L’ultimo treno della notte

Agosto 4, 2004 in Libri da Redazione

Titolo: L’ultimo treno della notte
Autore: Benjamin Lebert
Casa editrice: Marco Tropea Editore
Prezzo: € 8.50
Pagine: 128

ultimo treno della notteL’amore di cui si parla nel breve, secondo romanzo di Benjamin Lebert è di quelli che lasciano un retrogusto amaro per anni, dopo aver regalato solo qualche istante di gioia.

La quarta di copertina parla di amore adolescenziale; in realtà si dovrebbe affrontare la lettura da un punto di vista molto più ampio, senza chiedersi quanti anni abbiano ed in quale epoca storica si trovino i due protagonisti. Henry e Paul stanno scappando, ed ognuno reagisce a modo suo a questa fuga: Henry tempesta Paul di parole nell’arco del viaggio che da Monaco li sta portando verso Berlino; mentre Paul appare come un semplice e parco ascoltatore.

Il finale ribalterà i ruoli in un crescendo di tensione e di mezze frasi, con la consapevolezza che i due protagonisti sono molto più simili l’uno all’altro di quanto si potesse immaginare, e l’apparente distacco di Paul è semplicemente la difesa di chi sa di non poter confidare un segreto troppo grande.

Benjamin Lebert è stato un caso letterario nella natia Germania, qualche anno fa, avendo pubblicato – a soli sedici anni – una sorta di autobiografia (non ancora tradotta in Italia, ed intitolata Crazy) in cui fece luce sulle proprie esperienze di disabile all’interno del mondo scolastico e familiare, con riferimenti spesso molto crudi all’atteggiamento contemporaneo di fronte all’handicap. Vaghi echi di autobiografia sono senza dubbio presenti anche ne L’Ultimo Treno della Notte strutturato come un dialogo che spesso sconfina nel monologo.

L’ossessione dei sentimenti per due donne attanaglia i due protagonisti maschili fino a diventare vero e proprio fulcro delle loro vite, costringendoli ad abbandonare tutte le loro certezze e a rifugiarsi nel lungo tragitto ferroviario come se fosse un “luogo zero” in cui la vita passata è alle spalle e quella futura solo un’incognita.

I dialoghi sono di straordinaria intensità, dote ancora più strabiliante se si pensa che l’autore è nato nel 1982; nonostante ciò condivide già con i grandi maestri del passato (Poe e Goethe fra tutti) la dote innata della profondità.

di Emanuela Borgatta