Mario Calandri alla Galleria Carlina

Ottobre 17, 2002 in Arte da Sonia Gallesio

32202Gli bastano due conchiglie, uno spezzone di giostra, un mazzolino di violette per creare uno spicchio di mondo purissimo…

[Giovanni Arpino]

Un artista capace, come pochi altri, di usare la dimensione privata quale schermo atto a filtrare le luci troppo intense e le crudeli banalità quotidiane per distillarne gli umori più vitali…

[Vincenzo Gatti]

La mostra allestita presso la Galleria Carlina, visitabile ancora fino al 31 ottobre, mi riporta ad una delle esposizioni che più mi hanno colpita e stregata – la grande antologica dedicata da Palazzo Bricherasio, nel 2001, a Mario Calandri. In effetti, una buona parte delle opere presenti oggi nello storico spazio di piazza Carlo Emanuele – perlopiù tele realizzate con tecnica mista – sono state esibite nell’ambito di quell’imperdibile occasione. Calandri (1914-1993) può essere definito, senza alcun timore, un ‘orgoglio tutto torinese’: considerato uno dei massimi incisori del nostro tempo, si formò all’Accademia Albertina delle Belle Arti – dove tornò successivamente in veste di docente. Appassionato osservatore e pensatore, partecipò a numerose edizioni della Biennale di Venezia e vinse svariati premi; insegnò – inoltre – all’Accademia di Brera, a Milano, e divenne maestro di un altro superbo artista piemontese, Giacomo Soffiantino. Mario Calandri godette delle magiche ascendenze di Torino, questa è una piccola curiosità, da un ‘quartier-generale’ d’eccezione, uno studio in Via Carlo Alberto le cui finestre si affacciavano sul cheto giardino di Palazzo Cisterna. L’allestimento realizzato presso la Galleria Carlina, comprendente una quarantina di opere, fornisce una panoramica apprezzabile in merito alle procedure maggiormente adottate dall’artista: ritroviamo – infatti – un discreto numero di tele compiute con tecnica mista (in prevalenza pittura ad olio integrata dall’applicazione di inserti di carta raffiguranti i soggetti più disparati, dalle fantasie floreali ai corpi femminili), sublimi acquerelli ed alcune raffinate incisioni eseguite negli anni settanta e ottanta. Le ambientazioni peculiari di Calandri trovano, altresì, ampia rappresentazione grazie ad opere quali “Tiro ai pupazzi” e “Tiro a premio”. Le suggestioni indotte dalla produzione del maestro sono pressoché impareggiabili: rimanendo in ascolto, sembra quasi di poter percepire bisbigli e sussurri, o ancora di udire vecchie nenie e filastrocche tipiche di giostre e fiere.

32201(1)Il registro espressivo del Calandri, carico di emotività ed incanto, è insolito e sublime: figure schizzate a matita si sovrappongono a sfondi di colore ad olio, piccoli putti alati o farfalle emergono da recondite dimensioni, corpi di donna appaiono come fantasmi di carne impalpabile in contesti fortemente allusivi. Tra i lavori più interessanti, da ricordare “Scampi e granceola” – che rimanda a De Pisis sia per le cromie che per la particolare stesura del colore, “Il padiglione del fotografo”, “La maschera” (1964), “Il castello incantato” (1965). Di fulgida bellezza sono gli acquerelli dedicati al cibo e ai sapori della natura – lasciti di impagabile poesia nei quali ritroviamo nespole e ciliegie, zucche, pesche e fichi gonfi di sole, uva dai chicchi rossi e carnosi, cozze succose e limoni spaccati. Le opere alle quali è destinata l’ultima sala sembrano celebrare con autentico e religioso rispetto, ma anche con desiderio, i prodotti del mare e della terra: il tocco prodigioso di Calandri rende quelle composizioni di funghi e bottiglie d’olio d’oliva – o ancora di pesci e crostacei – altissime, di grande potere evocativo ed estetico. In vista dell’ampia mostra che presto verrà intitolata all’inimitabile autore (questa è una piccola indiscrezione che ho colto per caso pertanto mi auguro che corrisponda a verità…) sarebbe opportuno – sia per gli appassionati sia per coloro che ancora non conoscono l’eccelso maestro – non perdere l’esposizione alla Carlina. Talvolta, per me, scegliere di scrivere in merito ad un artista può equivalere ad una vera e propria dichiarazione d’amore e mai come in questo caso ho sentito il bisogno di farlo. Fin dal primo incontro, ho provato profonda familiarità davanti ai lavori di Mario Calandri, senso di appartenenza, affinità. Ed è come se quelle opere, osservate inizialmente così a lungo, da allora non mi avessero più abbandonata.

Opere di Mario Calandri

Galleria Carlina, Piazza Carlo Emanuele II n. 17 (Piazza Carlina), Torino

Fino al 31 ottobre 2002

Ingresso: libero

Orari: da martedì a sabato, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

Il richiamo di un animo inquieto

di Sonia Gallesio