Tornatore, fotografo in Siberia

Settembre 19, 2002 in Fotografia da Sonia Gallesio

Poca gente, fuori, tanto poca che chiunque tu veda passare ti sembra unico e assolutamente perfetto, li dov’è, per una fotografia”. [Emilio Tadini]

31903Palazzo Bricherasio, con la mostra Giuseppe Tornatore – Fotografo in Siberia, si è occupato ancora una volta – con nostro immenso piacere – di fotografia. L’esposizione, che si è conclusa il 25 agosto 2002, comprendeva trecento immagini ricavate da un intenso reportage fotografico realizzato dal noto regista. Molti di noi amano Giuseppe Tornatore, originario di Bagheria (PA), grazie ad alcuni tra i film che hanno reso grande il cinema italiano, si pensi a Nuovo Cinema Paradiso (1987), L’uomo delle stelle (1995), La leggenda del pianista sull’oceano. Quello che forse non tutti sanno, però, è che la sua carriera, quando aveva solo dieci anni, è cominciata grazie ad un simbiotico rapporto con una macchina fotografica. Per molto tempo, un Tornatore poco più che fanciullo, ha girato in lungo ed in largo immortalando istanti, colori, oggetti, persone ed emozioni. Grazie ad un’entusiasmante proposta di Eni ed Italgas – partendo alle volte di Novij Urengoi in Siberia –l’insigne regista ha rivissuto, così, la sua originaria passione. Tra i compagni di spedizione, un altro illustre personaggio – lo scrittore e pittore Emilio Tadini. L’obbiettivo sensibile ed attento di Giuseppe Tornatore ha catturato infiniti frammenti di un luogo che ha dell’incredibile, una cittadina inghiottita da uno spazio interminabile e misterioso, da una regione grande quarantatre volte l’Italia: 13.000.000 km di natura austera ed orgogliosa che si rincorrono dai Monti Urali all’Oceano Pacifico. La Siberia, per anni teatro di deportazione e prigionia, oggi viene ampiamente sfruttata per le sue insostituibili risorse energetiche, prima fra tutte il metano: proprio per consentirne l’estrazione e l’impiego, e Novij Urengoi ne è un esempio, è stato necessario – negli ultimi vent’anni – costruire centinaia di nuove città.

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Ci sono realtà che, benché influenzino marcatamente la nostra vita, è difficile persino immaginare: il metano, ad esempio, attraverso i gasdotti, compie un viaggio di 5.000 km per arrivare fino all’Italia, attraversando montagne, la nuda tundra e circa centocinquanta fiumi. Novij Urengoi sembra una città immaginaria, direttamente estrapolata da un film. Nonostante la sua condizione sia quasi inverosimile, è prepotentemente vera – reale come l’impegno delle etnie che la popolano, forte come l’assiduità delle persone provate dal freddo e dall’isolamento: russi, ucraini, armeni, moldavi, tartari, ceceni, uomini il cui carattere si forgia con il lavoro ed il silenzio. Novij Urengoi, con i suoi 100.000 abitanti, è una città senza periferia né dintorni, con una distesa di niente come dirimpettaia. Il suo inverno dura ben nove mesi, le temperature si spingono dai trenta ai cinquanta gradi sotto lo zero e il giorno più corto, a dicembre, nasce e muore in poco più di un’ora. Anche se governata da condizioni estreme, è una città affascinante, così come amaramente seducenti sono gli aspri luoghi nei quali la vita ha il sapore della lotta e del sacrificio. Tornatore, in cerca di istanti da fare eterni, ha raggiunto abitazioni, ospedali, scuole, mercati e stabilimenti. A Palazzo Bricherasio ho osservato orizzonti interminabili, strade tutte uguali e grandi spiazzali deserti, facciate quasi fatiscenti – benché i palazzi riprodotti non abbiano che vent’anni, autocarri ed autovetture sommersi dalla neve. Un’intera sala era dedicata all’incontro con una piccola tribù di nomadi, oltre il Circolo Polare Artico, tra slitte e tende fatte di pelli. Il vero protagonista del reportage – e l’arte di Tornatore ce lo ha rivelato con impagabile intensità – non è stato il freddo, bensì il coraggio dignitoso di migliaia di persone che hanno compiuto una scelta difficile e gravosa, per alcuni – forse – addirittura incomprensibile. Scrutando gli innumerevoli e toccanti ritratti realizzati, la particolarità che mi ha sorpresa – e rallegrata al contempo – è stata la fortissima presenza di bambini, piccoli angeli leggeri, cuori caldi tra i ghiacci.

[Il presente articolo è stato scritto a seguito della visita alla mostra Giuseppe Tornatore – Fotografo in Siberia tenutasi a Palazzo Bricherasio dal 19 giugno al 25 agosto 2002]

di Sonia Gallesio