ToFilmFest: amori e partenze

Novembre 20, 2001 in Spettacoli da Redazione

Un bambino raccoglie una conchiglia sulla spiaggia, la porta a casa e la pone accanto al suo Dio affinché gli porti fortuna. Comincia così “Departure”, film di rara bellezza diretto da Nakagawa Yosuke. E’ la storia di Kazuya, Masaru e Shusuke, tre amici di Okinawa freschi di diploma. E’ la loro ultima notte insieme prima della partenza di Kazuya (che andrà all’Università di Tokyo) e di Shusuke (che partirà per Londra). Yosuke che, oltre alla regia, ha curato anche il soggetto e la sceneggiatura, ci offre una fresca ventata di ottimismo, un film che sa essere leggero e profondo allo stesso tempo. Una sorpresa che potrebbe trovare mercato anche da noi se qualche distributore avrà il coraggio di rischiare.

Tutt’altro registro per “AmorEstremo” di Maria Martinelli che sfrutta il volto (e non solo) di Rocco Siffredi per un film che punta alla provocazione. Il primo lungometraggio della regista emiliana è un viaggio nel mondo del masochismo. Un itinerario banale, videoclipparo, scontato nella risoluzione di un “giallo” che appare sin da subito parecchio sbiadito.

Interessanti due corti provenienti dalla Svizzera. Il primo è “Einspruch II” di Rolando Colla. Un pugno allo stomaco. Sette minuti che sferzano lo spettatore, lo svegliano. Un uomo ha chiesto asilo politico, ma questo gli è stato negato. Decide di andarsene, ma facendosi notare. Il secondo cortometraggio elvetico è “Duel” di Philippe Mach. L’incontro fra un ragazzo e una donna matura, il loro gioco e il loro ritrarsi, ad un passo dal punto di non ritorno.

Da segnalare anche “Amour d’enfance” di Yves Caumon. “Era mia intenzione – ha detto il regista alla prima di domenica sera – avvicinare un personaggio al suo ambiente, alla sua famiglia e alle sue radici. Scrivendo la sceneggiatura mi sono reso conto di come fosse una sorta di mio fantasma personale, un miscuglio fra sogno e realtà”. Paul, dopo aver frequentato l’Università, torna al suo paese natale dove il padre sta morendo. E’ un ritorno ai luoghi e alle persone amate nell’infanzia, un ritratto di una civiltà di campagna che secondo Caumon ha subito “radicali cambiamenti”.

Fra i documentari va segnalato “Arbitri” di Stefano Mordini che già aveva strappato parecchi applausi con “Paz ‘77”. Finalmente uno dei mestieri più vituperati d’Italia viene passato alla lente di ingrandimento. Con ironia e con ritmo.

di Davide Mazzocco