Officina Einaudi

Gennaio 28, 2009 in Libri da Gabriella Grea

Titolo: Officina Einaudi Lettere Editoriali 1940-1950
Autore: Cesare Pavese
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 22,00
Pagine: 431

officine einaudi“Pavese è stato un grande organizzatore di cultura, prima di pensare ai libri suoi pensava a quelli altrui” (I. Calvino). Calvino lo ricorda come un esempio di lavoro, una mente che riuniva la “ cultura del letterato e la sensibilità del poeta”, […] un uomo la cui laconicità e insocievolezza erano difesa del suo fare e del suo essere, il cui nervosismo era quello di chi è tutto preso da una febbre attiva.” Giaime Pintor ne sottolinea “l’umorismo sobrio di piemontese, la sua ingenuità naturale in equilibrio con l’empatia verso gli altri, racchiusi in uno scapolo con i tic e le nevrosi che con la solitudine si accompagnano.”

Gli intellettuali che l’hanno conosciuto concordano unanimi nel celebrare la vivacità e l’entusiasmo, non meno dell’autorevolezza e della competenza con cui Pavese si dedica ad un “mestiere” –l’editore- ancora malcerto e provvisorio, tentando di mantenere la lucidità nelle decisioni e l’indipendenza nelle opinioni e nelle scelte editoriali. In coincidenza con il centenario dalla nascita di Cesare Pavese questo volume accoglie, disponendole in successione cronologica (25 settembre 1940- 8 giugno 1950), una selezione delle lettere editoriali note e meno note che rappresentano la lunga relazione Pavese- Einaudi. Silvia Savioli nella sua raccolta ha privilegiato i rapporti epistolari interni alla casa editrice, inserendo carteggi che “si sono rivelati basilari nella ricostrzione del ruolo insostituibile che ebbe pavese nell’impresa editoriale einaudiana.

Ovviamente il nucleo epistolare più rilevante è costituito dal carteggio con l’editore Giulio Einuadi, gli originali delle lettere trascritte sono conservati, per la maggior parte, tra le carte dell’Archivio storico della casa editrice Einaudi.

“Mi pare che lavorando con un po’ d’impegno e di intelligenza possa uscirne qualcosa di buono. […] Predicare l’arte narrativa e soprattutto quella narrativa come ‘vita morale’.”questo carteggio testimonia non solo il fermento culturale dell’epoca, ma anche un Pavese quotidiano, sagace e divertente quando chiede –devotissimo- allo Spettabile Editore Einaudi che gli sia versato, come anticipo del compenso di Paesi Tuoi, “n°1 pipa, onde fumarmela e preparare in serenità altri e più seducenti racconti.” ( Torino, 2 maggio 1941, pg 18).

Tuttavia, non di solo lavoro si nutrono i letterati, “ C’è una vita da vivere, ci sono biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere.” (Torino, 14 aprile 1942, pg 45), ma soprattutto “finchè continuerete con questo sistema di sfruttamento integrale dei vostri dipendenti non potrete sperare in un rendimento superiore alle loro possibilità”. Pavese vedrà regolarizzato il suo contratto il 1° dicembre 1942, assunto con mansioni di impiegato di concetto di prima categoria, con uno stipendio di 2000 lire mensili lorde, “i rapporti di lavoro sono regolati dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per gli impiegati dell’industria” (30 novembre 1942, nota 1, pg 46).

Purtroppo la guerra entrerà prepotente nella vita di quei “grandi piccoli maestri” (Franco Contorbia), Pintor, Pavese, Einaudi, Ginzburg e Muscetta; si porterà via nel ‘43 e nel ‘44 Pintor e Ginzburg, privando la casa editrice e la cultura italiana di due menti argute e briose lasciando pavese fino al 27 agosto 1950 l’unico garante del fermento intellettuale che animava lo struzzo, nato per burla e cresciuto per dovere morale contro l’oscurantismo dell’epoca. Pertanto questa raccolta è Letteratura, è Storia, è l’ennesima lezione di Etica di chi ci insegna, una volta ancora, il Mestiere di Vivere.

di Gabriella Grea