dalla storia nel concerto di Jovanotti

    “L’ex Br Valerio Morucci ha definito “Una trovata di pessimo gusto, e oltretutto di scarsa attinenza con la realtà”, l’inserimento nel concerto di Jovanotti della registrazione della sua storica telefonata al professore Tritto, con la quale indicava dove si trovava il cadavere di Aldo Moro. E s’è spinto a suggerire: “Dovrebbe essere un tour antiterrorismo, con richiesta di amnistia per tutti i terroristi che hanno desistito, per rompere la continuità tra i vecchi e i nuovi terroristi e costringerli ad assumersi da soli la responsabilità di quello che fanno, senza coprirsi le spalle con il vecchio”.”

    [Su La Stampa del 18 aprile 2002, p. 24]

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    Gossip

    Tutte le donne di Mastroianni

    “Nascerà a maggio il figlio di Marcello Mastrooianni e Chaterine Deneuve. (…) Mastroianni vive ed ha la residenza a Roma, è spostao da ventidue anni con con Flora Carabella (…) e da quel matrimonio ha avuto una figlia, Barbara, ora ventenne. A parte queste considerazioni, possiamo aggiungere, per notizie assunte da persone assai vicine a Mastroianni, che egli non soltanto non ha compiuto quella dichiarazione giurata che gli è stata attribuita e che dovrebbe preludere al supposto “divorzio francese”, (…) ma non ha alcuna intenzione di divorziare dalla moglie. E neppure ne ha bisogno, come abbiamo visto, per procedere al riconoscimento in Francia del bambino che darà alla luce la Deneuve. (…) Marcello, come sanno tutti coloro che lo conoscono, è un uomo fondamentalmente pigro e inquieto che ha trovato sempre nella moglie consiglio e certezza.”

    [Alberto Ceretto sul Corriere della Sera del 7 aprile 1972, p. 4]

    Borrelli va in pensione. Auguri!

    “Ultima settimana da magistrato per Saverio Borrelli. Venerdì 12 aprile il procuratore generale compirà 72 anni e, lo stesso giorno, dovrà dire addio al suo lavoro: la legge gli impone la pensione, senza appello, dal primo minuto dopo la mezzanotte di sabato 13. Tra i suoi sostituti, circola una battuta che richiama il suo ultimo j’accuse e forse basta a ritrarlo: “Come faremo a resistere senza di lui?” Amici e colleghi preparano brindisi e regali, discorsi commossi e celebrazioni scherzose: tra i suoi collaboratori c’è chi scrive un finto avviso di garanzia, che dovrebbe colpirlo a tradimento “sentiti i pareri dell’ingegnere e del cavaliere…”. A chi gli chiede se, lasciato il palazzo di giustizia, si farà tentare da quelli dei partiti, Borrelli risponde alzando le mani davanti al viso, come se dovesse proteggersi da un pericolo: “La politica? Per carità, non ci penso nemmeno”.”

    [Paolo Biondani sul Corriere della Sera del 14 aprile 2002, p. 14]

    Katia Ricciarelli, la nuova diva della lirica

    “(…) Non si parla che di lei, come ai bei tempi della Callas. Ha vinto con onore il concorso televisivo delle voci verdiane. Un disco ricciarelliano di romanze è conteso nei negozi. Oggi pomeriggio, al Teatro Nuovo, i torinesi patiti del melodramma si ritroveranno per ascoltare Katia Ricciarelli al suo esordio nella stagione del Regio: chiuderà le repliche di Bohème, interpretando la pucciniana Mimì.”

    [Stefano Reggiani su La Stampa del 30 aprile 1972, p. 8]

    Pannella da Maurizio Costanzo finalmente accetta un bicchiere d’acqua

    ” Marco Pannella, in diretta tv, ha interrotto lo sciopero della sete. A persuaderlo è stato l’invito rivoltogli durante la trasmissione “Buona Domenica” su Canale 5 dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. “Grazie al suo umile e forte gesto passo dallo sciopero della sete allo sciopero della fame”, ha detto Pannella. Subito dopo il leader radicale, che protesta per la mancata elezione di due giudici vacanti della Corte Costituzionale da parte del Parlamento, ha bevuto davanti alle telecamere il suo primo bicchiere d’acqua dopo sei giorni.”

