Il Piemonte cresce bene

Agosto 11, 2001 in Attualità da Claris

24867Per rispondere al meglio alle esigenze informative e interpretative è necessario sviluppare collaborazioni e sinergie tra gli Enti locali e le Autonomie funzionali: la realizzazione della nona edizione di “Piemonte in cifre” riunisce per la prima volta le risorse di Unioncamere Piemonte, “storico” editore dell’annuario, e del Settore Statistico Regionale della Regione Piemonte.

Mettendo a frutto le esperienze realizzate separatamente nel corso degli ultimi anni si è arrivati a costruire nel 2001 uno strumento statistico congiunto, che rappresenta un valido punto di riferimento per tutti coloro che, a vario titolo e a diverso livello di approfondimento, desiderano conoscere i principali aspetti economici e sociali della realtà piemontese: in 21 capitoli (in versione cartacea, attraverso un mini CD oppure sul sito www.piemonteincifre.camcom.it) viene esplorato l’intero campo delle attività sociali ed economiche regionali.

“L’edizione di quest’anno costituisce il primo passo, ha sottolineato il presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo, per arrivare l’anno prossimo, in virtù del protocollo d’intesa che estenderà la collaborazione anche all’ISTAT, alla realizzazione di un Annuario Statistico unico e comune dei tre Enti, rivolto al territorio piemontese nella sua totalità e nelle sue molteplici caratteristiche quantitative”.

“Noi dimostriamo oggi la capacità di “fare sistema”, aggregando le istituzioni ed evitando percorsi solitari che danno l’illusione di una maggiore visibilità, ha aggiunto il presidente di Unioncamere Piemonte, Renato Viale, ma che in realtà nascondono un individualismo che le istituzioni attuali, nel contesto globale in cui operano, non si possono più permettere. Con la Regione Piemonte in moltissimi contesti, e quello di oggi è solo un esempio, abbiamo dimostrato di sapere, nel rispetto dei reciproci ambiti istituzionali, lavorare insieme”.

Ecco i principali risultati emersi da “Piemonte in cifre 2001”.

II costante processo di invecchiamento delle popolazione sembra rallentare. Inequivocabili segnali di quest’inversione di tendenza si riscontrano nell’aumento del numero degli alunni iscritti alle scuole elementari (+2% negli ultimi cinque anni) e alle superiori, dove le iscrizioni al 1° anno aumentano per la prima volta dal 1995.

I dati sull’istruzione, inoltre, fanno registrare un exploit dei diplomi universitari, che crescono nell’anno 1999 del 22%, raggiungendo i 9.438 iscritti. In parallelo, le lauree tradizionali segnano un calo nelle iscrizioni del 3%, con circa 77.000 iscritti.

Ma quale scenario si prospetta per i giovani una volta concluso il percorso formativo?

Sotto il profilo occupazionale, il Piemonte è in netta ripresa: il tasso di disoccupazione scende costantemente, infatti, dall’8,8% del 1998 al 7,2% del 1999, fino al 6,3% del 2000. A livello provinciale si delineano naturalmente realtà molto differenti: a fianco di situazioni di pressoché completa occupazione, come Asti e Cuneo (con tassi di disoccupazione rispettivi del 3,1 e 3,6%), permangono aree di difficoltà come la provincia di Torino (7,9%) e, seppur in misura minore, Alessandria e Novara (5,8 e 5,4%). Se disaggregati per sesso e per fasce d’età, i tassi di disoccupazione mettono comunque in evidenza la problematica situazione dell’occupazione femminile e di quella giovanile. Le donne hanno una difficoltà due volte e mezzo superiore agli uomini nel trovare lavoro (tasso di disoccupazione femminile 9,7%, maschile 3,8%), con punte dell’11,8% a Torino. Nel 1998, però, il tasso femminile era del 13,6%.

