Juve, una settimana di passione

Giugno 12, 2001 in Sport da Roberto Grossi

Per la terza stagione consecutiva, e a dispetto delle previsioni di molti addetti ai lavori, il campionato italiano di calcio si deciderà solo all’ultima giornata.

Comunque vada a finire, Ancelotti il suo scudetto l’ha già vinto. Ad avere perso, e anche in maniera pesante, è stato però lo stile-Juve: la società di corso Galileo Ferraris, remando in decisa e stupefacente controtendenza rispetto alla sua storia centenaria, ha, nel volgere di poche settimane, dapprima confermato il tecnico emiliano (facendogli firmare un contratto ancora per una stagione) per poi rimangiarsi la decisione e scaricarlo improvvisamente la notte del 6 maggio, dopo il pareggio interno con la Roma, puntando sul ritorno di Marcello Lippi. Roba che a Torino, sponda bianconera, non si era mai vista.

Da allora, il beffardo contrappasso della storia ha voluto che Ancelotti vincesse vinto quattro partite su quattro, (tre delle quali in trasferte tutt’altro che agevoli), con la sua squadra letteralmente scatenata sottorete: 11 gol all’attivo contro due. Di conseguenza lo svantaggio dai giallorossi è sceso gradualmente da cinque a due punti, cioè un tiro di schioppo. E potrebbe non essere finita qui: è vero che domenica prossima, negli ultimi decisivi 90 minuti, la capolista ha la fortuna di ricevere una squadra (il Parma) che non ha più nulla da chiedere al torneo, ma i Capello-Boys avranno il pesante fardello di giocare con la pressione di vincere a ogni costo, dopo aver mancato il match-ball di Napoli ed essersi comunque confermati in netto calo sia sotto il profilo fisico che psicologico (vedi lite Montella-Capello).

Inoltre, sotto la Mole si confida molto nella professionalità dei gialloblù di Ulivieri e nel loro desiderio di dimostrare che le esternazioni del presidente napoletano Corbelli relative alla sfida persa contro il Verona sono solo il frutto di cattivi pensieri.

In quanto agli stimoli, alla Juve nessuno ha dimenticato come giocò il Perugia lo scorso anno, quando pure non aveva più nulla da chiedere al campionato: gli umbri sembravano folletti indemoniati chiamati a giocarsi una finale di Champions League. Perché il Parma non dovrebbe fare lo stesso?

Il presidente bianconero Chiusano, a nome di tutta la società bianconera (che in questa settimana osserverà un rigoroso silenzio stampa per concentrarsi meglio al rush finale, imitata da Roma e Lazio) dimostra con le parole di credere ancora nel miracolo e rivolge un invito a Thuram e compagni: “Spero che domenica prossima i gialloblù facciano quello che devono fare, e che soprattutto lo sport vuole che si faccia – ha affermato Chiusano -. E` chiaro che lo scudetto dipende da tante cose, non ultima la nostra vittoria con l’Atalanta, una squadra non facile da piegare. Ma nel caso riuscissimo ad andare in vantaggio con i nerazzurri ci attaccheremo alle radioline sperando in bene. D’altronde, prima di questa giornata pensavo che la Roma avrebbe sicuramente vinto a Napoli, garantendosi in anticipo il titolo, ma visto che così non è stato chissà.. Ormai può veramente succedere di tutto”.

di Roberto Grossi