Le nozze di Figaro

Febbraio 23, 2004 in Spettacoli da Stefano Mola

MozartSecondo atto del tris di capolavori composti da Mozart su libretto di Da Ponte: dopo “Così fan tutte”, rappresentato la stagione scorsa, ecco “Le nozze di Figaro”. Andrà in scena nell’allestimento di uno dei più grandi registi del panorama lirico, Jonathan Miller. Sul podio dell’Orchestra del Regio, l’insigne direttore Stefan Anton Reck; maestro del Coro sarà Claudio Marino Moretti.

Le nozze di Figaro furono presentate per la prima volta al Burgtheater di Vienna nel 1786. Il libretto è tratto dalla commedia di Beaumarchais Le mariage de Figaro ou la folle journée, che suscitò clamori e scandali per le rivendicazioni contro l’aristocrazia e il clero. Ma Mozart e Da Ponte lasciano in secondo piano gli aspetti politici, mettendo invece in risalto la ricerca dell’amore e della felicità che accomuna con modi e percorsi diversi tutti i personaggi: Susanna e Figaro cercano di fugare qualsiasi intralcio al loro imminente matrimonio, e soprattutto di sfuggire allo jus primae noctis che invece il Conte gradirebbe assai mantenere, mentre la Contessa vuol recuperare le attenzioni del marito, in verità molto più interessato a conquistare la sua giovane e stuzzicante cameriera. Ma è Cherubino il paradigma stesso dell’opera.

Con Cherubino Mozart è riuscito a rendere in modo sublime quella condizione dell’esistenza in cui si inzia oscuramente a intuire che la realizzazione di sé passa anche attraverso la ricerca del complemento nell’altro. Un risvolto di quel sentimento dalle mille sfumature che chiamiamo amore. Come ha scritto Massimo Mila (Lettura delle Nozze di Figaro, Einaudi, pag. 46), “Cherubino è l’adolescente che esce di fanciullezza, e che scopre vagamente, a tentoni, in maniera ancora assolutamente indeterminata, che cos’è l’amore […] Innamorato di tutte le donne, e più precisamente, innamorato dell’amore” [pag. 46]. Come sottolineato anche da Kierkegaard, per Cherubino la sensualità si manifesta con una sfumatura malinconica, proprio per l’incapacità di dominare, di dare forma, di incanalare questo sentimento prepotente eppure oscuro. Da questo punto di vista, il fatto che Cherubino sia interpretato da una donna, rende evidente la contraddizione dell’adolescenza, l’essere due cose insieme e alla fine nessuna, la sua dualità: i piedi nell’infanzia e la testa protesa verso una sconosciuta età adulta, spasmodicamente teso verso la ricerca della compiutezza e della felicità.

Sempre restando alle fondamentali e bellissime parole di Mila, “Cherubino è precisamente questo: un’incarnazione dell’eros. Forza, codesta, che come nessun’altra sembra giovarsi della musica come ambiente vitale. L’eros è movimento, attrazione da un polo all’altro, e niente corrisponde meglio alle facoltà specifiche, alla natura intrinseca della musica, che è anch’essa, prima di ogni altra cosa, nella sua essenza, movimento” [pag. 46].

Basta ascoltare l’attacco irresistibile dell’ouverture, per avere un’idea di quanto questa affermazione di Mila sia verità. Nelle parole di uno studioso autorevole come l’Abert, “Mai prima né dopo è stato messo in musica con tanta immediatezza il naturale, sfrenato impulso vitale nel suo aspetto sereno, di gioia dell’esistenza”. Le Nozze di Figaro sono proprio questo. E questa resterà per sempre il suo messaggio principale, quello che fa dire, “è proprio così”, quella meravigliosa operazione che sanno fare solo i grandi geni: prendere un aspetto dell’umanità e dispiegarlo sul tavolo perché tutti possano riconoscerlo, specchiarsi dentro.

E forse proprio il fatto di aver smorzato il significato originariamente ed eversivamente politico della commedia di Beaumarchais, ha permesso a Mozart e Da Ponte di trovare questa dimensione universale. Le Nozze di Figaro non sono l’opera della ribellione contro la nobiltà, ma la concretizzazione in musica della ricerca dell’amore e della felicità, senza cui la vita è priva di significato. Una ricerca che è sempre in bilico, perché la posta è troppo grande: di qui le continue incertezze dei personaggi, il timore di essere traditi in ciò che si ha di più caro. Tutto però tradotto dalla leggerezza estrema della commedia e dalla qualità sublime della musica di Mozart.

L’allestimento messo in scena dal regista Johnatan Miller è ottimo. È caratterizzato da una assoluta fedeltà al testo, con scenografie essenziali e costumi in linea con l’epoca della vicenda. Nessuno stravolgimento, nessun tentativo di imporre un marchio a tutti i costi con discutibili invenzioni. Una regia al servizio della musica e dei personaggi. Piuttosto, si nota una salda impostazione e conduzione dei movimenti sul palco dei cantanti, cercando di mettere in evidenza gli snodi comici della vicenda senza mai cadere nella volgarità. Cosa che il pubblico presente alla prova generale ha mostrato di apprezzare molto.

Anche perché questa volontà registica è magnificamente assecondata dagli stessi cantanti, i quali oltre a cantare mostrano una notevole capacità di reggere la scena. Tutti molto bravi, un gradino sopra gli altri Natale De Carolis (Conte d’Almaviva), Simone Alberghini (Figaro), e Laura Cherici (Susanna), di cui abbiamo molto apprezzato l’interpretazione dell’aria del IV atto. Meritano una citazione anche gli altri: Carmela Remigio (Contessa), Anna Bonitatibus (Cherubino), Nicoletta Zanini (Marcellina) e Antonio Abete (Bartolo).

Dieci recite dal 24 Febbraio al 7 Marzo 2004.

Per informazioni, prenotazioni e acquisto biglietti:

Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215

Tel. 011.8815.241/242/270

www.teatroregio.torino.it

di Stefano Mola