Tiger Woods: caccia al Grande Slam

Aprile 9, 2003 in Sport da Federico Danesi

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Un vero predestinato, numero uno per scelta, non per caso. Tiger Woods ricomincia la sua caccia al Grande Slam là dove l’ha iniziata, sui green del Masters, il primo torneo del Grande Slam. Perché nonostante da quattro anni sia il numero uno al mondo il ventisettenne americano è ancora affamato di vittorie e di record.

La sua folgorante carriera cominciò proprio qui, sei anni fa. Era l’aprile del ’97 e già in molti parlavano di questo fenomeno, capace di bruciare tutte le tappe. Lui,l nero in un club che ammetteva soli i bianchi, simbolo di un profondo sud che fa ancora fatica ad accettare certe regole del progresso. Era il più atteso, professionista da pochi mesi. Concluse in testa i primi tre giri. Nel quarto, quello della consacrazione, Costantino Rocca, che era ancora nei suoi anni buoni, ebbe l’onore di partire con lui perché si trovava secondo in classifica. Tiger non sentì la minima pressione e andò a vincere il suo primo titolo importante. Dopo ne ha messi insieme altri 43 tra il circuito americano e quello europeo, non facendosi mancare proprio niente: gli Us Open, il British Open, il Pga Championhip. A cavallo tra il 2000 e il 2001, vincendoli in serie, ha fatto suo il Grande Slam, anche se qualche purista ha parlato di uno Slam ‘impuro’, perché le vittorie sono state diluite in dodici mesi. Così quest’anno ci riprova, perché nonostante abbia davvero poco da dimostrare.

Il record del campo è suo, con un fantastico –18. Ma lui non si può fermare e adesso ne cerca un altro, quello di tre titoli consecutivi sui greens della Georgia, impresa mai riuscita a nessun professionista. A fine dicembre si è fatto rimettere a posto una spalla malandata e ha dovuto attendere un paio di mesi prima di ricominciare, ma sembra che niente lo possa fermare. In questo 2003 ha già vinto tre tornei del circuito americano, incassando quasi tre milioni di dollari in soli premi. Bruscolini per uno come lui che risulta, bilanci alla mano, il secondo sportivo più pagato al mondo dopo Schumacher. Un fatturato, tra vincite e sponsor (il contratto con la Nike ha durata decennale), da far invidia ad una grande multinazionale americana. In più, come altri illustri connazionali, ha messo in piedi una fondazione che porta il suo nome e aiuta i ragazzi disagiati.

Un mese fa, tanto per cambiare, ha fato notizia: doveva giocare il ‘Dubai Classic’ torneo inserito nel circuito europeo che ormai per lui è diventato tradizione, anche perché gli sceicchi pagano profumatamente per la sua presenza. I venti di guerra, scoppiata pochi giorni dopo, lo hanno convinto a rimanere a casa.

Ora riparte, perché c’è il numero uno mondiale da difendere, soprattutto dagli attacchi di Ernie Els. Perché ci sono nuovi primati da battere. Perché la gente aspetta solo lui. Perché, in fondo, è predestinato al successo.

di Federico Danesi