Marco Parente: la scheggia impazzita del rock

Maggio 5, 2003 in Musica da Gino Steiner Strippoli

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Spesso è stato paragonato, per il suo modo di cantare, al rocker scomparso Jeff Buckley! Marco Parente è uno straordinario musicista, uno dei pochi “veri” che suona la musica rock andando sempre sopra le righe, trasmettendo, con le sonorità e i testi, calore e fisicità. Tanto per intenderci, solo 6 mesi fa ha ricevuto il Premio Grinzane Cavour per la poesia e i testi musicali. Il suo ultimo album “Trasparente”, (Mescal), prodotto da Manuel Agnelli è un vero gioiello del rock italiano, forse tra i più completi per sonorità, parole e energia degli ultimi 15 anni. E dire che pochi conoscono questo artista, che se arrivasse dalla made in England lo vedrebbe portato in trionfo all’insegna delle rock star, ma questo è il solito discorso che vige in Italia.

Forse è l’ora di scoprire le grandi qualità dei nostri artisti che hanno assoluta dimensione internazionale. Il 24 aprile, sul palcoscenico del Palastampa di Torino, Marco Parente ha voluto dare, con la sua musica, un contributo alla causa di Amnesty International. Il concerto è stato anche un occasione per vivere la dimensione di “Trasparente”, dieci grandi canzoni. Ascoltare quella ballad stupenda che è “La mia rivoluzione”, che apre l’ultima prova discografica, è immergersi in un atmosfera al limite della psichedelia più moderna con la poesia, poi l’arrembante ed energica “Scolpisciguerra” ha fatto il resto, qui la ricerca sonora si infittisce in un agglomerato potente di suoni, impossibile resistergli.

Ecco già questi due brani basterebbero, di per se, ad alimentare l’intero disco. Ma Marco non si ferma qui, lui è un “completo”, ed ecco arrivare “Farfalla pensante”, ballata struggente e portatrice di sogni liberatori. L’incantevole “Come un coltello” sopraggiunge per dare assolute sonorità che ti sospendono nell’aria e le parole ti circondano di verità. Il gioiello di quest’album è rappresentato dal testo di “W il mondo”: …non cambia il mondo ma forse cambia il mio, ho un gran fretta di cambiare il mondo che non va dove pensavo, ho una gran fretta di cambiare pelle a questa terra come mi va di avere ragione senza pensare che non cambia il mondo se non cambia il mio….

Sei definito il Jeff Buckley italiano

A volte i paragoni sono necessari per essere chiari, è un accostamento che mi porto dietro da quando è uscito il primo disco, devo dire che Buckley ha contato molto per me, anche se le mie arie musicali adesso si sono aperte a 360 gradi, distaccandosi di fatto da un riferimento come Jeff. Comunque questo paragone non può che lusingarmi perché lui era considerato una speranza per il rock purtroppo non c’è stato modo di confermare questa cosa.

Il panorama rock italiano, tu come ti ci trovi?

Non sono particolarmente interessato a sapere se mi ci trovo dentro, ai suoi limiti o fuori, trovo spesso delle difficoltà perché il mio modo di approcciare la musica, di comunicarla, suonarla e condividerla non ha dei riferimenti precisi in Italia. Sicuramente io vengo da un estrazione rock però devo dire che a me la musica quando è buona piace tutta e non mi faccio problemi di sorta a volerla succhiare e portarla dentro. Io mi definisco la “scheggia impazzita” della musica italiana!

Tu in passato hai collaborato con molti artisti da Carmen Consoli a Cristina Donà, sei sempre stato aperto agli scambi con altri artisti

Intanto si è alzato molto il livello degli artisti e questo vuol dire che si può comunicare e capirsi e questo è un gradino che ha permesso in alcuni casi delle collaborazioni sincere. Quando ascolto altri musicisti e mi colpiscono veramente la prima cosa che mi viene in mente è conoscerli prima di tutto e poi poterci lavorare, condividere il pane quotidiano che è la musica.

Per te qual è il significato personale di musica?

Per me la musica è tutto ciò che considero soprannaturale, è tutto ciò che io non riesco a spiegare, per cui la rincorro continuamente, cerco in qualche modo di servirla. Se io penso che esiste Dio, o comunque tutto ciò che non riesco a spiegare, questa è la musica.

di Gino Steiner Strippoli