La scuola dei Macchiaioli

Agosto 23, 2005 in Medley da Cinzia Modena

Fattori

Pennellate. Un’idea, quella di ricreare la realtà come fatta di macchie di colore. Un’idea nata a Firenze, e sviluppata da un gruppo nutrito di artisti che aveva nel fiorentino Caffè Michelangelo il punto di ritrovo. Dal 1844 in poi affluirono all’Accademia di Firenze aspiranti artisti volitivi, intraprendenti e rivoluzionari, un po’ da tutta Italia. Molti di questi trovarono fortuna in patria, altri all’estero, Francia e Inghilterra soprattutto. Gli uomini che usavano ritrovarsi al caffè Michelangiolo vennero chiamati i Macchiaioli. Alcuni nomi in ordine casuale: De Nittis, Fattori, Boldini, Zandomenighi, Abbati, Costa, Lega, Signorini, Borrani. Arte ed amicizia si mescolarono, esperienze differenti a confronto crearono una solida base per sviluppare un’idea comune. Un progetto che rompeva con gli schemi noti all’epoca, tuttavia ispirato dall’arte francese dei primi dell’Ottocento.

Il nome Macchiaioli nacque per caso e con un senso dispregiativo: “coloro che fanno macchie”, pataccari. Piacque perché rendeva l’idea di fondo. Essi dipingevano a tocchi di colore ed a vere e proprie macchie. Volevano riprendere oggetti reali ed il pregio della macchia stava nel rendere la realtà (il vero) attraverso macchie di colori chiari e scuri (la luce data dal colore). I soggetti che riprendevano erano e volevano che fossero reali, una rappresentazione fedele, le ambientazioni erano i loro luoghi e quindi la campagna o realtà piccolo-borghese tipiche toscane. Questa scelta radicale contribuì alla scarsa popolarità all’epoca delle opere: i soggetti non volevano essere accattivanti né erano arricchiti di abbellimenti.

Il movimento Macchiaiolo terminerà tra gli anni ’60 e ’70, in Francia nascerà l’Impressionismo. Sono stati tre i principali filoni o periodi: quello di Piacentina, quello di Fattori e quello di Castiglioncello. Esauriti gli argomenti e la crescita del movimento, i singoli artisti o personalizzeranno la lezione sviluppata fin a quel momento, oppure si dedicheranno ad altre esperienze (come nel caso di Boldini).

Fattori è un personaggio a sé. Non cercava il confronto con gli altri ma trovava da solo le soluzioni artistiche. La sua realtà rappresentata non ha fronzoli, è quasi cruda, forte. Amava dipingere soldati ed accampamenti: nel ricreare le loro figure voleva dare l’immagine di uomini e non di soldati. Al posto di rendere enfasi, sopraffazione sul nemico o celebrazione di un evento, propone le scene di guerra come vicende che richiedono fatica, coraggio e che parlano di morte.

Il titolo della rassegna riporta da Fattori a Modigliani. Non è un caso. Modigliani riceverà a Livorno importanti consigli dall’ormai anziano Fattori. Quest’ultimo vide come lavorava il ragazzo, come si esprimeva. Non seguiva strettamente i canoni macchiaioli (e per questo era spesso rimproverato dal maestro Micheli, macchiaiolo), eppure Fattori apprezzava l’arte del giovane e glielo comunicò: approvava le soluzioni nuove che andava cercando, soluzioni rischiose ma espressione di personalità, invenzione, genialità senza copiare il vero tal quale esso è. Dalla lezione macchiaiola l’artista apprese il metodo, l’ampia libertà di espressione e l’importanza dello studio dei classici; da Fattori la concezione di volumetria che nelle sue opere si tradurrà spesso in una evidenza attrattiva del volto.

La mostra ospitata a Banari (Sassari), dal titolo “Da Giovanni Fattori ad Amedeo Modigliani. La Scuola dei Macchiaioli”, rappresenta la prima occasione di grande rassegna allestita su questo tema in Sardegna. Con circa 120 opere tra dipinti e disegni, La Fondazione Logudoro Meilogu Onlus, presenta un excursus nell’arte dell’Ottocento, a partire dai Macchiaioli, passando per i Postmacchiaioli, sino ad arrivare ai grandi dell’arte contemporanea italiana, quali Viani e Modigliani.

Tutte le opere in mostra provengono dalla prestigiosa Raccolta Pepi, una collezione privata specializzata sia sul contemporaneo che sulla scuola dei Macchiaioli e che è la più completa per quanto riguarda l’opera grafica di quest’ultimi.

Grazie al lavoro di ricerca di Carlo Pepi, sarà possibile seguire tutta un’evoluzione artistica di questi pittori e soprattutto si avrà modo di vedere l’esperienza più intima, sperimentale e personale dei Macchiaioli. Non solo le opere più prestigiose e conosciute, quindi.

La mostra è inoltre impreziosita dalla competa opera litografica di Giovanni Fattori, rappresentata principalmente dai Venti Ricordi dal Vero una cartella di litografie così intitolata dallo stesso Fattori; ne esistono solo due esemplari, uno dei quali conservato agli Uffizi. La mostra diventa occasione per fruire di quest’opera.

Tra le opere meno note, ci sono anche rarità quali i taccuini con i disegni preparatori che faranno ulteriore luce su tanti dipinti.

Accanto a Fattori, Lega, Signorini, Borrani, Costa, anche artisti spesso dimenticati ai quali però oggi i musei iniziano a dedicare importanti esposizioni, come Giorgio Kienerk, Guglielmo Micheli, Annibale Gatti, Ulisse Pichi o Angelo Tricca.

La mostra è illustrata nel catalogo a colori di importanti dimensioni delle opere esposte, curato dalla stessa Fondazione.

Per informazioni:

Da Giovanni Fattori ad Amedeo Modigliani. La Scuola dei Macchiaioli

PERIODO: 1 Giugno – 30 Settembre 2005

DOVE: Banari (Sassari), Fondazione Logudoro Meilogu Onlus, Via Marongiu 30.

ORARIO: dal martedì alla domenica 16.30/20 – Lunedì chiuso – Ingresso: € 4

tel. fax 079/826270

www.fondazionelogudoro.com

Mail: [email protected]

di Cinzia Modena