Miss Architect

Gennaio 21, 2010 in Libri da Benedetta Gigli

Titolo: Miss Architect
Autore: a cura di Marta Capuano
Casa editrice: ETS
Prezzo: € 12,00
Pagine: 56

Pubblichiamo il testo dell’intervento che la dottoressa Gigli farà alla presentazione del volume, che si terrà Venerdì 22 Gennaio alle ore 18:00, presso il Centro Studi per l’Architettura e l’Urbanistica Gilberto Guidi, Via Santa Maria 19, Pisa

copertina miss architectMiss Architect è un libro che raggruppa gli atti di un convegno tenutosi nel 2008 presso il Centro Studi per l’Architettura e l’Urbanistica Gilberto Guidi di Pisa in collaborazione con la rivista “Architetture” dell’edizione Ets-Pisa. Il libro si apre con un breve excursus sulle donne presenti sulla scena architettonica degli ultimi 50 anni, con uno sguardo sia internazione che nazional-locale, affrontando poi un caso specifico come quello di Beata di Gaddo, architetto romano degli anni ’50. Altro caso, quello di un’emergente artista tedesca, Annette Streyl, che ha presentato i suoi lavori di “architettura a maglia”, attraverso cui porta avanti una critica al potere economico, politico e culturale, utilizzando un materiale che è tipicamente femminile. A questo intervento fanno da contrappunto in chiave scientifica Anna Bernasconi, Chiara Bodei e Linda Pagli che si cimentano nel lavoro a maglia da una prospettiva informatica presentando “Gli algoritmi ricorsivi da lavorare a maglia”. I due successivi interventi sono delle psicoanaliste Anna Ferruta e Gemma Zontini che si sono soffermate rispettivamente sulle architetture della mente e del corpo. Così come è stato messo in rilievo il rapporto con il corpo della madre nelle architetture di Niki de Saint Phalle, presenti nel Giardino dei Tarocchi a Capalbio (Gr). Il libro si conclude con un omaggio a Gae Aulenti, architetto italiano riconosciuto a livello internazionale, attraverso una video intervista che è allegata in dvd.

Ho trovato molto interessante l’approccio multidisciplinare. Il percorso non rimane confinato a un ambito specialistico, di settore: affronta il tema del rapporto tra il femminile e l’architettura spaziando dalla psicoanalisi all’informatica. A differenza di altri tipi di manifestazione artistica, l’architettura non può essere ignorata. Possiamo non leggere un libro, o non vedere un dipinto, ma non possiamo non entrare in relazione con gli edifici che ci circondano. Gli spazi e il loro uso definiscono e influenzano la nostra vita giorno per giorno, le case sono la nostra interiorità; allo stesso tempo sono tecnica e materia. Di qui secondo me il valore di un’operazione come questa, che allarga la riflessione a tutto campo.

niki de saint phalleDetto questo, come storica dell’arte sono rimasta ovviamente molto affascinata dall’articolo su Niki de Saint Phalle, e sul suo Giardino dei Tarocchi opera ispirata al Parco Guell di Gaudi a Barcellona, in cui evidente è lo sconfinamento dell’artista nell’architettura: esso si trova a Garavicchio, presso Capalbio (GR) ed ha al suo interno un gruppo di 22 sculture monumentali ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi. Opere architettoniche oltre che artistiche proprio per il fatto che alcune di esse hanno un interno che è un vero e proprio spazio abitativo in cemento armato ricoperto da un mosaico di specchi, vetri e ceramiche colorate. Per questo giardino incantato e magico le è stato di notevole aiuto l’apporto dell’artista e marito Jean Tinguely, importante esponente del Nouveau Realisme degli anni ’60. Quello che mi ha fatto riflettere è che, come ha scritto la Dott. Capuano, per molti anni Niki è stata considerata come “semplice assistente del compagno”. Destino delle donne, quindi, architettrici o artiste che siano (pensiamo a Charlotte Perriand che collabora con Le Corbusier nella creazione della famosa chaise-longue o il caso di Beata di Gaddo e Pietro Barucci).

