Un Museo d’Arte Orientale a Torino

Dicembre 2, 2008 in Arte da Gabriella Grea

MAOIl 5 dicembre 2008 apriranno al pubblico le sale di Palazzo Massonis con l’intento di offrire al pubblico una rappresentazione globale della produzione artistica dell’Asia, allontanandosi dalle proposte consuete di taglio archeo-antropologico.

Il complesso si compone di sale per l’esposizione permanente, affiancate a sale per le mostre temporanee, di una sala conferenze, di locali per l’attività didattica e di un bookshop.

Attualmente sono a catalogo 1500 opere, che verranno presentate secondo 5 aree culturali per definite: l’area dell’Asia Meridionale (Afghanistan e Sud-Est Asiatico), influenzata soprattutto dal pensiero filosofico e religioso dell’India; l’area Himalayana e Centroasiatica, miscela di culture persiana, indiana, cinese e mongola, l’area dominata civiltà secolare cinese e ancora il Giappone ed il Medio Oriente (dall’Asia Centrale al Mediterraneo).

La struttura edilizia di Palazzo Massonis ha permesso di progettare 5 spazi espositivi comunicanti, ma strutturalmente distinti.

Al piano terra saranno ospitate opere provenienti dell’area di Ghandara, dall’India e dal Sud-Est Asiatico, il primo piano sarà destinato alla collezione cinese, i piani successivi alla collezioni himalayana e islamica, mentre la manica laterale proporrà la collezione giapponese.

Il nome Gandhara, che già nei testi induisti definiva un’area geografica compresa fra il Pakistan nord-occidentale e l’Afghanistan, ha assunto un significato specifico nel campo dell’arte come luogo d’incontro tra mondo classico e Buddhismo.

Il MAO possiede, oltre a un buon numero di sculture in scisto e in stucco databili dal II al V secolo d.C., una preziosa raccolta di frammenti provenienti dall’area sacra di Botkara dovuta agli scavi condotti negli anni cinquanta dal Centro Scavi di Torino.

Le collezioni del museo comprendono esempi significativi dell’arte cambogiana, birmana e thailandese. Questa produzione, come quella dei restanti paesi del Sudest Asiatico, riflette l’introduzione di iconografie e stili di origine indiana, ma anche di elaborazioni originali indigene

La sezione indiana del museo comprende vigorose sculture di epoca Kushana (II secolo a.C.-II secolo d.C.), raffinate opere del periodo Gupta (IV-V secolo) e affascinanti immagini dell’India medioevale (IX-XIV secolo) provenienti dalla piana gangetica, dalla zona centrale del subcontinente indiano e dal sud del paese. Drappi rituali dipinti a tempera e foglia d’oro, evocativi del ciclo di Krishna e dedicati al suo culto, consentono di valutare il livello raggiunto dalla pittura indiana del XVIII secolo.

Il museo possiede una collezione di oggetti d’arte della Cina antica (dal 3.000 a.C. al 900 d.C. circa) con vasellame neolitico, bronzi rituali, lacche e terrecotte. Cultura e costumi dei periodi Han (206 a.C.-220 d.C.) e Tang (618-907) sono documentati da oltre duecento oggetti e statuette dell’arte funeraria, fra le quali compaiono le figure di cammellieri e mercanti che rivelano l’influenza esercitata dal mondo occidentale attraverso la Via della Seta.

Idee e immagini buddhiste introdotte per questa via o per la via del mare costituirono il germe di sviluppi che, insieme con le dominanti concezioni confuciane e taoiste, continuarono poi a caratterizzare la fioritura artistica delle dinastie Yuan, Ming e Qing.