    [Su la Repubblica del 21 aprile 2002]

    Nozze dal carcere di Gaeta per Kappler, il “boia” delle Fosse Ardeatine

    “Herbert Kappler ha 65 anni, Annelise Wegner 47. (…) Cominciarono a scriversi dieci anni or sono: nel giugno scorso hanno deciso di unirsi in matrimonio anche se le prospettive per il fututro non sono tra le più confortanti. (…) La strage delle Fosse Ardeatine dove il 24 marzo 1944 furono uccisi, per rappresaglia, 335 prigionieri italiani (…) è il suo incubo. Non ne ha mai voluto parlare con nessuno dal momento in cui è stato condannato all’esrgastolo. Una volta si è lasciato sfuggire un’ammissione: “È un fato che ha segnato la mia esistenza. Non auguro al peggiore nemico di trovarsi nella mia situazione. Mi ribello soltanto quando mi si ritiene l’unico responsabile di quella tragedia. Sì, c’ero anch’io… Ma non ho iniziato io… Io ho soltanto eseguito… Ed era durissimo.” (…) “Se potesse tornare indietro (…) si comporterebbe alla stessa maniera di allora?” “Credo che non accetterei mai più (…) qualsiasi impiego, qualsiasi occupazione che mi potesse soltanto lontanamente costringere a non essere me stesso”.”

    [Guido Guidi su La Stampa del 19 aprile 1972, p. 9]

    Farewell, Queen Mum!

    “Un milione di inglesi ha seguito ieri il corteo funebre che, lungo 23 miglia, ha portato la salma della Regina Madre d
    all’Abbazzia di Westminster al riposo finale nella St. George Chapel del castello di Windsor. Tra questi, circa 400 mila londinesi, in Parliament Square e attorno, hanno salutato il breve corteo che ha trasferito la bara dall Hall del Parlamento alla chiesa e hanno seguito dagli altoparlanti la cerimonia, molti di loro unendosi al canto dei salmi con l’aiuto dei giornali del mattino. (…) Ma l’elemento dominante di ieri, nonostante le variopinte divise di una miriade di corpi militari diversi, le cornamuse e le spade, non era la marzialità. Era l’affetto del popolo, già manifestato nelle lunghe code notturne per rendere omaggio alla “Queen Mum”.”

    [Paolo Passarini su La Stampa del 10 aprile 2002, p. 13]

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    … a volte ritornano

    Solgenitsin screditato dalla propaganda sovietica

    “Un personaggio del romanzo di Alexander Solgenistin Agosto 1914 dice che “la Russia è destinata a essere governata da imbecilli”. Ma non è il caso di prendersela, lascia intendere oggi Trud, che allo scrittore (e in particolare alla sua ultima opera) dedica quasi due delle sue sei pagine. Secondo il quotidiano dei sindacati, infatti, Agosto 1914 è totalmente privo di pregi come rievocazione storica, oltre ad avere ben poco a che fare con la narrativa trattandosi essenzialmnete di “una filippica polititca” a sfondo anti-sovietico. (…) Solo pochi giorni fa, nell’intervista concessa al New York Times, lo scrittore parlò tra l’altro della cerimonia in programma domenica prossima, e durante la quale il segretario dell’accademia di Svezia gli avrebbe consegnato la pergamena e la medaglia d’oro del premio Nobel (la cerimonia è poi stata annullata, perché al segretario dell’accademia le autorità hanno negato il visto). (…) Da parecchi mesi l’obiettivo delle autorità è di screditare moralmente lo scrittore, dopo che anni di propaganda non sono riusciti a diminuirne le statura artistica. (…) Ma soprattutto si cerca di presentarlo come un pessimo patriota, se non apertamente come un traditore. (…) Nelle intenzioni delle autorità, questa campagna dovrebbe demolire l’immagine di Solgenitsin, facendo leva sul tradizionale patriottismo dei russi: molti sovietici non riescono ad amare il regime, nonostante il lavaggio del cervello cui sono stati sottoposti dalla culla alla tomba. Ma l’attaccamento alla terra patria è un potente fattore di unificazione.”

    [Giuseppe Josca sul Corriere della Sera dell’8 aprile 1972, p. 5]

    Biagi, Santoro, Luttazzi: “uso criminoso della tv”, secondo Berlusconi

    “”Il fatto esplode un po’ per caso, nel clima allegro, quasi da show tv, di una conferenza stampa organizzata al World Trade Center di Sofia, dove Berlusconi è in visita (lampo) ufficiale. (…) Berlusconi attacca: “La Tv pubblica ha subito in questi giorni un cambiamento nei responsabili delle reti e dei giornali, e quindi finalmente tornerà a essere Tv pubblica, cioè di tutti, oggettiva, non partitica, non faziosa come invece è stata in Italia con l’ occupazione militare della sinistra”. E per essere chiari, il premier fa nomi e cognomi, fingendo di non ricordarli nemmeno bene: “L’ uso che i Biagi,…, come si chiama quello, Santoro, e l’ altro lì, sì, Luttazzi, hanno fatto della Tv pubblica, pagata coi soldi di tutti, è stato criminoso”. Motivo per cui “preciso dovere di questa nuova dirigenza è non permettere più che ciò avvenga”. Quando poi un giornalista italiano gli chiede se il suo è l’ augurio di non vedere più in video i tre, Berlusconi abbandona ogni cautela: “Ove cambiassero, non è un problema “”ad personam””. Ma siccome non cambiano…”, alza le spalle.”

