Il libro Avorio raccontato dai suoi illustratori

Ottobre 12, 2009 in Libri da Cinzia Modena

Avorio_Matteo Gambaro_Historia ed.Avorio è un libro di 4 racconti scritto dal veneziano Matteo Gambaro ed edito da Edizioni Historica. E’ un tuffo nel mondo dei vampiri ma guardando da buchi della serratura differenti. Il lettore si avvicina a una realtà fantastica dai colori forti, come sanno esserlo scene intense. Svelate in poco più di una manciata di pagine. Tutte quante legate da un filo conduttore. Un commissario e la lotta contro i vampiri. Gambaro non sembra prendere le parti di nessuno. Difende i suoi personaggi, nel bene e nel male, svelando i punti deboli anche di coloro che non sembrano averne. Particolarità del libro sono le illustrazioni che aprono i 4 racconti. Si viene introdotti in ciascun mondo attraverso la matita di 4 disegnatori differenti. Il libro, rispetto alla recensione già pubblicata mesi fa nella sezione Libri, è stato arricchito di un quarto racconto con relativa illustrazione, “L’anello”.

In questo spazio ho voluto raccontare un po’ di questi racconti attraverso loro, gli illustratori, e approfondire come si sia sviluppata questa avventura con Matteo, il “committente”. Infine, qual è la storia che si cela dietro ogni disegnatore? Ho cercato di fornirvi un piccolo identikit. Buona lettura!

  • Come è nata l’avventura con Avorio di Matteo?

    Monica Venzo Ho conosciuto Matteo nel 2004 a Lucca Comics & Games, quando una mia illustrazione è stata selezionata tra le tavole vincitrici del concorso Illustrare Charme, gioco di ruolo ideato dall’associazione “il Pentacolo” di Venezia di cui fa parte Matteo.

    Da lì è iniziata la nostra collaborazione per altri lavori. Ho disegnato anche un numero della miniserie a fumetti tratta da un altro gioco di ruolo dell’associazione il Pentacolo, Venetia Oscura.

    Matteo, qualche mese fa, ha contattato me ed altri disegnatori chiedendo la nostra disponibilità per illustrare uno dei racconti contenuti in questa nuova edizione di Avorio. Avendo già letto i racconti ho accettato subito, visto che apprezzo il suo modo di scrivere, mi ricorda lo stile di un grande scrittore horror, Richard Mathenson.

    Luca Amerio_Avorio_Matteo GambaroLuca Amerio L’avventura è nata un po’ per caso. Verso i primi di gennaio 2009 ricevo una email da Matteo, col quale avevo già avuto modo di collaborare, che mi chiedeva se ero intenzionato a partecipare alla realizzazione di qualche illustrazione per una serie di racconti che aveva scritto. Altri disegnatori erano stati contattati ed in base alle adesioni sarebbero stati asseganti i racconti agli illustratori.

    Darinka Mignatta Tempo fa ho vinto il concorso di illustrazione “Illustrare charme”, concorso nel quale Matteo era coinvolto come organizzatore e credo anche come giurato. Da allora, quando si è trovato a proporre delle collaborazioni grafiche. Si è sempre ricordato di me. Inutile sottolineare che la cosa mi ha fatto molto piacere e continua a farmene.

    Federico Fiorenzani Avevo partecipato ad un contest di illustrazione per un precedente progetto di Matteo (Charme, della Venetia Oscura).

  • Una volta confermato l’impegno di realizzare una tavola per Avorio, ci sono stati dei vincoli cui hai dovuto attenerti?

    Monica Venzo_Aspettando il figlioMonica Venzo Matteo ha dato soprattutto indicazioni per quanto riguarda il formato della tavola e la stampa bianco nero dell’immagine. Per il resto si è affidato alla sensibilità di ogni autore.

    Mi è stato assegnato il racconto “Aspettando il figlio” che secondo me è quello che ha più tensione psicologica. Trovo che i protagonisti di questi racconti siano credibili pur vivendo a stretto contatto con una realtà dove il soprannaturale è di casa.

    Luca Amerio Vincoli veri e propri no. Direi solo che l’immagine doveva essere fatta in bianco e nero. C’era libertà assoluta sul tema e sulla tecnica. Come in ogni collaborazione, dopo aver predisposto un’anteprima, si è provveduto in concerto a raffinare il disegno.

