Jacques Rogge: Torino ce la farà

Marzo 13, 2003 in 006 da Redazione

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Dopo l’incontro con il premier Berlusconi, Jacques Rogge ha incontrato i giornalisti di Torino e ha voluto iniziare la conferenza stampa dichiarando la sua totale fiducia nel lavoro del Toroc e nell’impegno di Torino di organizzare al meglio i Giochi Olimpici, ma ha ribadito la necessità di accelerare i preparativi, perché, anche se non sembra, tre anni passano in fretta. Il presidente Rogge ha spesso ceduto il microfono a Jean-Claude Killy, presidente della Commissione di Coordinamento CIO per Torino 2006 ed è intervenuto anche l’ex sindaco Castellani, oggi presidente del Toroc.

Cosa ne pensa del rapporto tra il Toroc e la cabina di regia dell’Agenzia Torino 2006? Le due commissioni non rischiano di diventare soltanto l’una di ostacolo all’altra e di rallentare ulteriormente i lavori?

Killy: Ho sempre considerato la creazione di una Cabina di Regia un’idea eccellente e sono tuttora d’accordo. Il Toroc e la Cabina si incontrano per confrontarsi, ma portano avanti progetti in parallelo e senza decidere l’uno al posto dell’altro. Trovo che la Cabina sia una buona sede politica, un buon trampolino per l’avvio di un lavoro d’équipe, ma di sicuro non si tratta di una sede decisionale.

Ma non crede che l’essere una sede politica sia proprio un neo di quest’organo? Non rischia di trasformarsi in un salotto di chiacchiera politica?

Killy: Non credo sia direttamente colpa della Cabina, le Olimpiadi sono impregnate di politica. Il presidente del CIO si è recato proprio in questi giorni dal presidente del Consiglio Berlusconi per richiedere anche la collaborazione dello Stato, attraverso il ministro Frattini, con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione dei Giochi e la comunicazione tra i vari organi di coordinamento.

Castellani: Ritengo che fondamentalmente quello che affligge le istituzioni organizzative sia un problema di sistema, e non politico o economico. Vi sono troppi enti coinvolti, da quelli locali molto piccoli a quelli statali, e questo rischia di rallentare notevolmente la macchina decisionale, di cui bisognerebbe avere una mappa chiara e senza intoppi.

E’ stato richiesto un intervento governativo, quindi. Di che tipo sarà? In cosa consisterà principalmente il ruolo del governo? E ancora i tempi stretti, il sovraffollamento dei cantieri e altri come questi, rappresentano veri problemi?

Rogge: Nessuno sa con precisione come intende intervenire il Premier e sarà necessario discuterne con il ministro Frattini. Per rispondere brevemente alla seconda parte della domanda, mi spiace dirle che non abbiamo la soluzione a questi problemi e in effetti ci preoccupano, ma siamo ottimisti.

Castellani: L’intervento dello Stato servirà soprattutto per accelerare i lavori, per ovviare alle mancanze della Cabina di Regia, che ne ha già discusso e si è resa conto di non essere sufficiente. Per quanto riguarda i cantieri e la tempistica, si tratta di questioni tecniche che verranno discusse nelle sedi adatte e si troveranno sicuramente delle soluzioni.

Il Toroc è pienamente d’accordo all’intervento statale come appare? O vi sono delle sfumature?

Castellani: Pienamente d’accordo e nessuna sfumatura. Per non perdere ancora tempo è necessaria la consapevolezza dell’urgenza, sfruttare la collaborazione per rispettare le scadenze.

Non vorrei rischiare la ripetitività, ma davvero non avete alcuna idea di come sarà strutturato l’intervento del Governo?

Castellani: Il Toroc non sa nulla e quindi, non può dir nulla. Comunque il sistema è già abbastanza complesso e continuo a ribadire che sia più che necessario migliorare la cooperazione.

E’ possibile avere un quadro chiaro sulla catena di comando? Il potere decisionale deve restare nelle mani del Toroc? E inoltre c’è, presidente, qualche aspetto prettamente sportivo che la preoccupa maggiormente?

Rogge: La catena di comando e la sua gerarchia interna sarà uno degli aspetti di cui dovrà occuparsi il governo. Mentre preferirei parlare dello sport, che mi preoccupa soprattutto per il calo dell’interesse che hanno subito negli ultimi anni quelli invernali. E’ anche vero che è ormai scomparsa la generazione dei grandi atleti, come Tomba e la Compagnoni, che portavano all’estero lo stile italiano, rendendolo famoso. Ma comunque gli atleti del bel Paese continuano a riscuotere piccoli successi e servono più risorse, più capitali investiti nello sport. Questo è uno dei problemi fondamentali che riguarda anche l’organizzazione dei Giochi, per la cui buona riuscita è necessario anche il successo delle squadre.

Un’ultima domanda: ci sono delle preoccupazioni di maggior rilievo per quel che riguarda la tempistica e l’organizzazione?

Rogge: Non vorrei suonare pessimista, ma niente non ci preoccupa. L’organizzazione dei Giochi Olimpici comporta diversi rischi, perché è strettamente legata all’ambiente e tira in ballo grandi capitali umani ed economici e resto dell’idea che non ci sia tempo da perdere. Ma fondamentalmente sono solo due i problemi principali: la pista di bob, i cui tempi di costruzione si stanno notevolmente allungando e il progetto dei Mercati Generali, delicato soprattutto per l’incertezza del post Olimpiadi.

In collaborazione con l’agente Paoletta Fagnola

di agente Benedetta Dematteis