Dolci a corte

Settembre 1, 2002 in Libri da Gustare da Stefano Mola

Giovanna Giusti Galardi, “Dolci a corte”, Sillabe, pp. 95, Euro 9,30

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Dio è nei dettagli. Citazione controversa, attribuita di volta in volta a Flaubert oppure all’architetto tedesco Mies van der Rohe, oppure allo storico dell’arte sempre tedesco Aby Warburg. Io sono un fanatico dei dettagli. Sono convinto che ci raccontino molto, forse anche più che le figure in primo piano. Vorrei poter chiedere il perché, andar dietro alle ragioni storiche od estetiche, convinto che se qualcosa è presente in un’opera d’arte un motivo c’è sempre. Mi viene in mente un’altra citazione, che però riporto in modo probabilmente impreciso e di cui non ricordo l’autore: se in un’opera letteraria c’è un chiodo nel primo atto è perché qualcuno vi si impiccherà nel terzo (molto sinistro, ma rende bene l’idea).

Lasciatemi divagare ancora un attimo. Mi è venuto in mente quel romanzo di Julian Barnes, “Amore, ecc.” che descrive come Gillian che ha sposato Stuart lo lasci per andare a vivere con Oliver, da sempre amico di Stuart (sembra una trama banale, ma vi assicuro che si tratta di un libro incredibile, perché il tutto è raccontato alternando di volta in volta il punto di vista dei protagonisti). A un certo punto Oliver, all’inizio della sua lunga e avvolgente strategia di seduzione porta inaspettatamente un fascio di fiori a Gillian. Glielo lascia, le dice ti amo e se ne va. Gillian, tranquillissima, prende il mazzo, lo porta dentro, pensa a cosa farne, decide di passarli nel tritarifiuti. Non è apparentemente sconvolta solo un po’ distratta mentre il marito le parla la sera, ma il capitolo si conclude così: “A un certo punto mi sono avvicinata allo scaffale dei libri e pigramente ho preso fra le dita un petalo di fiore che vi posava sopra. Un petalo azzurro. Me lo sono messo in bocca e l’ho inghiottito. Sono confusa. Ed è dir poco” (Einaudi Tascabili, 1998, pag. 94). Ecco. È perfetto. Questo dettaglio, combinazione di apparente noncuranza (pigramente il petalo viene preso) e sensualità fa capire tutto, intuire come poi andrà a finire.

Ricordare Gillian mentre mangia un petalo ci riporta nuovamente al cibo, ad altri dettagli, ad altre domande. Perché ad esempio nel dipinto che ritrae Francesco Maria de’ Medici bambino, questi tiene in mano una ciambella? Oppure cosa di dice il fatto che nel quadro “Nozze di Cana”, di Alessandro Allori, c’è una dama che regge un vassoio con dei confetti?

Le risposte a questa ed a molte altre domande le potrete trovare in questo volumetto, che si concentra appunto su una categoria molto particolare di dettagli in un periodo ben preciso: i dolci nei dipinti al tempo della corte medicea a Firenze. Il dolce perché, come si dice nell’introduzione, “isola un momento, si fa evento, parentesi oppure gran finale […] cadenza i momenti importanti”. Vuol dire allora che abbiamo a che fare con un dettaglio ancora più significativo ed intrigante. Sotto l’attenta guida dell’autrice scopriamo allora dove fanno di volta in volta capolino ciambelle, cialde, sorbetti, giulebbe, trionfi e panpepati e quant’altro. Non solo il volume è ovviamente corredato dalle riproduzioni dei dipinti, ma ci sono anche le ricette d’epoca, come questa: “Per fare sorbetto turchesco usato dalla Ser.ma Granduchessa”.

Potrete veramente gettare uno sguardo nella vita della corte medicea. Oppure, costruire un insolito e duplice itinerario, per l’occhio e la gola, durante la vostra prossima gita a Firenze.

di Stefano Mola