JAZZ @ Torino

Febbraio 22, 2006 in Musica da Cinzia Modena

salmessinaTorino.. oppure “Teatro Osservatorio Rappresentazioni Internazionali Nazionali Olimpico”? Domanda quasi da sottotitolo di una conferenza. Se questa fosse la pagina di un blog, ora inserirei uno “smile” così ;-).

La giornata di sabato è stata di grande attesa in funzione del nutrito programma pensato per la notte bianca “Olimpica”. Jazz in prima serata nello spazio di una piazza. Paolo Conte al Medal Plaza ed il quintetto Bosso-Porta al Piccolo Teatro Regio. In mezzo solo Palazzo Madama: una struttura che collega una relativa ottocentesca modernità con l’antica residenza militare. Scegliere tra i due eventi è apparentemente facile: Conte è un mago che dispensa sogni ed emozioni al di fuori di ogni percezione temporale, nel “non tempo”. Bosso e Porta lavorano in questo mondo da ormai 15 anni ma sono nomi sconosciuti per i non addetti ai lavori. Spiego qui di seguito il perché della domanda con cui ho voluto aprire questo articolo.

La rassegna musicale “Linguaggi Jazz” ha previsto, in concomitanza con i giochi olimpici, tre protagonisti italiani, come a rappresentare la nazionale italiana nella disciplina della musica nata e cresciuta tra New Orleans e New York. Dopo l’ascolto della performance del “Bosso-Porta Quintet” e ripensando allo spettacolo di Lucia Minetti sette giorni prima, quella che poteva essere un’idea “curiosa” si è rivelata una grande sorpresa. Abbiamo l’onore di annoverare giovani talenti italiani che hanno compreso la lezione americana e l’hanno fatta propria con una ventata di creatività che regala personalità e un forte carattere. La lezione americana non si contesta, tuttavia in questi giorni nella città della Mole e dei giochi si rivelano giovani nati in questa terra e non solo, ma con la preziosa capacità di trasmettere emozioni ed entusiasmo abbinando una tecnica di alto livello ad una sensibilità notevole.

Torino si rivela un palco di teatro che ospita una sua nazionale in un contesto internazionale ed Olimpico.

Lucia Minetti ha proposto un concerto acustico (lei come vocalist era accompagnata solo da chitarra acustica, percussioni e batteria, violoncello). Ha dato prova di squisite doti espressive e vocali abbinando tecnica ad una voce potente e con ampia estensione vocale così da creare suoni che non fossero solo canto ma uno strumento che si fondeva con il trio che l’accompagnava durante la performance. Ha presentato brani tutti in chiave Bossa Nova di illustri nomi come Jobim, ma anche di autori sudamericani meno famosi in Italia, nonché composizioni del gruppo stesso. Passione, gioia sensualità, tristezza.. emozioni di testi portoghesi prima introdotti dalla Minetti e poi proposti sul palco: un viaggio verso canti d’amore, storie, ballate. Un viaggio anche culturale perché Bossa Nova non è solo una compilation di brani standard: è un vento caldo, un po’ melanconico ma anche un po’ sbarazzino.

Porta e Bosso hanno portato la loro anima Jazz e la loro “Jazz-vision”. Durante la serata sono stati proposti tutti loro brani inediti. Un “beb-bop” classicamente composto da pianoforte, contrabbasso e batteria. Due voci: un sassofono e una tromba. L’emozione che si riversava in sala era palpabile. Note poco prevedibili, motivi caldi che facevano pensare alle sere d’estate a Capri o in Costa Azzurra. Brio e riflessione che si alternavano senza toni urlati ma “concertati” in una armonia complessiva delicata e raffinata con incursioni che mettevano alla prova i singoli strumenti e le capacità dei musicisti. Come nell’arte spesso i titoli forniscono solo un’indicazione di massima (sarà poi lo spettatore a dare una lettura personale), così anche nella musica Jazz i titoli forniscono un’idea. Non importa quali immagini evocare durante il concerto, ma la varietà del ritmo, la proprietà e dominio del sax e della tromba dei due solisti, i suoni a volte intimistici a volte graffianti, unita alla grande capacità di fare gruppo compatto con un suono a tutto tondo di complessa realizzazione ma dalla immediata comprensione, hanno reso la performance un’opera di grande valore.

Come sintetizzare queste due esperienze con delle parole chiave? Imprevedibilità, creatività, passione, capacità di reinventare.

Queste righe non sono la sintesi di una conferenza – ideale. Son molto più un’espressione di gioia e meraviglia nello scoprire talenti in casa, dal momento che la parola Jazz rimanda col pensiero ad atmosfere americane. Ecco che Torino olimpica è davvero un palcoscenico. In questo ruolo, la città sta rivelando scenografie e coreografie differenti nonchè attori spesso nell’ombra, tipico di quando la concorrenza è accesa. Come avviene nelle competizioni sportive internazionali in cui nazioni grandi e piccole, famose e non, si confrontano tutte sullo stesso terreno, così sta avvenendo musicalmente (e culturalmente in senso lato).

Mi piace pensare a una Torino come fucina o “Teatro ed Osservatorio di Rappresentazioni Internazionali & Nazionali Olimpico” – T.O.R.I.N.O, un po’ forzatamente, ;-).

Non è una novità la poca pubblicità che la città fa di sè e del suo patrimonio, tuttavia una vetrina sul mondo è stata aperta e la città si è svelata. Agli stranieri, agli italiani, ai suoi abitanti. Cerchiamo di giocare tutti bene le nostre carte, in sano spirito olimpico!

L’immagine presente in questa pagina è di SalMessina ed è tratta dal ciclo “Dalla Memoria”

Per approfondimenti: http://salmessina.ilcannocchiale.it

di Cinzia Modena