Sole e silicio

Luglio 5, 2002 in il Traspiratore da Redazione

31348(1) Torino – San Jose (California) via San Francisco

Stiamo volando a circa 12.000 metri d’altezza, fuori c’è una temperatura sui -52 gradi centigradi, ma all’interno di questo confortevole Boeing 747 dell’Aeritalia si veleggia sui 25 gradi, comodamente appisolati sotto le nostre copertine, nutriti e riveriti dal gentilissimo equipaggio. Abbiamo appena superato la Groenlandia e stiamo virando a leggermente a sud per seguire la rotta prevista, Milano-San Francisco.

Almeno questo dice il navigatore, io non mi sogno neanche di guardare fuori, preferisco sonnecchiare davanti alla tele. Anche se sono d’accordo con Monica che sono tutti film strappalacrime, l’ultimo addirittura mi preoccupa. Si tratta de “I cento passi”. Ci sono anche i parenti americani!

Io è la prima volta che vado in America e non è bello rendersi conto che lì (qui!), come italiani, siamo già presenti… E non sempre in bene!

Lasciando sfumare questo scomodo pensiero, torno pigramente a riflettere sulle mie attività degli ultimi mesi. Devo riconoscere che quando sto troppo a lungo ferma in una situazione, sono sì tranquilla, ma priva di stimoli e mi annoio a morte. Bon, adesso sono partita. Ed è una sfida. E quindi è allettante.

Qual è la sfida? Beh, ad una come me, che ha sempre dichiarato che nell’America non ci trova nulla di speciale, che non c’è gusto, che si mangia male, che non è una referenza, che non c’è storia, non c’è stile, etc. etc., si dovrebbe chiedere innanzitutto “ma allora, che ci fai lì?!?!???”.. Già, ma le contingenze, il lavoro, la carriera… O forse l’incipit di tutto è la noia di rimanere troppo a lungo in Italia, dopo anni all’estero per studio e lavoro? Mah… Proprio stamani ho incontrato Nadia a Malpensa ed è stato buffissimo: dopo tutto questo tempo mi è sembrato di rivivere la partenza per l’Erasmus a Grenoble. Stesse emozioni, uguali le incertezze e il desiderio di scoprire città, lavori e persone. Nemmeno lei, tra l’altro, mi pare sia cambiata, nel fisico e nella voglia d’avventura…! Che forte! E’ un po’ come tornare all’Università, con il pathos per gli esami e la vita zingara da studenti in trasferta.

La sfida, comunque, è soprattutto che adesso mi sparo direttamente nella Silicon Valley. E sento ancora risuonare nella mie orecchie la risata di un annetto fa. Discutendo con Betty la rosa delle mie future probabili destinazioni di lavoro, ero uscita fuori con questa battuta: “Ma mi ci vedi tu nella Silicon Valley????”, suscitando in lei grandi risate e la convinzione che no, proprio non riusciva ad immaginarmi laggiù.

(2) San Jose e la Silicon Valley

Sono ormai qua da due settimane ed ho concluso che San Jose è un vero schifo e la Silicon Valley pure, ma in compenso qui intorno ci sono posti splendidi e sono piacevolmente sorpresa. Oh, gaudio, quasi entusiasta!

Non è molto difficile esserlo: quaggiù è cambiato poco rispetto al Far West che si vede nei film. Sospetto che sotto la nazione moderna e civilizzata batta sempre il cuore dei pionieri. Gente un po’ pirata e un po’ disperata, con grande coraggio e perseveranza, che doma la natura selvaggia intorno a sé. E del resto, come potrebbe essere diverso? C’è la macchina al posto del cavallo, tutto qui.

Ma cosa sei qui, di fronte a questi sconfinati orizzonti, senza una macchina? Quello che allora eri senza un cavallo: morto.

Cosa sei qui, se non sai guardare il cielo stellato tollerando tutto il silenzio delle piane, delle foreste sterminate, delle distese di mare, pacifiche solo in superficie, sapendo che in ogni momento gli eventi naturali possono avere ragione di te?

E non è la sola cosa di cui mi sono resa conto.

Per una persona che è cresciuta con la consapevolezza che il silicio ha cambiato il mondo, e non soltanto ai tempi dei Fenici e dell’invenzione del vetro, qui è una pacchia. Ci sono più aziende di elettronica che sassi, nella valle di San Jose. Da queste parti c’è il famoso garage in cui è nata la Hewlett&Packard. Proprio qua a San Jose c’è la sede della Cisco. Ti aggiri per la città, moderna, squadrata, fredda e quasi disumana, e il colore predominante è il rosso delle insegne dell’Adobe, il cui building domina la metropoli e calamita l’occhio dovunque tu sia.

Ma da queste parti, anche di giorno, hai paura a girare per le strade, perché vedi, accanto a downtown, troppa miseria, troppa gente, forse una volta normale, che ora vive in una povertà assai distante dall’essere dignitosa. E’ gente disperata, con la vita distrutta da questo vento di tecnologia che ha spazzato questa valle una volta desertica ed ha acuito in maniera esasperata i contrasti sociali.

Queste divergenze pazzesche, però, in cui fanno capolino qui e là un gruppo di palme altissime e stecchite e, a tratti, viali alberati stile Boston e parchi con scoiattoli, sono curiosamente seducenti. E poi… c’è il sole, e siamo a febbraio…

Dov’e’il trucco???? Beh, è semplice! In fondo siamo in California!!!!!!

Stay tuned for future news!!!!!!!!!!!!

Il Traspiratore – Numero 37-38

di G. Gibiino