L’albero del corvo e del gabbiano

Aprile 10, 2008 in Libri da Adriana Cesarò

Titolo: L’albero del corvo e del gabbiano
Autore: Barbara Hofmann e Wilma Zanelli
Casa editrice: Le Château Edizioni Aosta
Prezzo: s.i.p.
Pagine: 110

albero e gabbianoLa prefazione al libro “L’albero del corvo e del gabbiano” di Giulietto Chiesa è così autorevole e sentita che, non mi consente di aggiungere molte cose, se non qualche considerazione personale. Poche persone hanno l’opportunità di poter fare delle scelte così decisive come la nostra scrittrice Barbara Hofmann, ma ciascuno di noi può fare ogni giorno qualcosa di piccolo ma altrettanto importante per aiutare i molti poveri che vivono spesso emarginati e soli nelle nostre città. Un sorriso, un gesto gentile o semplicemente un ciao basta per esprimere la nostra accoglienza e solidarietà. Un semplice gesto, come quello di stringere la mano a qualcuno, potrebbe avere degli effetti rivoluzionari: “Pensate… se tutti avessimo sempre le mani occupate a stringere quelle di qualcun altro – dice Barbara – non ci sarebbe più lo spazio materiale per prendere in mano le armi…”. Ci sono, da noi, molte situazioni tristi, non solo di povertà ma di degrado ed emarginazione e poi povertà non vuol dire necessariamente infelicità, anzi, nel libro ci sono delle bellissime fotografie di cui è corredato il testo, mostrano che bambini dallo sguardo dolce e fiero. Le storie negative di questo libro e di quelle che non conosciamo, sono ipoteticamente appese all’albero del corvo, mentre le storie positive quelle che lasciano una luce di speranza sono appese, in bella vista, sull’albero del gabbiano. Mi ha colpito, in particolar modo, la fotografia di una giovane mamma che allatta il suo bambino, non c’è tristezza nel suo sguardo ma c’è luce e speranza e il bimbo riposa fiducioso tra le sue braccia. Il bambino sa che può confidare nella sua mamma ma anche nella solidarietà di una grande famiglia che lo amerà e lo accoglierà sempre. La loro fiducia la nell’Africa descritta nel libro “L’albero del corvo e del gabbiano” è senz’altro più forte della nostra, anche se viviamo nel benessere. “L’obiettivo – spiga Barbara – è quello di promuovere uno scambio culturale fra popoli e dimostrare che, malgrado le difficoltà, le storie tristi e crudeli dei quali sono spesso vittime i bambini mozambicani, c’è ancora spazio per una visione positiva del mondo. I parametri e i valori di riferimento sono diversi ma noi occidentali abbiamo davvero molto da imparare da loro. Basterebbe che avessimo più umiltà.” Barbara è la fondatrice dell’ASEM, organizzazione di solidarietà fondata nel 1991 per aiutare i bambini del Mozambico, un paese devastato da anni di guerre. Nel 1992 sono stati firmati gli accordi di pace, eppure la situazione dell’infanzia e dei giovani è ancora drammatica: da allora ha dato riparo a centinaia di bambini, rappresentando nel tempo un’alternativa alla vita di strada e all’esclusione sociale. Diciassette anni fa Barbara ha venduto tutto ciò che aveva, ha lasciato la Svizzera e una promettente carriera avviata presso banche ed imprese internazionali, per trasferirsi in Mozambico e dedicare la sua vita ai bambini di quella terra. Il suo più grande desiderio è quello di ridare dignità a un paese martoriato dalla guerra prima, dalle siccità poi, dall’Aids oggi e dalla fame da sempre. L’aids ha dichiarato guerra a quei bambini, perché quando non li colpisce direttamente distrugge la loro famiglia, spesso i più piccoli rimangono soli, in strada, senza nessuno che si occupi di loro. Sono molti i bambini orfani, vittime della povertà e della disgregazione sociale. Barbara Hofmann è una donna che deve la sua celebrità all’indefessa opera di aiuto ai bambini mozambicani che hanno bisogno di cibo, di un letto, di cure mediche, e di una scuola. Lascia la sua Africa solo per brevi tour internazionali alla ricerca di fondi per la sua organizzazione, e per stimolare la presa di coscienza dell’Occidente sullo stato di grave bisogno nel quale versa il continente africano.

di Adriana Cesarò