I vocalisti per Bach

Febbraio 15, 2001 in Spettacoli da Claris

Nuovo prestigioso appuntamento domani sera (ore 21.00) al Conservatorio di Torino per il 711° concerto in abbonamento dall’Accademia Stefano Tempia. Saranno nell’aria le note di Johann Sebastian Bach con Erwünschtes Freudenlicht BWV 184 e Messa brevis in la maggiore BWV 234

La Cantata BWV 184 dà risalto a un genere musicale la cui etimologia aveva ai tempi di Bach diversi significati, ma nella funzione religiosa luterana del XVIII secolo aveva un compito preciso: eseguita prima del sermone, oppure, se si trattava di un pezzo diviso in due parti, prima e dopo, doveva servire per completare, con una preghiera cantata, il significato della pagina della Bibbia che era stata letta e commentata: in pratica, il complemento musicale della predica domenicale.

La Erwünschtes Freudenlicht (Luce di gioia desiderata), eseguita per la prima volta il 30 maggio 1724 (ma forse già pronta per l’analoga festività dell’anno precedente), fa parte del ciclo appartenenti alla prima annata di Lipsia, nel momento in cui Bach era stato da poco nominato Thomaskantor.

Come spesso poteva accadere all’epoca, anche Bach, assillato da scadenze pressanti e costretto a produrre una mole incredibile di lavori nuovi per ogni festa del calendario liturgico, utilizzò parte del materiale musicale che aveva già usato per un’altra Cantata, oggi in catalogo BWV 184a, che purtroppo è andata persa, ma che sappiamo essere stata eseguita o in occasione del capodanno del 1721 per la Casa di AnhaltKöthen, oppure nel giorno genetliaco del principe Leopold, il 10 dicembre 1720.

Il testo della BWV 184 è stato tratto dal Vangelo di Giovanni (10,111) e si riferisce alla parabola del buon pastore: protagonista è il felice e sereno gregge dei santi cristiani che segue il proprio Signore con gioia nel sepolcro, superando il timore della morte. Questa è la stessa gioia che caratterizza, con un distintivo motivo del flauto, sia tutto il recitativo d’introduzione che il recitativo n. 3, nel quale ascoltiamo un tema che ritroveremo nell’Aria seguente (n. 4), scritta con uno stile che richiama quello delle prime cantate di Bach.

Il coro finale ricorre ancora una volta al gesto danzante: il buon pastore vi dispensa la sua consolazione su un ritmo di Gavotta.

La Messa BWV 234 in la maggiore è scritta per soli, coro, 2 flauti, archi e continuo.

Le parti in latino comprese nell’Ordinariium Missae in uso nelle funzioni religiose di Lipsia ai tempi di Bach erano solo il Kyrie, il Gloria e il Sanctus con Pleni sunt coeli, ma senza l’Osanna, e di solito erano cantate coralmente con qualche

eccezione, tuttavia non si è certi che le messe di Bach a noi giunte siano state scritte per il regolare servizio liturgico di Lipsia.

Il Kyrie della Messa in la maggiore BWV 234 è stato inizialmente considerato come una composizione originale, ma in ragione della natura della scrittura musicale si è stati portati a credere che si tratti ancora una volta di una parodia la cui l’origine non è stata identificata con certezza, almeno per il primo Kyrie.

Alcuni hanno interpretato questa pagina come un omaggio al Creatore che “vide che tutto quello che aveva fatto era cosa buona” (Genesi). Per contro, lo straordinario canone circolare cromatico del Christe è una composizione originale nella quale Bach ha concentrato tutto il dramma della redenzione; l’ultimo Kyrie, fugato, rappresenta l’immagine dello Spirito d’amore che muove tutte le cose e che dona “La scienza della vita”, così come è detto nelle scritture. Questa pagina grandiosa termina dopo un punto coronato, con qualche battuta in Adagio, ritornando alla risposta implorante della litania originale.

Il primo coro della cantata BWV 136 Erforsche mich, Gott, und erfahre mein Herz (Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore) ha fornito la musica dell’ultimo coro di questa messa, Cum sancto spiritu, anche se il testo non ha alcun rapporto con la dossologia latina. Le due fughe corali sono separate da un interludio strumentale: salvo che nell’introduzione, Grave, che Bach ha composto per questa messa, i due flauti sono all’unisono e quasi sempre in semicrome e ciò aggiunge ancora un fascino particolare alla gioiosa animazione di questa pagina.

Prossimo concerto: lunedì 12 febbraio 2001, ore 21, Conservatorio, Concerto dell’Accademia Stefano Tempia”, direttore Massimo Peyretti.

di Claris