Il MAO offre al visitatore significativi esempi della raffinata produzione artistica giapponese, con importanti statue lignee (dal XII al XV secolo), con eccezionali paraventi (inizi del XVII secolo) e con dipinti, lacche e xilografie policrome (note come ukiyo-e, immagini del mondo fluttuante). Il museo possiede inoltre una piccola serie di kesa, preziosi mantelli rituali indossati dai monaci buddhisti nei cerimoniali pubblici. I contatti con la Cina hanno provocato, direttamente o per il tramite della Corea, una straordinaria fioritura letteraria e figurativa nel lontano Giappone che proprio per questa via si è saldato ai processi di sviluppo culturale che investivano tutta intera l’Eurasia. Particolare importanza ha avuto l’introduzione del Buddhismo che ha condotto alla creazione di un gran numero di templi dotati di un prezioso corredo di statue e dipinti.

Il Buddhismo indiano, per varie vie diffusosi nelle regioni montuose e nelle steppe dell’Asia Centrale, generò l’originale produzione artistica dei paesi himalayani, irradiandosi poi in Cina e in Mongolia e giungendo a imprimere la sua impronta sulla cultura e sull’arte della Corea e dello stesso Giappone. Il museo dispone di importanti collezioni di arte buddhista tibeto-nepalese e sino-tibetana, con sculture in legno e in metallo, con strumenti rituali riccamente decorati e con numerosi dipinti a tempera (thang-ka) databili dal XII al XVIII secolo. Dispone inoltre di due preziosi manoscritti del XV secolo e possiede una delle maggiori raccolte europee di copertine lignee intagliate e dipinte.

Per quanto concerne l’arte islamica, il cui punto di partenza va individuato nell’incontro del mondo arabo con le progredite civiltà artistiche bizantina e sasanide, il museo offre una ricca collezione di vasellame e di piastrelle invetriate per la decorazione architettonica. Accanto all’ornato geometrico che esplora tutte le possibilità della simmetria piana e accanto all’arabesco che richiama elementi fitomorfi del mondo tardo-antico, si sviluppano nell’arte islamica un’elegante decorazione calligrafica e un repertorio figurativo che ricalca in particolare le tipologie sasanidi. Le collezioni illustrano l’evoluzione della produzione ceramica dal IX al XVII secolo, sottolineando le interazioni stabilite con la porcellana cinese e l’influenza esercitata sulle maioliche e faenze italiane. Il museo possiede inoltre limitate, ma pregevoli raccolte di bronzi e di manoscritti.

La progettazione e la cura dell’allestimento museale sono affidate all’architetto professor Andrea Bruno, già responsabile della suggestiva ambientazione della mostra in corso al Museo di Antichità Il Celeste Impero. Proprio nelle ultime due sale del museo sono visibili in anteprima alcuni dei più significativi reperti dei diversi filoni culturali che il MAO proporrà.

L’Asia ha ospitato per millenni imperi e nazioni estremamente più progrediti delle realtà europee.

I pochi secoli in cui l’Occidente ha dominato economicamente e militarmente il mondo sono fuorvianti: la porcellana, ad esempio, prodotta in Europa solo dall’inizio del XVIII secolo, fu inventata nelle fornaci di Xing e di Gongxian a cavallo tra il VI e il VII secolo.

La precedente mostra ospitata sempre al Museo d’Antichità di Torino – Tesori dell’Afghanistan- è il perfetto corollario delle intenzioni del MA: gli splendidi tesori salvati dalle devastazioni belliche di mostrano il patrimonio artistico e culturale di popolazioni conosciute al grande pubblico solo per le tristi cronache contemporanee.

Un’ulteriore occasione di approfondimento saranno le conferenze “Incontrare l’Asia – 29 lezioni sull’arte orientale-“, organizzate dal FAI con il sostegno della Fondazione per l’Arte. Ogni lunedì a partire dal 6 ottobre 2008 sino al 15 giugno 2009 a Torino Incontra verranno proposte conferenze quali “Arte e Via della seta” o “Identità della Cina Oggi”.

www.arteorientaletorino.it

www.fondazionetorinomusei.it

di Gabriella Grea