Ecco il «secondo» album dei Metallica!
Giugno 15, 2003 in Musica da Redazione
Finalmente esce il secondo, attesissimo album di questa fresca band californiana, i Metallica… a 22 anni del primo!?!! Cosa? Come?… mmmmhh… allora, mettiamo un po’ d’ordine. “St. Anger” è effettivamente l’undicesimo album della ormai più non freschissima band californiana, di San Francisco per l’esattezza. Ma per le sonorità, per l’aggressività, per la rudezza di testi/musica e della registrazione sembra di essere tornati all’81, quando i Metallica sconvolsero il mondo della musica inventando un loro genere musicale, presto seguito da quasi quattromila band censite in tutto il pianeta.
Seguiamo la cronologia. Ventidue anni fa una «four man band» da poco formatasi faceva uscire “Kill’em all” sotto il nome non particolarmente originale di Metallica. Pochi mesi dopo seguiva un secondo album, “Ride the lighting”, dove i quattro confermavano le loro capacità strumentali, l’aggressività dei testi, ma introducevano novità sonore rivoluzionarie, come le chitarre acustiche in canzoni di heavy metal. A molti anni di distanza si può osservare come il secondo, terzo e quarto album dei metallica costituiscano un continuum artistico, che si distacca leggermente dalla energia pura del primo lp. Ancora differente, ma ormai proprio alla maturità artistica dei Metallica, usciva nel ’91 il black album, poi ribattezzato nella discografia ufficiale semplicemente “Metallica”. E’ con questo album, ed in particolare con il brano “Nothing else matter” che il gruppo esplode nelle classifiche di tutto il mondo, uscendo dall’ampia ma pur sempre limitata cerchia di appassionati di rock duro: una prima ballata che conquista i favori di critica e pubblico.
Siamo ormai agli anni Novanta, ed il fenomeno «grunge» stravolge la scena musicale. Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains, Stone Temple Pilots, Temple of the Dog e soprattutto Nirvana sono le band culto del momento. I gruppi heavy metal fanno difficoltà a mantenere una loro identità; gli album che escono in questo periodo di Megadeth, Pantera ed Iron Maiden non hanno il grande successo dell’epoca d’oro. Dopo 5 anni di silenzio, i re della chitarra distorta e della doppia cassa tornano con “Load”. È lo shock totale per i fans dei Metallica: i quattro moschettieri del metallo si ripresentano con i capelli corti, truccati, vestiti alla moda (qualcuno li irride trattandoli da modelli di Dolce & Gabbana) e con delle canzoni più «commerciali». I vecchi brani culto da 7, 8 minuti sono scomparsi; la ritmica è più lenta, gli affascinanti cambi di tempo quasi inesistenti. Sole costanti i due assoli di chitarra per brano e la bravura dei componenti la band, in particolare di James Hetfield capace di usare la sua voce in modo sempre più professionale, certo meno sbragato che agli inizi ma dimostrando tutta la sua potenza ed estensione vocale.
Nonostante le tante (e cattive) critiche ricevute, i Metallica non smentiscono la svolta: “Oggi vogliamo fare questa musica, e non torneremo indietro; anzi….”. Questo «anzi» porta, l’anno dopo, a “Reload”, degna prosecuzione dell’album precedente. Ancora tuniche stracciate e capelli strappati da parte dei fans; i Metallica sembrano non rinsavire. Dal ’97 due soli album sono usciti, ma non di novità: uno, “Garage Inc.” è un tributo dei Metallica alle band che li hanno formati od ai colleghi dei quali sul palco interpretano delle cover; l’altro, “S&M”, è un grande live dove i Metallica si esibiscono in tutta la forza del loro repertorio accompagnati dall’orchestra polifonica di San Francisco. Era il 1999.
Ancora una rivoluzione interviene sulla scena rock. Dopo anni di gestazione del «cross-over» (Urban Dance Squad, Public Enemy, Rollins Band, Clawfingers, Sugar Ray) arriva una nuova generazione di band, capitanata da Korn e Marilyn Manson. È la generazione che viene ribattezzata del «new-metal», quella che tutti voi lettori conoscete bene: Limp Bizkit, Linkin Park, Crystal Method, P.o.d., Papa Roach, Incubus, Staind, Evanescence. Poi le prime notizie, le voci, il brano spuro da ascoltare sul sito della Universal: i Metallica stanno per uscire con un nuovo album. Dopo aver litigato con i fans più duri e puri, dopo aver litigato con gli scaricatori di mp3 ed aver fatto causa a Napster, dopo essersi dedicati a crescere i propri figli, i Metallica stanno per uscire dal silenzio artistico protratto con un nuovo cd. L’attesa è molta e si protrae fino all’altro giovedì, 5 giugno. Il cd è una doccia fredda, un muro di energia, una valanga di rumore.
Basta con canzoni da quattro minuti, basta con la batteria costruita e misurata, basta con i corsi di canto e di sostegno del diaframma: i pomelli dell’ampli sono girati tutti a destra, la pedaliera degli effetti è allacciata, i distorsori sono al massimo, la doppia cassa è una parola d’ordine, le bpm superano i cento, i canali digitali di registrazione sono dimenticati per una risoluzione più sporca e, di conseguenza, cattiva. Ah, anche gli abiti di Valentino sono lasciati negli armadi, si torna a suonare in pantaloncini e canottiera, quasi rigorosamente neri. I brani sono talmente potenti che Lars, il battersita, salta via dallo sgabello alla fine dell’esecuzione di ciascuno. Il nuovo bassista (Robert Turjillo) contribuisce a movimentare la scena, con coreografie improvvisate nelle quali porta a spasso il suo strumento nei momenti di maggior travaglio sonoro.
Al primo ascolto il cd sembra una presa in giro: un’accozzaglia di brani tutti uguali, pure registrati male. Ed invece no, i Metallica sembrano riprendere il discorso lasciato un po’ interrotto 22 anni fa, dopo “Kill’em all”. Certo, il tempo è passato: c’è stato l’11 settembre; c’è stato il grunge, c’è il new-metal. Ma i «papà» del rock sono ancora lì, capaci di dare lezioni ai giovanotti di oggi che tanto sbraitano nel microfono e saltano sul palco (ascoltate la canzone due del cd e ditemi se non stanno prendendo in giro qualcuno). Quindi allacciate le cinture, abbassate (ripeto: abbassate!!!) il volume dello stereo e avvisate vostra madre: i Metallica sono tornati.
di Diego Did Cirio