Giochi paralimpici 2006 e la giornata di festa finale

Aprile 5, 2006 in Racconti da Cinzia Modena

Luci nel cielo. Fuochi d’artificio, che lasciano senza fiato, illuminano gli atleti di tutto il mondo accorsi a Torino per la Paralimpiadi. Illuminano il loro coraggio ed il loro sorriso, la loro voglia di vivere e vincere, la loro umanità. I fuochi termineranno e rimarranno le stelle a brillare per loro. Due settimane di sport più raccontate che viste forse, con una diffidenza iniziale sconfitta dalla realtà di uno spettacolo sportivo di primo livello perché nessun atleta si è risparmiato. Il gioco è stato accanito e la competizione si è dimostrata avvincente.

Paralimpic game Torino 2006Si arriva infine al 19 marzo, l’ultimo giorno delle Paralimpaidi.

Grande festa in programma nel centro di Torino, in piazza Castello dove, per tutta la durata della manifestazione ha arso la fiamma nel braciere olimpico. Una fiamma discreta per un cuore caldo di vita e vitalità come ben ha rappresentato il poster di questi giochi: un cuore composto da una P e da un nove, perché è la nona volta che si ripete questo evento.

Tra giochi e concerti questi quindici giorno sono volati e ci si guarda indietro: alla serata di inaugurazione, alle medaglie conquistate, alle immagini di questi campioni che ai nostri occhi sembrano tanto degli eroi, agli artisti che hanno suonato sul palco della Medal Plaza ogni sera di fronte ad un pubblico immenso, alla notte bianca ricca di attrattive e consensi, ed ecco arrivato anche il tempo della cerimonia di chiusura. La giornata è confortata da un sole caldo, primaverile. Le strade sono gremite di persone; le vie animate da stand, banchi di prodotti artigianali e suonatori. I negozi sono aperti. E’ diventato normale sentire parlare tante lingue differenti, entrare in locali e far conoscenza con persone “straniere”, parlare per comunicare e per desiderio di conversare anche tra noi (come se fossimo improvvisamente espansivi). Si cammina e si scoprono botteghe, angoli della città nuovi, si passeggia come si farebbe in vacanza. Torino e la città industriale indifferente non sembra vivere qui. Non oggi né nei giorni passati. E’ un mese ormai. Apro le braccia e respiro energia.

Torino 2006 Via RomaOre 18.00. Via Roma è chiusa al traffico. Arriva la squadra italiana sugli autobus della GTT, la compagnia di trasporti pubblici torinesi. Scendono dai mezzi poco alla volta, mescolati agli addetti ai lavori. Le persone che vagano nel sole domenicale o sotto i portici guardano sorpresi queste persone, poi il piumino inconfondibile e luccicante svela il mistero: è la squadra dell’Italia! Ci si avvicina. Chi resta sul ciglio del marciapiede, chi si infila tra i mezzi, passa tra di loro, li saluta… ed ha inizio la festa. Un po’ timidamente, perchè si è impreparati sul programma della manifestazione, ma ci si riprende subito e non si tratta che di seguirli dal momento in cui si avviano per la strada verso il centro, verso piazza San Carlo, verso la fiaccola olimpica: la folla saluta il loro passaggio, batte le mani, accorrono i ritardatari…

Ore 19.00. Il sole è nascosto.. sta diventando scuro.. i portici son sempre più animati. Chiome curate come vuole la domenica, cuffie da montagna, giacche sportive: tante le anime in attesa della sfilata delle nazioni appoggiati alle transenne, alle colonne nella corsa al posto migliore. C’è posto per tutti. Il pubblico è eterogeneo.

Ore 20.00. Gli stemmi della città aprono le danze, segue la banda ed eccoli!! Ecco i campioni che per due settimane si sono sfidati! Ecco le squadre che sfilano volteggiando in una danza fatta di allegria tra scrosci di applausi, tra mani che si agitano in un saluto, tra mani strette a cineprese che riprendono questi spettatori, tra mani strette a questi campioni che accolgono interamente questo abbraccio che la città offre loro. Qualcuno si perde ed allora i colori delle maglie di mescolano: bianco rosso, blu, arancio, verde.. un arcobaleno di bandiere che si muovono verso le persone ai lati delle strade per poi riprendere la marcia.

Piazza Castello. La cerimonia di chiusura è aperta. L’inno italiano si leva in alto dalle vie, dai vicini di spalla e ci si sente uniti, Un’emozione traboccante difficile da contenere tra la gioia di vedere quei volti giovani e freschi, sorridenti e pieni di vita dentro; tra aneddoti raccontati da chi i giochi li ha visti o vissuti direttamente; tra il messaggio che questi atleti comunicano, quello di non arrendersi e realizzare i propri sogni.

Sogni…. Son tanti i sogni che animano lo spazio della Medal plaza con ballerini, acrobati, cantanti che danno vita ad una favola in cui il magico la fa da padrona. Le fiamme della torcia olimpica prendono vita nei costumi blu che riflettono fiamme di vita scoppietante, danzatrici descrivono movimenti armonici nel loro canto alla luna ed al sole, sfere cui sono appese; un acrobata attraversa tutta la piazza camminando su un sottile cavo.. magia dei sogni e dei sogni che diventano realtà.

La fiamma si spegnerà in un sussurro, come se tutte le persone presenti avessero soffiato contemporaneamente sul braciere. Le lingue di fuoco spariscono ma è un’illusione perché si son solo trasformate in fuochi d’artificio stupendi e stelle in cielo.

Passion lives here

Torino ha ospitato la passione per lo sport e riscoperto un’anima dentro di sé diversa dall’immagine di un fantomatico quadro appeso in soffitta. Ha fatto un pieno di vitalità che la gente ha dimostrato di avere nonostante il freddo od il lavoro del giorno dopo. C’è desiderio di fare e di esser guidati a vivere una città che ha tolto il velo e mostrato il suo volto senza timori. Spero che come il sorriso di questi giocatori resti dentro tutti coloro che hanno avuto l’onore di vederlo, altrettanto mi auguro che il velo di Torino resti dimenticato su qualche sofà di velluto. Se passione è energia, che il braciere non si spenga mai dentro tutti noi e nella città che ha ospitato i giochi. Grazie campioni dei giochi invernali.

di Cinzia Modena