Il soffio della morte

Luglio 12, 2009 in Racconti da Barbara Novarese

Donna in metro“La morte è una cosa seria?” domandò un bambino alla mamma, saltellando al ritorno dall’asilo.

Difficile valutare se mi sconcertò di più la domanda o l’età del bambino.

Non chiese “Che cos’è la morte?” e nemmeno “La morte è una cosa brutta?” oppure “Dove vanno le persone quando muoiono?”…. Lui chiese se la morte fosse una cosa seria.

Non sentii la risposta della madre e, sinceramente, non so che cosa avrei risposto io al suo posto.

Cosa può capire un bimbo di 5 anni della serietà? Come può immaginarsi la morte?

I supereroi non muoiono mai, muoiono solo i cattivi. Cadono a terra e vengono sconfitti, il dopo non si racconta nei cartoni animati.

I figli della guerra non hanno dubbi sulla morte, è un concetto talmente chiaro che si discosta ben poco dalla vita. L’uno e l’altra si svegliano insieme ogni mattina: giocano insieme, mangiano insieme, vanno a scuola insieme, sono parte della famiglia, degli amici, dei nemici….per loro non ci sono i supereroi che sopravvivono sempre e i cattivi che muoiono, per loro esiste la vita o la morte, adesso.

“…gli altri, dopo, li ho semplicemente contati, come cose di cui bisogna per mestiere, registrare la quantità” scrive Terzani; forse è come guardare i film… un po’ più vicini, un po’ più reali. Potrebbero dormire, però non dormono.

Alla mamma del bambino, un giorno, nel pieno di una riunione infuocata tra manager rampanti che farebbero qualunque cosa per sentire il loro nome pronunciato dall’amministratore delegato durante la convention annuale, squilla il telefono. “No, mia zia proprio adesso…”, tasto in modalità silenziosa, “la richiamo fra pochi minuti”.Squilla ancora. Spegne il telefono. Mezz’ora più tardi, in pausa caffè, riaccende il telefono: sei chiamate. Digita il numero della zia ma nessuno risponde: “Forse non era importante”. Due ore dopo, la riunione termina in un risultato sorprendente: l’impaginazione del documento di Business Continuity dovrà essere formattato secondo l’ultima policy. Ma la zia non risponde. Chiama la mamma, forse sono insieme. La mamma non risponde. “Avranno il telefono nella borsetta ed i loro pettegolezzi coprono gli squilli… ma quanto tempo mi fanno perdere, proprio oggi che devo concentrarmi su quella nuova offerta”.

Squilla di nuovo il cellulare. Numero privato. “No, no, no!Ma tutti oggi?Se si tratta di una cosa urgente, richiamerà”.

Squilla ancora. Numero privato. “Pronto!”

Non è la zia, non è la mamma…non la disturberanno più.

Che cosa risponderebbe, adesso, al bambino se gli riproponesse la stessa domanda? Forse la stessa risposta, peccato io non l’abbia sentita.

di Barbara Novarese