Evviva la natura pra-tica

Giugno 6, 2002 in il Traspiratore da Redazione

Avete mai sperimentato l’uomo che, quando meno ve lo aspettate, ha il dono squisito di farvi vergognare? Non il marcantonio da cui già prevedete, come massima manifestazione di stile, due fiori -magari appassiti, ah il vile…- strappati ai pianti del cimitero. Ma quello che, per intenderci, si presenta come il margravio senza macchia, l’eroe colto quanto almeno due pagine della Treccani, raffinato, elegante, titolato, dall’andatura marziale, l’eloquio fluente e la giacca che costituisce ormai un’estensione naturale e inscindibile della pelle, mitica terra d’approdo -oltre alla tasca dei pantaloni- dei vostri sogni più romantici.

Beh, in due parole, il migliore esempio di dandy da periferia trapiantato nella metropoli, profumato come un’erboristeria e viaggiatore senza calli da ditta d’alto gradimento, in giro per il mondo nei vestiti del nonno, così ben tenuti da parere appena sfoderati da una sartoria di Milano.

Per essere più precisi, ecco come si comporta solitamente il tipo di cui vi parlo…, e credo che voi donne mi capirete al volo.

Vi offre l’ingresso in un interessantissimo museo dell’arte Giamaicana tardo-medievale, vi invita a cena (coi buoni mensa avanzati, in un impeto di rinuncia e buoncostume…) scostandovi la sedia per farSi, ops, farVi accomodare, quasi a educare la gente circostante alle giuste maniere, e poi vi intrattiene amorevolmente disquisendo con tranquillità dei matrimoni Egiziani di cui è stato testimone, trasferte a Calcutta (e lì vi sorge il dubbio se anche in quell’occasione si sia premurato di usare una sana cravatta Britannica per distinguersi dalla marmaglia di pezzenti Indiani) o dei cuginetti cui porta sempre in dono le sorprese degli ovetti Kinder (il cioccolato ovviamente se lo mangia da sé perché ai bimbi farebbe male, saggio pensiero, da futuro padre dei vostri figlioli!).

Ma è alla fine della serata, quando ormai siete cotte perse di questa reincarnazione del Valentino d’altri tempi, che sentite il suo fascino poetico svanire in un drammatico e unico istante: è lì che si fa avanti il suono ventroso di un uomo che non sa trattenersi e, anziché darsi un sacco di arie, con vera modestia, propende per un’aria sola, prolungata e raminga, ma così significativa da lasciarvi esterrefatte o col naso piangente.

Quell’unico gesto bohémienne lo fa crollare dal piedistallo da cui lui sostiene di aver visto appena cadere voi, dopo essere tornato coi piedi per terra, facendovi perdere contemporaneamente spasimante e onore. Ma chi diceva che l’uomo ideale è una ventata di freschezza nella vita? Forse occorre aggiornare la frase ai tempi e osar dire che l’uomo che credete perfetto può rivelarsi invece una folata di vento venefico; date retta a me: alla larga da Mr. Wonderful e w i fattori, almeno loro non promettono quel che credono di non saper mantenere!

Il Traspiratore – Numero 36

di l’Indipendente