Sogno in bianconero?

Febbraio 17, 2001 in il Traspiratore da Momy

È un sogno strano, quasi irreale, ormai il bianconero nella vita quotidiana non esiste più, anche la televisione, ultimo baluardo della tecnologia a cedere ai colori accecanti, ci ha tradito alcuni anni orsono. Così ogni tanto è bello ritornare a sensazioni antiche, a tempi passati, a fotografie sbiadite dal tempo, a vecchi sogni che come per magia diventano realtà…

E quando questo accade, il colore compare come per incanto, lasciandoci l’effimera illusione del sentirsi finalmente felici.

Chissà per quanto tempo durerà questa sensazione, chissà cosa succederà quando il sogno finirà…ma in fondo, perché pensarci proprio ora? Perché “macchiare” questa gioia, questo sentirsi realizzati, questa rinnovata fiducia in noi stessi, con pensieri nefasti?

Forse perché il segreto della vita quotidiana risiede nella tragica consapevolezza di noi stessi, nelle nostre debolezze, nella vulnerabilità che ci permea, nella fragilità di tutto ciò che abbiamo così faticosamente costruito.

Questa continua insoddisfazione, che non ci consente mai di dire “sono arrivata”, questo porsi obiettivi sempre più ambiziosi e sempre più irraggiungibili sono diventati ormai una prerogativa dell’era moderna, nella quale l’importante non è essere, ma apparire. Sono chiari sintomi di un malessere tipico di quest’epoca irrimediabilmente segnata dall’egoismo e dal qualunquismo, dal disinteresse verso il prossimo e dall’egocentrismo sfrenato.

Si è persa completamente l’idea del gruppo, della collaborazione, della solidarietà: i quattro moschettieri, con il loro “uno per tutti, tutti per uno”, sembrano appartenere ad un mondo parallelo al nostro.

Un’ultima considerazione: questo articolo è nato veramente da un sogno che si è realizzato e adesso sono qui a chiedermi perché le mie dita, battendo velocemente sulla tastiera, abbiano composto non un “inno alla gioia” bensì una critica dissacrante della società nella quale viviamo…

L’unica risposta che mi viene in mente è che probabilmente solo quando ci sentiamo felici cominciamo a pensare a ciò che realmente ci circonda, e la nostra felicità si tramuta rapidamente in sgomento, facendoci inseguire un altro traguardo di felicità; prendendo a prestito le parole di una vecchia canzone per bambini si potrebbe dire: “il gatto si morde la coda e non sa che la coda è sua…”.

Il Traspiratore – Numero 23

di Momy