Analizzando i disoccupati per età, si ottiene un quadro abbastanza soddisfacente per i lavoratori in età adulta (30-64 anni): in questa fascia è in cerca di occupazione il 3,9%, contro il 6,5 % a livello italiano. Più difficile è l’ingresso nel mondo del lavoro: lamentano carenza di occupazione circa il 20% dei giovani piemontesi tra i 15 e 24 anni, il 13,8% nella fascia 15-29 anni (ma erano il 18,7% nel 1998).

Sul fronte previdenziale il Piemonte segue la tendenza nazionale, che fa registrare una diminuzione complessiva nel numero delle pensioni: -0,3% nel 2000 per un totale di circa 1.370.000 pensioni. Anche gli importi risultano contenuti: si è passati da variazioni annue del 9,2% nel 1996 all’aumento nel 2000 del 2,6% (sostanzialmente pari al tasso di inflazione).

Come si muovono gli indicatori economici? Sfiora i 180.000 miliardi di lire il PIL piemontese. Gli ultimi dati ufficiali, relativi al 1998, prospettano una crescita costante del prodotto interno lordo regionale: +3,5% a valori correnti rispetto all’anno precedente (ma solo l’1% a valori costanti). Il contributo piemontese al PIL nazionale si attesta sull’8,6%. Il confronto con l’Italia ridimensiona, però, l’ampiezza di questo risultato positivo. Nello stesso intervallo (dal 1998 al 1997), il PIL italiano (pari a oltre 2 milioni di miliardi di lire) è cresciuto a valori correnti del 4,5%.

Secondo una recente stima dell’Istituto Tagliacarne su dati 1999, Biella mantiene il primato piemontese in termini di ricchezza – valore aggiunto – pro capite (41 milioni di lire), ed è tredicesima a livello italiano. In questa graduatoria seguono a breve distanza le province di Torino e di Cuneo (circa 39 milioni pro capite). Fanalino di coda è Asti, unica provincia piemontese al di sotto della media italiana, pari a 32,6 milioni di lire. Tutte le province del Piemonte superano, comunque, la media europea.

La dinamicità della provincia biellese si conferma anche nell’export: Biella è, infatti, la provincia con il più alto tasso di crescita delle esportazioni nell’anno 2000 a livello italiano.

Il Piemonte nel complesso ha sfruttato le opportunità sui mercati esteri derivanti dalla debolezza dell’Euro: nel 2000 ha esportato merci per 57.000 miliardi, con un aumento del 13,6% rispetto al 1999. Questo risultato, di indubbia connotazione positiva, presenta però alcuni elementi di debolezza. La performance del Piemonte, infatti, è risultata meno brillante sia rispetto alla media nazionale (+16,4%), sia rispetto ai risultati delle regioni dell’Italia settentrionale.

Sul fronte dei trasporti, i dati dell’aeroporto di Torino Caselle fanno rilevare che la regione non risente della concorrenza di Milano Malpensa. Nel 2000, i passeggeri transitati nell’aeroporto torinese sono aumentati del 13% rispetto all’anno precedente. La principale destinazione dei passeggeri in transito dall’aeroporto di Torino è Roma (il 29% del totale delle persone trasportate); seguono Londra (8,7%), Parigi (8,4%) e Napoli (8,4%). Il 2000 ha visto uno sviluppo soprattutto delle mete internazionali: Londra (+25% rispetto al 1999), Barcellona (+32%) e Madrid (+81%).

“Piemonte in cifre” offre naturalmente altri spunti di riflessione sul Piemonte che cambia. Le informazioni su sanità e assistenza, i dati su turismo, commercio interno, agricoltura, trasporti e comunicazioni, criminalità e altre aree tematiche, la presenza di serie temporali, i valori assoluti forniti senza una soluzione interpretativa precostituita: tutto questo consente di comporre un quadro a 360 gradi e di costruire confronti con altre regioni italiane ed europee, fino ad individuare le caratteristiche peculiari.

di Claris