    Darinka Mignatta Conosco poco Matteo, ma mi basta per sapere che, nonostante egli conceda grande libertà d’espressione ai suoi collaboratori, è critico ed intransigente. Se una cosa non gli piace è inutile discutere: non gli piace! Il pezzo va corretto se non rifatto. L’originale della mia tavola, ad esempio, ha un tatuaggio sulla spalla. Ho un amore per la decorazione che alle volte mi fa aggiungere particolari, obiettivamente, inutili. Il modo in cui mi è stato chiesto di toglierlo è stato educato, ma assolutamente inappellabile.

    Federico Fiorenzani Niente in particolare, a parte il formato della pagina, l’importante era che ben rappresentasse il racconto; ho preparato due bozzetti e successivamente sviluppato quello scelto.

  • E’ molto difficile riuscire ad esprimere una complessa situazione all’interno di un racconto. Allo stesso modo non è facile concentrare in una tavola l’essenza di un racconto. Hai preferito concentrarti su un episodio? O hai catturato un’immagine che ti ha colpito? O…?

    Luca Amerio E’ vero, il difficile era trovare una situazione particolare che potesse cogliere l’essenza del racconto. Per fortuna, essendo il mio il racconto più lungo, ho potuto realizzare due illustrazioni. C’erano molte situazioni che avrei voluto trasporre in immagine, ma i disegni erano limitati. Alla fine ho scelto di rappresentare un personaggio di contorno che aveva comunque una particolare presenza “rivelatrice” nel racconto e poi una scena di poche righe nel testo, ma inquietante e claustrofobica.

    Darinka Mignata_Avorio_Matteo GambaroDarinka Mignatta Conoscevo il racconto già dalla sua edizione precedente. Ovviamente mentre leggevo mi si formavano nella mente delle immagini. Di tutte queste “istantanee”, me ne sono rimaste ben chiare tre fino alla ri-lettura.

    La prima non era assolutamente proponibile poiché si trattava del buio con voci, rumore di corsa sulle scale e fiato affaticato.

    La seconda era la figura incombente del vampiro sulle due vittime che, a terra, sparano invano. Ho provato a realizzarla, ma sia secondo me che secondo Matteo non era carica del pathos sufficiente a descrivere la situazione.

    Ho quindi ripiegato sull’ultima immagine, quella dell’assassino (ancora non è stata palesata la sua natura di vampiro in questa parte del racconto) armato d’ascia che fissa controluce le sue vittime ostruendogli l’unica via d’uscita.

    Federico Fiorenzani Innanzi tutto ho letto più volte il racconto, per approfondire meglio la storia.

    Inizialmente avevo in mente tutta un’altra immagine, ma l’ho esclusa perché a mio avviso rischiava di togliere parte della suspance al racconto. Dopo aver rifletto a lungo ho deciso di provare a rappresentare l’atmosfera stessa della storia, in modo da “raccontare” non la vicenda o un singolo episodio, ma la “presenza” opprimente che si percepisce durante tutta la lettura.

  • Come è nata l’idea che poi il tratto ha illustrato? Cosa hai voluto mettere in maggiore evidenza?

    Monica Venzo Ho cercato di visualizzare la scena dove vengono messi in evidenza i protagonisti principali della storia e cioè il rientro a casa del figlio.

    L’ambientazione è reale così come i protagonisti sono simboli dell’umanità più
    comune.

    La scena si svolge tra la cucina e il corridoio, stanze interne di una casa così come è intimo il segreto nascosto tra la madre e il figlio.

    In primo piano c’è il figlio la cui natura di vampiro è appena accennata dai denti canini. Sullo sfondo la madre, che guarda il figlio ma anche il lettore. Bisogna in ogni caso leggere il racconto per attribuire un senso all’immagine.

    Luca Amerio L’idea era di non condurre subito il lettore al centro focale del racconto. Ho cercato di illustrare situazioni presenti e di impatto, ma che nello stesso tempo lasciano ancora tutto in sospeso e che non chiariscono le idee relativamente a ciò che si potrebbe leggere nel racconto. A volte, prima di leggere una storia breve, ti soffermi preliminarmente sulle immagini che l’accompagnano e, se le stesse ti rappresentano già la presenza di un “mostro” od un evento in particolare, tolgono già un po’ di sorpresa alla lettura.

    Darinka Mignatta L’idea, come ho già detto, sì è creata da sé ed in qualche maniera rimasta in una piega della mia memoria. Nella realizzazione, però si è (ovviamente) trasformata. In origine, infatti, avevo pensato di mettere anche le schiene dei due inseguiti nell’immagine, ma era infinitamente più efficace lasciare che fosse il lettore a trovarsi vis à vis col “mostro”.

