New Orleans Jazz Ascona 2002: promossi e bocciati

Luglio 14, 2002 in Musica da Claris

31559(1)Il sogno, da oggi al 27 giugno 2003, sarebbe quello di avere una conchiglia da tenere sempre accanto, poterla avvicinare all’orecchio e farsi trasportare nel tempo, riascoltando musiche e ballate, immergendosi di nuovo nell’atmosfera elettrica di festa ed allegria di questi 10 giorni del 18° New Orleans Jazz Ascona. Siamo nel XXI secolo ed esistono videoregistratori, riproduttori di mp3 e mille altre diavolerie elettroniche, lo sappiamo, che potrebbero realizzare parzialmente questo desiderio. In realtà, però, è qualcosa di più, di diverso: non si può replicare fedelmente la magia che, nel nome della comune passione per il jazz tradizionale, unisce gente sconosciuta di tutto il mondo, provoca lo stesso feeling verso un assolo di chitarra o tromba, fa scattare applausi a scena aperta, induce ad esprimere commenti che superano barriere di lingua e razza, coinvolge i musicisti tanto da portarli a mischiarsi nel normale pubblico pagante (ma l’avete mai vista una rock star comportarsi così?!).

Dopo oltre 250 concerti e jam session, la più importante maratona jazz europea è finita. Rimangono tanti fotogrammi, in mente e nei cuori, dal bambino che si arrampica, a ritmo, sul palco dello stage Chiesa con la sua cola, mentre la Milano Hot Jazz Orchestra riproduce le atmosfere della Chicago anni ’20, al lancio nel lago di una bacchetta di Marco Ibarra, batterista della Johnny Ferreira Swing Machine; dalla piacevole chiacchierata sui ricordi dell’infanzia con la leggenda vivente Sam Butera alla scoperta, in un gradevole convivio sulle rive del lago, che Ed Polcer è un ingegnere meccanico rubato dalla tromba alla scienza…

Sulla dirittura d’arrivo è doveroso anche abbandonare i romanticismi dei momenti più curiosi e dare, ancora affaticati dalle corse tra 14 palchi, lo spazio interviste e la sala stampa, qualche numero, magari non esaustivo, ma sicuramente indicativo. In attesa, ovviamente, dell’edizione 2003, titolata Bixology e dedicata al mitico cornettista degli anni ’20 Bix Beiderbecke (ricordate Bix, il film di Pupi Avati?).

Musica e artisti

  • Voto 9 alla chitarra. Nel centenario della nascita di Eddie Lang, grande pioniere della chitarra jazz, era la protagonista annunciata e ha mantenuto le promesse. L’evento serale di giovedì scorso, che ha visto riuniti sullo stesso palco cinque dei migliori chitarristi oggi in circolazione (Howard Alden, Bucky Pizzarelli, Al Viola, Marty Grosz e Frank Vignola), resterà una perla unica e, forse, irripetibile.

  • Voto 8,5 agli eventi speciali. Oltre al tributo a Lang, hanno suscitato emozioni fortissime e applausi a scena aperta tre show a tema: quello dedicato al sax (Gianni Basso indiscusso protagonista), il ricordo alla memoria del compianto Tom Baker, condotto dall’amico Joep Peeters, e la magica notte, di misticismo e riflessione, tutta gospel & blues.

  • Voto 8 agli over 70. Sam Butera, Bill Ramsey, Marty Grosz e Franz Jackson hanno dimostrato di possedere ancora smalto e classe tali da continuare a sovrastare le giovani leve del jazz.

  • Voto 7,5 alle sorprese Albie Donnelly, Emanuele Urso, Joe Ascione e Rossano Sportiello. Se il loro sogno fosse esibirsi da solisti, a spalti esauriti, nelle arene di casa (Anfield road, Olimpico, Flushin meadows, San Siro), presto potrebbero realizzarlo; noi ci accontenteremmo di rivederli ad Ascona il prossimo anno.

  • Voto 7 ai Ginger Pig e alla Johnny Ferreira Swing Machine. I puristi storceranno il naso, ma sono loro il traino per avvicinare i giovani al jazz.

  • Voto 5 a Toni Lynn Washington. La regina del blues di Boston, seppur affabile e con un’ottima voce, non è supportata da un’adeguata presenza scenica: troppo austera, non riesce a coinvolgere adeguatamente il pubblico.

    La cornice del Festival

  • Voto 9 al pubblico. Oltre ottantamila persone entusiaste, provenienti da tutta Europa, sono la vera apoteosi dell’organizzazione e la conferma della meritata popolarità del Festival.

  • Voto 8,5 ai colleghi dell’ufficio stampa per il lavoro scrupoloso e gli aggiornamenti in tempo reale (vero Luca e Alessandro?) in quattro lingue sul sito Internet ufficiale (www.jazzascona.ch).

  • Voto 8 all’hotel Giardino per la perfetta organizzazione del Final Gala. In una sola sera, su un unico palco, la classe di Lars Edegran, l’autorevolezza di Lino Patruno, la finezza di Ed Polcer e Bucky Pizzarelli, l’allegria dell’Ambrosia Brass Band hanno rappresentato la ciliegina sulla ricca torta del festival, regalando impeti ed emozioni in un ambiente affascinante.

  • Voto 7,5 a Nina Buck per la cordialità con cui accoglie gli ospiti e l’esuberanza che trasmette agli spettatori nella succursale asconese del Palm Court café di New Orleans.

  • Voto 5 alla logistica dello stage Imbarcadero. Manca aria, luce e spazio tra i tavolini (troppo avanzati) del ristorante Battello e il pubblico pagante in piedi davanti al palco.

  • Voto 3 al sole e alle stelle (in senso assolutamente non metaforico). Pioggia, vento e freddo hanno sicuramente allontanato qualche turista.

    foto a cura di Massimo Pedrazzini

    di Claris