Grande attesa per le ultime medaglie e per Giorgio Rocca

Febbraio 25, 2006 in Sport da Federico Danesi

Dopo le onorevoli uscite di scena dai Giochi della Paruzzi e dell’eroe Fabris, grande attesa per lo slalom maschile e per la 50 km di fondo.

PRAGELATO

Due cadute e la medaglia è volata via. In sintesi l’ultima gara olimpica di Gabriella Paruzzi è stato questo, ma va bene così. Una gara perfetta la sua, e quella delle altre azzurre che l’hanno spalleggiata sino a quando hanno tenuto, ossia, Valbusa e Follis. Davanti il ritmo è stato sempre sostenuto, ma mai ossessivo e il gruppo delle migliori si è assottigliato giro dopo giro anche se le favorite non mollavano.

E’ caduta una prima volta, Gabriella, verso metà gara per un contatto, ma è riuscita prontamente a rientrare sulle prime. Capito di essere in una giornata delle sue ha forzato il ritmo, cercando di fare selezione. Sono saltate in molte, ma non Tchepalova, Neumannova e Kowalczyk, che sull’ultima salita hanno fatto il forcing. Nemmeno il tempo di reagire e la Paruzzi si è ritrovata per terra, perdendo secondi preziosi. Quelli che le hanno impedito di disputare la volata finale, vinta dalla mammona cèca davanti alla Tchepalova e alla polacca rientrata da poco dopo una squalifica per doping.

Quinto posto e pochi rimpianti per Gabry, acclamata dai tifosi quasi e più che se avesse vinto. Buoni piazzamenti anche per la Valbusa, decima a 1’12” e per la Follis, 12esima, sempre più lanciata a diventare la punta della nazionale italiana in futuro.

MANCUSO, FACCIAMOLA ITALIANA

Nella gara che incorona l’astro emergente del futuro, che è già presente, Julia Mancuso, e regala due inattese medaglie per le atlete del Nord, Poutiainen e Ottosson, ancora un volta le italiane finiscono lontane dal podio, ma con qualche rimpianto.

Perché con la Kostelic ferma ai box per uno stato di salute tutt’altro che accettabile, la Paerson che è riuscita a buttare via un’altra gara, alcune tra le possibili medagliste come Rienda Contreras, Maze o Zettel che hanno deluso, un posticino per le nostre avrebbe anche potuto esserci.

Invece ci dobbiamo accontentare dell’ottavo posto di Nadia Fanchini, che non è nemmeno il suo miglior risultato in gigante della carriera visto che meno di un mese fa fu sesta ad Ofterschwang. La valtellinese ha illuso nella prima manche con una prima parte praticamente perfetta, il solito errore che ne ha appesantito il tempo, la solita grinta nel rimediare. Era a 77 centesimi dalla Mancuso, con tutta la possibilità di rimediare. Ma nella seconda la voglia di strafare l’ha portata a commettere altri piccoli errori, sino a retrocedere.

Poi di errori ne hanno commessi anche le altre, Paerson compresa, che è finita lontano dal podio. Non la Mancuso, a 22 anni nemmeno compiuti sul tetto del mondo. Una Putzer anche solo all’80% avrebbe tranquillamente potuto puntare alla medaglia, ma la condizione era lontana da quella dei giorni d’oro e così si è accontentata di risalire sino al 14esimo posto. Peggio di lei Denise Karbon e Manuela Moellg, uscite prima di vedere il traguardo. Meno male che è finita, lo sci femminile potrà voltare pagina.

FABRIS, GRAZIE LO STESSO

Non era la sua gara, e così è stato. Enrico Fabris ha chiuso l’Olimpiade con un ottavo posto nei 10.000 vinti dall’olandese De Jongh. Venti secondi di distacco dal primo possono sembrare un’eternità in condizioni normali. Ma se pensiamo che non è mai stata la distanza preferita dall’asiaghese e che è arrivato alla fine di questi Giochi con l’adrenalina a mille così come le tossine, va già bene così. Come va bene che Sanfratello e Donagrandi siano arrivati dodicesimo e tredicesimo.

OGGI TOCCA A SAN ROCCA

Parte con il numero uno e questo è l’unico vantaggio prima del via. Il resto lo dovrà fare da solo, Giorgio Rocca, investito dello scomodo ruolo di salvatore della patria, di un settore come quello dello sci alpino che non aveva mai vissuto, in tempi recenti, una crisi così profonda.

Arriva dalla delusione in Combinata e dalla settimana di allenamenti lontano dal Sestrière, prima a Bielmonte, poi a Pila. Ha preferito chiamarsi fuori dai clamori per concentrarsi. E a dire del suo psicologo, il dottor Verdelli, è assolutamente a posto.

Sulla strada verso quell’oro che persino “Sports Illustrated” alla vigilia dei Giochi gli assegnava d’ufficio troverà avversari tosti: Raich, uscito rinfrancato dal successo in gigante, Ligety che scia benissimo e non ha nulla da perdere, Palander che difficilmente sbaglia due gare di fila. O ancora Vidal, Kostelic e Schoenfelder, visto che sono le Olimpiadi delle sorprese e dei ritorni.

Con Rocca, al via anche Manfred Moelgg, pettorale numero 19, Patrick Thaler (20) e Hannes Paul Schmid (37).

di Federico Danesi