    Quello che mi ha colpito di questo racconto, è che il vampiro non è né “buono” né “cattivo”, segue semplicemente la sua natura ed è egli stesso vittima prima che carnefice. Non c’è, infatti, cinismo compiaciuto nell’espressione che ho voluto dare a questo vampiro, ma più una rabbia gelida e vendicativa.

    Federico Fiorenzani_Anello_Avorio_Matteo GambaroFederico Fiorenzani Il mio intento era quello di creare un’illustrazione inquietante, Come già accennavo prima, l’idea di fondo era di rappresentare l’angoscia e il terrore con cui il protagonista convive: la sua vita soccombe sotto il peso di una presenza invisibile dalla quale lui costantemente fugge, ma che purtroppo, alla prima occasione, si fa nuovamente e drammaticamente avanti.

  • La tecnica. Già sfogliando il libro velocemente salta all’occhio l’impiego di tecniche differenti. Puoi indicare quale hai impiegato? E’ quella che adotti di solito?

    Luca Amerio La tecnica che ho utilizzato è quella che uso da parecchi anni ormai. In pratica disegno e coloro a mano, grazie alla mia fedele tavoletta grafica, sul computer. I tempi per produrre un disegno sono di solito molto limitati. Bisogna agire in fretta e lavorando al computer posso tornare sui miei tratti senza dover riprendere tutto dall’inizio. Inoltre, in ogni disegno sperimento sempre qualche cosa di nuovo, qualche effetto particolare che su carta semplice sarebbe molto difficile realizzare

    Darinka Mignatta Ho usato china (pura ed acquerellata) e grafite.

    Sì, in genere uso una tecnica mista fra chine, acquerelli (a volte tempere) e matite anche nelle illustrazioni a colori. Ma non è escluso che utilizzi anche altro, dipende da cosa devo realizzare.

    In computergrafica faccio solo (in casi eccezionali) qualche piccolo intervento di correzione.

    Federico Fiorenzani Il disegno è nato da una bozza disegnata a mano, venendo dal fumetto a un primo approccio avevo deciso di illustrare tutto con un tratto deciso, un netto bianco e nero. Man mano che definivo meglio le forme, ho sentito però il bisogno di rendere l’atmosfera più effimera così ho optato per il computer e ho ridisegnato e dipinto tutto con photoshop con l’ausilio di una tavoletta grafica. Questa scelta si è rivelata vincente già in fase di realizzazione perchè mi ha permesso di tenere sotto controllo il livello di dettaglio che stavo dando all’illustrazione perché non si può mai prescindere dal formato in cui un disegno sarà stampato.

    Non ho una tecnica preferita, sono di indole molto curiosa e vengo sempre attirato da tecniche nuove, attualmente ho riapprezzato molto il contatto con la “materia” e mi sto dedicando molto alla pittura pura, grandi quadri dipinti con colori acrilici.

  • Il tratto comunica. Nella scelta del tipo di chiaroscuro, del contorno.. inoltre con quel livello di dettaglio espresso quale aspetto del racconto hai voluto sottolineare?

    Monica Venzo Ho usato pastelli e acquerello. Non ho una mia tecnica preferita però in questo caso è stata la più funzionale per creare l’atmosfera giusta, un po’ soffusa e confusa.

    Luca Amerio Mi piace realizzare illustrazioni che siano abbastanza particolareggiate e realistiche. Mi accorgo che, se non mi pongo un limite, potrei continuare ad aggiungere dettagli su dettagli all’infinito. Ho imparato a dire “basta”, altrimenti potrei non finire mai un disegno. In quelli realizzati per il racconto ho voluto puntare ad un giusto compromesso tra uno stile realistico ed uno maggiormente “comic”. Infatti, ho sempre mantenuto contorni neri ed abbastanza spessi da fumetto, senza però tralasciare sfumature e dettagli che si accostano di più ad un disegno reale. Questo per lasciare l’osservatore libero di immedesimarsi tramite un tratto più tranquillo, ma al contempo senza perdere di serietà.

    Darinka Mignatta Ho usato un tratto il più possibile duro (nei limiti del mio stile). Trovo che la modulazione della linea comunichi moltissimo, per questo evito di usare rapidograph e penne di fibra prediligendo pennelli e pennini, con risultati, forse, meno grafici ma più intensi.

    di Cinzia Modena