Anche la storia dell’arte è stata per molti secoli una disciplina esercitata da uomini, sia per quello che riguarda la “produzione” che per ciò che concerne il collezionismo, lo studio e la tutela. Possiamo dire che almeno fino alle soglie del XX secolo le presenze femminili fra gli artisti erano del tutto episodiche ancorché talvolta molto affascinanti. Per citare alcuni nomi ricordiamo la pittrice Marietta Robusti, figlia di Tintoretto, Artemisia Gentileschi, figlia del già famoso caravaggista Orazio, Elisabetta Sirani, figlia di Andrea Sirani allievo di Guido Reni, e ancora andando avanti fin nell’Ottocento Berthe Morisot, cognata di Edouard Manet e Camille Claudel, allieva ed amante di Auguste Rodin. Tutte donne, oggi assolutamente valutate in base alla loro bravura e capacità personale, ma che hanno vissuto grazie e in funzione dell’uomo più o meno famoso che avevano accanto.

reichstag a magliaSempre fino a inizio 1900 del tutto assenti risultano gli scritti femminili nell’ambito delle ricerche storico-artistiche e della trattatistica e molti ostacoli vi sono anche nel campo propriamente lavorativo. Pensiamo che a inizio Novecento il Ministero della Pubblica Istruzione (che si occupava delle cosiddette Belle Arti), invece, si oppose, in forza della legge (Legge n.386 del 27/06/1907 sul Consiglio superiore, sugli uffici e il personale di Antichità e belle Arti), alla nomina di una donna ad ispettrice del museo preistorico di Roma poiché essa “a causa del sesso”, non era ritenuta adatta “a sorvegliare e dirigere scavi archeologici”. E, ancora, nel 1935, alla vincitrice del concorso internazionale per il Museo greco-romano di Alessandria d’Egitto non venne assegnato il premio, perché donna (E’ il caso di Attilia Travaglio Vogheri).

Da qualche decennio a questa parte il rapporto si è modificato: con un po’ di sollievo, si può affermare che la distinzione uomini/donne si è attenuata, grazie a un cammino lungo e lentissimo per secoli, divenuto invece un po’ più rapido, deciso e sicuro negli ultimi decenni. Negli anni 80 fioriscono le critiche d’arte, forse anche come conseguenza delle campagne femministe degli anni precedenti donne
critiche d’arte che si occupano di donne artiste: citiamo Vera Fortunati e Gioia Mori, autrice della monografia sulla fascinosa Tamara de Lempicka ,Martina Corgnati, con uno studio su Meret Oppenheim, Orietta Pinessi, che si occupa di Sofonisba Anguissola, virtuosa ritrattista cremonese del secondo Cinquecento.

zaha hadidIn Italia, come in tutto l’Occidente, non provoca alcuno stupore o curiosità particolare l’attività creativa delle donne, e nel campo della critica d’arte e delle direzioni museali, la presenza femminile sta diventando anzi maggioritaria. Dando uno sguardo complessivo a tutte le soprintendenze, archivi e direzioni periferiche del Ministero notiamo infatti una raggiunta parità tra i sessi, con leggera prevalenza delle donne soprattutto nelle principali sovrintendenze ai Beni artistici: Maria Cristina Acidini al Polo Museale Fiorentino, Anna Coliva alla Galleria Borghese. La storia dell’ arte sta diventando un «feudo» femminile.

In questo come in altri campi, la speranza è che non vengano più poste domande come questa, fatta a Zaha Hadid, architetto vincitore del concorso per il progetto del MAXXI di Roma, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo: Lei è la prima donna a ricevere il Pritzker. Che cosa vuol dire essere donna e architetto? Nel frattempo, potremmo prendere a prestito la risposta di Zaha: Non lo so, non sono stata mai uomo.

di Benedetta Gigli