Mentre dorme il pescecane

Giugno 26, 2005 in Libri da Redazione

Titolo: Mentre dorme il pescecane
Autore: Milena Agus
Casa editrice: Nottetempo
Prezzo: € 12.00
Pagine: 171

Mentre dorme il pescecaneEssere donna e scrittrice oggi può essere davvero un bel problema. Nel post-Melissa P, tornata nelle librerie con un nuovo romanzo e gli strascichi d’incertezza del primo lavoro, la letteratura al femminile deve sfoderare le unghie se vuole riabilitare la propria immagine.

Milena Agus con il suo romanzo d’esordio, “Mentre dorme il pescecane” (Nottetempo), cerca di offrire un nuovo volto della scrittura, mischiando una lingua nuova, ironica e vibrante, ad una storia legata al cardine di tutte le vicende (e i guai) dell’umanità: la famiglia. Protagonisti di questo romanzo sono i Sevilla Mendoza, Dna sardo e nome sudamericano, madre, padre, nonna, zia, figlio, figlia. È proprio quest’ultima, con una voce narrante feroce e malinconica, a disegnare un microcosmo domestico simile allo stomaco di un pescecane, aggrovigliato e pulsante. Un mondo dove ci si nasconde per non affrontare una realtà difficile ed incomprensibile, dove non sembra esserci alcun dio, oppure pare essercene troppo, invadente e poco attento ai guai di una povera umanità perduta fra un desiderio e un sogno. Il desiderio di una zia che non ha nome e troppi fidanzati, il sogno del padre di andare via per aiutare gli altri al fianco della donna giusta, il sogno della madre che porta in giro gli abiti a fiori appesi al proprio corpo, sognando di andare via, sulle note di una milonga argentina.

E poi lei, la figlia, vittima sacrificale della troppa fame d’amore di questo tempo, raccontata nel sadomaso, alimentata dal dover dare scandalo. Il romanzo della Agus non avrebbe bisogno di tanta cruda e inutile sessualità. È avvolgente e sognante, con quel pizzico di realismo magico che, se lo fai ossigenare in provincia di Cagliari, può diventare davvero suggestivo. “Mentre dorme il pescecane” ti incanta e ti insegna a dare “un calcio in culo” a tutto, alla paura, alla solitudine, alle storie sbagliate. Basta questo, in fondo, e una buona scrittura, per fare un buon libro e convincere i lettori. Quindi, novelle Melisse P., lasciate perdere: la scrittura non si fa solo a colpi di spazzola.

di Stefania Leo