Piacenza: lezione ai Grizzlies

Maggio 13, 2002 in Sport da Redazione

Lezioni di vita dal Piacenza, potrebbe essere il riassunto degli incontri di sabato. O se preferite ci si potrebbe interrogare sui motivi che hanno fatto finire in letargo i torinesi, in entrambi i match contro il Piacenza. Gli emiliani sono una squadre senza fuoriclasse, ma hanno un gioco corale quasi perfetto. Zero errori, tante rubate e discreti battitori velocissimi.

La prima gara vede sul monte Lole Avagnina. Il fossanese non è ancora ai livelli dello scorso anno e la sua prestazione è abbastanza deludente. Il suo rivale Facchin, invece, inizia subito alla grande una partita splendida, eliminando al piatto Lingua e Bonisoli.

Al secondo inning, i biancoverdi perdono Fabio Bonisoli, che si schianta contro la recinzione. Lussazione alla spalla ma per fortuna sembra meno grave del previsto. Gli ospiti sfruttano la situazione psicologica un po’ instabile e si portano in vantaggio. In attacco inizia un sabato nerissimo. I ragazzi di Gianmario Costa s’impuntano a battere le prime palle e non si muovono da casa base.

Per vedere il primo punto dei Grizzlies bisogna aspettare la quarta ripresa. Il Piacenza è sul 2-0, grazie a un errore di tiro di Hansen. In battuta c’è Luca Costa, unico torinese a salvarsi dal disastro, che realizza un doppio. Poi Boris Mammano trascina a casa il compagno. Calma assoluta nei due inning seguenti. Lole Avagnina va un po’ meglio anche se non incanta. Al sesto inning su basi piene, Dante Carbini, sostituisce il compagno sul monte. E’ il segno che Costa vuole vincere a tutti i costi la prima partita.

Stessa cosa successa a Bollate una settimana fa. Carbini è immenso e perfetto sul monte, toglie la squadra da un momento terribile e conduce poi una partita degna della sua fama. Purtroppo però il gioco questa volta non funziona. Se Carbini sul monte funziona bene, l’attacco non riesce a battere. La grande occasione i Grizzlies la potrebbero sfruttare al settimo. Basi piene grazie a una valida di Sartini, a Lole Avagnina colpito e a una base su ball, ma i torinesi riescono a buttare via tutto.

Nella penultima ripresa il Piacenza fissa il punteggio sul 3-1 grazie a un triplo di Federici che spinge a casa Mascitelli. E sancisce la prima sconfitta dei Grizzlies Torino ‘48 nel campionato di A2.

Incredibile invece la seconda partita. Carbini ha lanciato nella prima e quindi lascia il posto a Ballor. L’eroe della seconda gara di Bollate, questa volta incappa in una serata nerissima. Due inning e sei punti subiti. E’ un fardello che rovina definitivamente la partita, se pensate che il risultato finale è di 4-9.

Se la difesa è in bambola nei primi due inning, l’attacco lo è per tutta la partita. Come già nel pomeriggio i biancoverdi non battono e nemmeno l’inserimento di Stefano Rosi, uno dei migliori della scorsa stagione, cambia la situazione.

Max Serci già al secondo inning sostituisce Ballor. Una buona prova la sua con due punti subiti. La noia domina la partita e se non c’è noia, c’è la rabbia nel vedere che il Piacenza “notturno” non ha un grande lanciatore sul monte e che il Torino sta buttando via una partita.

Alla settima ripresa sul risultato di 0-8 Mannucci rileva Serci. Il giovanissimo lanciatore è l’unico motivo di allegria della serata. Tanto bistrattato nella scorsa stagione, Mannucci ha dimostrato di avere i numeri. Evidenza che “maestro” Carbini, pitching coach, sta lavorando davvero bene.

All’ottavo inning dopo il nono punto degli ospiti, arriva la reazione, chiamiamola così, dei padroni di casa. Luca Costa, Boris Mammano, Christian Hansen e Luigi D’Alessandro riescono a portare a casa i primi punti. Quattro punti che riaccendono delle vaghe speranze ma che soprattutto tolgono un inquietante zero dallo scorer della partita.

Doppia sconfitta contro una squadra molto più esperta e più determinata. I Grizzlies devono ritrovare la grinta e la voglia delle prime giornate, oltre al vero Lole Avagnina. Perché vedere sprecare tanto talento e Dante Carbini, utilizzato come rilievo e non come partente, è un lusso che a Torino non ci si può permettere.

di Fabio Granaro