Mercoledì sera l’ultimo spettacolo dell’Anna Cuculo Group

Giugno 26, 2007 in Spettacoli da Redazione

I due massoni” al Teatro Gobetti chiude la stagione teatrale

Anna Cuculo L’Anna Cuculo Group chiude in bellezza la sua stagione teatrale. Con uno spettacolo che è praticamente già un tutto esaurito, basato su un testo importante, messo in scena per la prima volta dopo tanti anni. Il contenuto dell’opera è infatti una traduzione e un adattamento dall’originale francese del 1808, realizzata da Giuseppe Vatri, studioso di Storia della Massoneria, scrittore, saggista e traduttore delle Costituzioni della Muratoria Britannica del XVIII secolo.

In occasione del 30esimo anniversario dalla fondazione dell’associazione “Angelo Brofferio” (che è anche coproduttore dello spettacolo), il gruppo teatrale diretto da Anna Cuculo presenterà uno spettacolo il cui ricavato sarà totalmente devoluto in beneficenza.

Ma per comprendere il valore della performance è necessario fare una serie di precisazioni. Innanzitutto il connubio fra teatro e massoneria, che certo non è semplicissimo da documentare, ma presenta tracce ben visibili. Nella sua postfazione al palinsesto, Giuseppe Vatri descrive alcune fra le più antiche testimonianze delle logge inglesi e scozzesi

Vatri considera uno dei punti iniziali di questo filone le canzoni presenti già nelle Costituzioni del 1723. Un nucleo teatrale sarebbe già presente in queste, recitate o cantate come l’occasione permetteva, ma che contenevano quel sostrato rappresentativo utile a successive complicazioni.

Nel corso degli anni, sempre però intorno al primo quarto del 1700, si sono così imposti diversi ingressi o citazioni massoniche nei proemi e nelle dediche di varie opere, come l’interessante modifica all’Enrico IV di Shakespeare. “Si trattava della seconda parte del Re Enrico IV del famoso Guglielmo, ” specifica Vatri, “nella quale erano persino inseriti canti Massonici. Prologo e epilogo, manco a dirlo, erano scritti da William Mills, Massone”. È invece del 1730 la prima opera scritta ex novo, con evidenti riferimenti massonici. Si tratta del The generous freemason, or the constant lady, dal titolo chiarissimo. Anche se non era uno spettacolo dai contenuti completamente massonici, si trattava pur sempre di un palinsesto pensato per questo tipo di pubblico e, soprattutto, costruito per divulgare un immagine positiva, “pubblicitaria” si potrebbe dire, dei valori delle Logge dell’epoca. Così ben spiega Giuseppe Vatri: “La Massoneria saliva sulle tavole di scena, ad esporsi davanti al pubblico, affrontando le opinioni che il pubblico aveva della Massoneria, raccontandosi, cercando di trasmettere la conoscenza di se stessa che voleva diffondere”.

In questo contesto culturale, anche se spostato ad inizio Ottocento e in Francia, si colloca la realizzazione de Les deux Franc-maçons, andata in scena il 25 maggio del 1808. Fu una prima importante, organizzata alla presenza persino dell’imperatrice e regina Joséphine. Allora erano i tempi di Napoleone, periodo fausto per le Logge, e infatti lo spettacolo venne apprezzato secondo differenti modalità. Di fronte ad un pubblico di massoni e non, al calare delle scene, i primi applaudirono a più non posso mentre i secondi fischiarono senza sosta, creando un baccano incredibile. Tanto che l’autore, richiamato sul palco, si trovò nella difficile condizione di capire quello che stava succedendo e se quelli là in fondo erano insulti o ululati di giubilo.

Tornando ai nostri giorni, la messa in scena di mercoledì sera presenta, perfettamente in tema, una scenografia simbolica, con signa che richiamano da vicino tutti i contenuti dell’opera. Un allestimento semplice ma caratterizzato dai colori brillanti, più giocato sulla parola che sulle distrazioni della vista. I costumi invece riprendono abiti di inizi ‘800, coerentemente con gli anni di compilazione e recita dello spettacolo. Quella de “I due massoni” è una storia generosa, con personaggi ben ritagliati nella caratterizzazione e definibili con precisione. Una ricostruzione dove il filo conduttore è comunque sempre la povertà e la difficoltà di “arrivare a fine mese”, come si direbbe adesso.

Fanno da cornice una storia d’amore contrastata, e un vecchio spilorcio (simpatico) sbavante e pretendente la mano della giovane fanciulla che vive nel suo palazzo. Il tutto legato da un passato che non può più ritornare e che ha gettato nella povertà la famiglia della ragazza.

Bene. E quindi la Massoneria che ruolo ha? Senza voler rovinare il finale a nessuno, si può dire che è uno dei suoi princìpi ad essere il vero protagonista dello spettacolo. Uno dei suoi capisaldi: il mutuo soccorso. “Un Muratore deve essere tanto caritatevole, da non chiudere mai scortesemente le orecchie ai lamenti della povertà derelitta; ma quando un fratello è oppresso dal bisogno, le sue sofferenze devono essere ascoltate con attenzione e in modo speciale; in conseguenza di ciò, la pietà deve scorrere dal petto, insieme con il sollievo, senza pregiudizi, secondo le proprie capacità”. (Ahiman Rezon, a cura di Giuseppe Vatri, pag. 73-74).

“I due massoni” è perciò sì una pièce gustosa, divertente e dal buon finale consolatorio, ma è anche l’esemplificazione di un modello, quello del massone esemplare.

I DUE MASSONI (o i casi del destino in America e in Francia)

Relazione in tre atti in prosa di un fatto storico, fatta a Sua Maestà l’Imperatrice e regine Joséphine nel suo teatro, il 25 maggio 1808

Di Pellettier-Volméranges

Traduzione e adattamento di Giuseppe M. Vatri

Regia di Anna Cuculo

Con:

Domenico Brioschi: Oudin

Rossana Bena: Signora Oudin

Marianna Giuliano: Elisabetta Oudin

Eugenio de Vito: Foncrenne

Fiorenzo Foresto: Melchior

Claudio Bertassello: Notaio Urban

MERCOLEDì 6 GIUGNO 2007, ORE 20,30

Teatro Gobetti, via Rossini 8, Torino

di Davide Greco