OSN: Bocelli, Haydn e Beethoven

Febbraio 9, 2006 in Spettacoli da Stefano Mola

SLALOM PARALLELO

BocelliPer chi ancora non se ne fosse accorto, ci sono le Olimpiadi. Già sabato, primo giorno di gare, si consegnano le prime medaglie (emozioni, salire un gradino, flash, bandiera, inno, lacrime, sentimenti e ricordi e sforzi tutti insufflati in vena in un colpo solo).

Ogni cerimonia sarà accompagnata da un concerto. Sabato 11 tocca all’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI accompagnare il tenore Andrea Bocelli e il soprano Annamaria dell’Oste nel primo di questi eventi: Piazza Castello (chiamarla Medals plaza non è che mi piaccia tanto), ore 20:15.

Sul podio si alterneranno due direttori: Marcello Rota e Enrico Dovico. Come si conviene (e come del resto il pubblico mondiale si aspetta), il programma sarà un excursus tra le pagine più celebri della storia dell’opera (alcune, mica si possono cantare tutte; del resto avendo così tanta bella musica nell’operistico armadio, perché scegliere altro?).

Si involeranno nel cielo sopra Torino il brindisi della Traviata di Verdi, il romantico e drammatico pucciniano lamento di Lucean le stelle qualche perla di Bizet, la seduzione mozartiana di Là ci darem la mano, baceremo la mano della Vedova allegra, Lehar. Potrebbero mancare le canzoni napoletane? Infatti ci saranno (O sole mio, Non ti scordar di me, Voglio vivere così, Amapola), insieme a qualche intermezzo sinfonico (facciamo riposare le ugole dei ragazzi un attimo): Ouverture dalla Carmen di Bizet e l’intermezzo della Manon Lescaut di Puccini.

Ma che c’entra, direte voi, lo slalom parallelo con l’OSN? Be’, come mi spiegate allora che sempre sabato sera, all’Auditorium, ci sarà un concerto della stessa orchestra?

RECUPERO DELL’UNDICESIMO APPUNTAMENTO

Per gli abbonati, e per tutti gli appassionati che vorranno ascoltare un grande direttore e una coppia di pilastri sinfonici, attenzione a giorni e date. Non saranno i canonici giovedì e venerdì, ma bensì sabato 11 (lo slalom) alle 20.30 e lunedì 13 alle 21.00 (sempre nella casa rinnovata: Auditorium RAI Piazza Fratelli Rossaro).

SadoPartiamo dalla bacchetta: è quella di Yukata Sado. Nato a Kyoto nel 1961, Sado dal 1993 è Direttore Principale dell’Orchestra dei Concerts Lamoureux e dal 2005 è Direttore Musicale e Artistico della Nuova Opera di Kobe in Giappone, ospite abituale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che ha diretto in occasione del Concerto inaugurale della Stagione sinfonica 2002-2003 e al Teatro Regio di Torino, insieme con il Coro del Teatro, nel Deutsches Requiem di Brahms. Sarà a Torino per tre concerti. Ma non anticipiamo troppo e concentriamoci sul programma.

Si parte con un un tizio che di sinfonie se ne intendeva abbastanza, avendone scritte oltre cento: avete già capito che parliamo di nonno Franz Joseph Haydn. Perché nonno? Haydn esprime solidità senza stolidità, ma anche tenerezza e malinconia senza sdilinquimento, trasuda esperienza, ha sfumature drammatiche capacità drammatica senza gli abissi della disperazione. Può essere questo il ritratto di un nonno ideale, di un classico? Che siate d’accordo o no, l’importante è che apprezziate la sua meravigliosa fluidità (ancora nelle orecchie la splendida esecuzione della sinfonia 44 sotto la direzione di de Burgos, il 20 ottobre). Nell’appuntamento che ci attende, potremo ascoltare la numero 86, quinta delle sei sinfonie scritte per l’istituzione del Concert de la Loge Olympique (le cosiddette sinfonia parigine).

A chiudere il concerto, se ci passate l’inondazione dell’ego, quella che per noi è la più bella delle Sinfonie di Ludvig van Beethoven: la numero 7 in La maggiore opera 92. Definita da Wagner apoteosi della danza, è un tripudio di energia dionisiaca (attenzione, non apollinea, proprio dionisiaca). Se dovessimo buttare lì uno slogan, è come mettere in una bottiglia felicità compressa, agitare per bene e poi stappare, come sul podio una bottiglia di champagne (è quello che succede quando, nel primo movimento, si passa dal Poco sostenuto al Vivace). Ma sul podio non c’è solo la felicità asettica: spesso dietro a un successo c’è una lotta, momenti in cui niente sembra possibile (ecco allora l’Allegretto che costituisce il secondo tempo).

Beethoven è sicuramente il ring dialettico tra l’uomo, la natura e la società: qui c’è tutta la volontà, la speranza di attraversare l’esistenza con la forza vitale (mi viene in mente Dylan Thomas: the force that through the green the fuse drives the flower/ drives my green age). Forse mi piace perché in altre, la Quinta, la Terza, la Nona, vista l’usura delle esecuzioni, ci sono a volte delle patine di retorica. Questa sinfonia invece mi sembra ogni volta nuova (sarà che adoro l’esecuzione di Carlos Kleiber che ho nella mia collezione).

di Stefano Mola