Il peso del quotidiano

Settembre 22, 2002 in Medley da Redazione

31862(1)In questi ultimi anni anche la carta stampata soffre di uno dei problemi più tipici della società moderna: il sovrappeso, per non parlare addirittura, in certi casi, di obesità.

Trent’anni fa, chi acquistava il quotidiano riceveva, in cambio di 90 delle vecchie lire, 20 pagine che raccontavano dell’Italia e del mondo, poco più di 100 gr. di carta che stavano comodamente sottobraccio.

Adesso, quando compriamo il giornale, non si capisce bene se abbiamo fra le mani un’intera edicola formato tascabile, la collezione di riviste che c’è nella sala d’aspetto del nostro dentista, o cos’altro: davvero il mondo è diventato complicato a tal punto da richiedere così tante pagine per raccontarlo?

Per leggere e sfogliare un quotidiano sono richieste doti di equilibrismo, forza fisica e anche un certo ingegno: una mia amica, per esempio, per tenere insieme le sue cinquanta e passa pagine ed evitare che le scivolassero via, aveva provato a pinzarne il dorso, ma poi ci rinunciò. Erano più le volte che le graffette si piegavano per l’eccessivo spessore che quelle che andavano a segno. Altri, invece, utilizzano la tecnica dell’immobilizzazione, e incastrano fra le ginocchia tutti gli inserti che il giornale ha regalato a loro spese; riescono ad avere le mani libere, ma al prezzo di un equilibrio assai precario: basta una piccola sbandata dell’autobus e volano in braccio a qualche malcapitato. Altra categoria ancora è quella di chi compra il giornale più per indossarlo, che per leggerlo: questo lettore lo si trova soprattutto sul treno pendolari, intento a riposare in una sorta di bozzolo cartaceo, isolato da tutto e da tutti. Se il suo vicino non ha con sé il quotidiano, rimedia leggendo direttamente su di lui la cronaca del giorno.

Un volta superati, più o meno brillantemente, i problemi che riguardano la fisiologia della lettura, rimangono quelli che coinvolgono la sua qualità: sono aumentate le pagine, ma di certo non il tempo per leggerle, ragione per cui si pone il dilemma: sfogliarne il maggior numero, e quindi tentare di capire il mondo attraverso i titoli (nemmeno i sottotitoli, che portano via troppo tempo), oppure dedicarsi a poche notizie, avendo il timore di essersi lasciati sfuggire qualcosa d’importante?

Troppa abbondanza finisce per disorientare, e tanti, ormai, preferiscono il maneggevole e poco ingombrante, soprattutto gratuito giornale distribuito nelle stazioni delle grandi città. Una falsa alternativa, tuttavia, perché mancano gli editoriali, le inchieste, gli approfondimenti, i dossier, in altre parole: tutto ciò per cui vale ancora la pena comprare i quotidiani in edicola, nonostante gli eccessi di cui parlavamo.

Il vero rimedio sarebbe quello di metterli a dieta, così come si fa con le persone in soprappeso: potrebbero raggiungere in breve il peso forma evitando di abbuffarsi con chiacchiere anziché con notizie, ritornando a una dieta che discrimina il superfluo dal pertinente, il noioso dall’interessante.

Così facendo, otterranno la gratitudine di tutti quei lettori che amano leggere il giornale per quello che è sempre stato – un periodico che riporta in breve i principali avvenimenti di politica, cronaca, scienza e cultura – e che finalmente, liberati da pesi inutili e da pagine mai lette, riconquisteranno il piacere del quotidiano.

Ma quanto pesano, in definiva, i quotidiani che compriamo in edicola?

Bilancia alla mano, abbiamo fatto una prova acquistando i tre principali quotidiani nazionali, cioè «la Repubblica», il «Corriere della Sera» e «La Stampa» durante la settimana dal 24 al 30 giugno 2002, escludendo i libri, i Cd, e quant’altro comporta una maggiorazione del prezzo.

Ed ecco i risultati: il «Corriere della Sera» è risultato il più pesante, avendo totalizzato in una settimana ben 2.830 gr., per una media di oltre 4 etti al giorno, con il picco massimo di 600 gr. raggiunto il giovedì. Segue, anche se di poco, «la Repubblica», che nell’arco della settimana arriva a pesare 2.720 gr., una media di quasi 4 etti al giorno, e che il venerdì sfiora i 650 gr.: ma si tratta di una “finta magra”, viene da dire, aiutata dal formato tabloid. Il più in forma dei tre è «La Stampa», che in una settimana raggiunge i 2.090 gr., vale a dire poco meno di 3 etti al giorno come peso medio, anche se il sabato arriva ai 520 gr. Il quotidiano torinese, oltre ad essere il più leggero, è anche l’unico a regalare davvero i suoi inserti, senza aggiungere l’obolo di 25-30 centesimi che in certi giorni della settimana il «Corriere» e «la Repubblica» chiedono ai loro affezionati.

I lettori con l’abitudine di acquistare più di un quotidiano sono sempre stati pochi, oggi probablimente sono pochissimi. In nome della completezza dell’informazione, ammesso che si riesca davvero a raggiungerla, chi acquistasse tutti e tre i quotidiani citati, si farebbe carico del trasporto di più di 1 kg. al giorno di carta, quasi 8 kg. la settimana, che sommati agli oggetti che di solito ci si porta appresso quando si va al lavoro (borsa, documenti, eventualmente l’ombrello, magari anche il computer portatile) sostituiscono degnamente qualche lezione di sollevamento pesi.

Continuando con il gioco delle cifre, se proviamo a moltiplicare il peso medio dei tre quotidiani per un anno, superiamo abbondantemente il quintale: l’affezionato lettore del «Corriere della Sera» avrà comprato – e trasportato – nell’arco dell’anno più di 147 kg. di carta, quello di «Repubblica» quasi 142 kg., il fedele della «Stampa» 108 kg. abbondanti.

Ragione per cui, se alla fine della giornata torniamo a casa con le braccia stanche e le spalle indolenzite, la colpa potrebbe non essere soltanto dei sacchetti della spesa…

di Carola Casagrande