    La replica di Biagi: caro presidente, io non mi adeguo

    “Ci ha accusato di avere fatto, nientemeno, un uso criminoso della televisione pubblica, supponendo che di sicuro io non cambierò, perché faccio onorevolmente questo mestiere da oltre 60 anni, e non ho proprio nessuna intenzione di adeguarmi alle sue aspettative, che hanno invece l’ aria di pretese. Il Cavaliere pone l’ ultimatum: “Ove cambiassero, nulla ad personam, ma siccome non cambiano…”. Completi la frase: li mandiamo via. Provveda, signor presidente: è lei, a mio parere, che dovrebbe migliorare. Quando mai un capo di governo va in giro per il mondo a polemizzare con i giornalisti del suo Paese? (…) Sa che in America, Paese democratico, giornali e Tv mandarono a casa Nixon e raccontarono la stor ia del Watergate? Ma può uno che pretende il ruolo dello statista lasciarsi andare a certe esternazioni?””

    [Paola di Caro ed Enzo Biagi sul Corriere della Sera del 19 aprile, p. 15]

    Perché e percome della gurriglia urbana

    “(…) Tutte le interpretazioni politiche e sociologiche che finora sono state azzardate hanno un fondo di verità, ma nessuna si rivela convincente; appena si è creduto di capire perché a Buenos Aires o a Montevideo si continui a uccidere con tanta sinistra frequenza, ci accorgiamo che le stesse argomentazioni non possono essere sostenute altrove. Esiste un solo dato in comune fra i tanti episodi che turbano popoli dalla fisionomia e dalle strutture così diverse: la natura del terreno su cui hanno operato i nuovi guerriglieri è sempre la stessa. È la grande metropoli che rende possibile, e spesso facile, questa nuova forma di lotta politica, sia nei paesi autoritari, sia laddove il potere viene esercitato con il consenso della maggioranza. La violenza dei tupamaros di tutto il mondo appare superficiale e gratuita almeno quanto è feroce. (…) i guerriglieri urbani non hanno mai vinto in nessuno dei paesi in cui hanno operato negli ultimi dieci anni, autoritari o democratici, poveri o prosperi che fossero.”

    [Gianfranco Piazzesi su La Stampa del 18 aprile 1972, p. 1]

    1: i no global arrestati dai poliziotti; 2: i poliziotti arrestati per i no global

    ” La grave crisi istituzionale, aperta con l’arresto di sei agenti della squadra mobile e di due funzionari della Questura di Napoli, non nasce in piazza Municipio il 17 marzo 2001 quando forze dell’ordine e manifestanti no global si scontrano duramente per ore. La “battaglia” lascia sul campo oltre 200 feriti e una scia di polemiche e accuse reciproche tra dimostranti e polizia. Era proprio necessario quell’azione d’ordine pubblico che a tratti assume i caratteri di un impazzito pestaggio che travolge centinaia di innocui partecipanti? (…) Si chiede l’arresto degli otto poliziotti riconosciuti con sufficiente affidabilità. Era necessario arrestarli? E’ la domanda più spinosa e più controversa dell’affare. Ognuno sembra avere la sua risposta bell’e pronta. Qui conviene riformularla nel contesto vivo dell’inchiesta. Era possibile non farlo, di fronte al muro costruito dalla Questura a protezione dei alcuni agenti? Non era quel muro già un inquinamento sostanziale dell’inchiesta? Non era un corposo impedimento all’accertamento della verità? Bisognava rispettare quella manovra che chiedeva impunità o, in nome della legge, cercare di rimuoverla? Sarà ora il Tribunale del Riesame, come è giusto che sia, a valutare se sono fondate le ragioni della “custodia cautelare”. Troppi improvvidi, a destra come a sinistra (è il caso di Rutelli e di Bianco), hanno voluto scrivere la loro sentenza anche se qualche fatto non sta ancora in piedi e chiede qualche chiarimento (soprattutto dal ministro dell’Interno Scajola)”

    [Giuseppe d