Lo specifico fotografico

Marzo 27, 2002 in Arte da Redazione

30058(1)“Ho sempre cercato di fare qualcosa di simile alla scrittura usando la luce ed i materiali della fotografia”. Tutta la produzione di Nino Migliori è una scomposizione del codice linguistico del proprio mezzo nei suoi elementi costitutivi minimi. Dalle Ossidazioni degli anni ’40 al concettualismo degli anni ’70 passando per il Neorealismo, costante è l’intenzione di penetrare a fondo lo specifico fotografico.

Egli piega i processi chimico-fisici della stampa fotografica alla maniera di un alchimista. “Il suo lavoro condotto al di fuori della “camera” è una critica nei confronti del procedimento che porta a fissare meccanicamente il disegno della luce”, dice Lucia Miodini, nel testo in catalogo. E “la trasgressione, atteggiamento che motiva sia la sperimentazione sia le esperienze successive, non è violazione aggressiva dei codici ma sovvertimento ludico delle consuetudini”. Mentre la sovrapposizione di materiali e/o tracce- gesti così come le realizzazioni fotografiche degli anni ’70 – ’80 introducono “nella scrittura con la luce, la dimensione del tempo”, in modo da distruggere la concezione tradizionale della fotografia come ricordo istantaneo, anzi in certi casi valgono come annullamento della memoria stessa.

Per quanto riguarda gli scatti dell’Italia meridionale post bellica, essi nascono dall’intento di “cogliere le strutture relazionali di una civiltà, lasciando emergere i codici di lettura dei soggetti fotografati”. Infine, la trascrizione di segni umani e naturali di Grafica Grafica e Naturalmente, senza dimenticare le Trasfigurazioni degli anni ’90, in cui “l’elaborazione al computer (delle immagini) è critica nei confronti del mito della fotografia come riproduzione del reale”.

Per la 4° rassegna organizzata dalla GAM presso Villa Remmert a Ciriè e in una sala del I piano dell’istituzione, curata da Riccardo Passoni, vice direttore del museo torinese, sono state selezionate 125 opere dell’immensa produzione del fotografo bolognese, che testimoniano dei più importanti risultati raggiunti dall’artista. Oltre a ciò, un’ottantina di squarci delle sue sperimentazioni sono visibili presso la Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, mentre una raccolta di lavori anni ’50 premiati a concorsi fotografici cui Migliori partecipò si trovano esposte presso la Galleria Fiaf di via P. Santarosa a Torino.

di Barbara Cantoia