Desmodus, il vampiro di Garbo-Fadini

Luglio 9, 2009 in Musica da Gino Steiner Strippoli

Desmodus: “IO sono Desmodus, Dessa, Des e tutti coloro che vuoi TU”

Desmodus -cover con Elisabetta FadiniUna lunga suite di oltre 30 minuti è l’ultima novità di quel grande artista che è Garbo. “Desmodus” è un’ opera nata musicalmente dal ‘nostro’ maestro musicista e cantante. Conosciuto ai più per la infinità bellezza di “A Berlino va bene”, senza dover citare altri suoi album che sono oggi cult-music, oggi Garbo oltre che cantare è diventato produttore attraverso la sua etichetta Discipline. Proprio “Desmodus” è la sua ultima creazione per Elisabetta Fadini, artista da sempre intenta a esplorare infinità sonore legate al jazz, alla musica etnica, alla Classica e al blues.

Al suo fianco negli anni si sono succeduti nelle collaborazioni grandi artisti come Paolo Fresu, Vladimir Denissenkov, Janosh Hasur, Roberto Zorzi, John De Leo, Il Parto Delle Nuvole Pesanti, Paco Suarez, Athesis Chorus & Academia de li Musici, Full Metal Klezmer, Acquaragia Drom, solo per citarne alcuni.

Come regista e attrice ha realizzato, tra i tanti, il progetto “Village Vanguard Lives”, omaggio al noto locale newyorkese di jazz, sulla vita e le opere dei musicisti che hanno fatto la vera storia del jazz, nella prima edizione con il Paolo Fresu Quintet e John De Leo, attualmente con Fabrizio Bosso e il suo gruppo.

Adesso questa nuova sperimentazione legata a Garbo con questo nuovo album “Desmodus”. Una collaborazione che non è una vera novità infatti mesi or sono Elisabetta è stata ‘complice’ del brano “Voglio tutto” contenuto nell’ultimo lavoro discografico di Garbo “Come il vetro”. Proprio questo nuovo connubio ha portato alla nascita di “Desmodus” vera sperimentazione musico – letteraria. Una nuova visione musicale per Garbo che rappresenta senza ombra di dubbio l’area del pop rock italiano più intelligente e sopraffina, quella dalle sonorità infinite che non si disperdono nel nulla ma che si radicano nelle menti di chi le ascolta, seguite da poetiche mai scontate.

Desmodus – ci dice Garbo – nasce dall’esigenza di fermare il tempo, ecco perché ho voluto poco più di trenta minuti di eternità sonora dove evolvermi con la voce di Elisabetta Fadini. Desmodus è la proiezione di chi è “artista”, di chi si alimenta del sangue del tempo, ma non della gente, perché un artista non ha paura del prossimo, ma della scadenza del tempo….

Desmodus è un personaggio vampiresco, ideato da Garbo, che vuol essere letterario ma nel contempo anche teatrale e cinematografico che vive attraverso l’ “ anima parlante” di Elisabetta. Ho scelto di interpretare Desmodus – dice la Fadini – perché è femmina e uomo, ma anche animale, è buio e luce, è bisogno di eternità… è l’arte.

GarboLe sonorità dell’album sono quanto di più oscuro e profondo possa ‘disegnare’ un artista geniale com’è Garbo che è riuscito, insieme a Alberto Styloo ( da poco autore di un ottimo album) e Angelo Bellandi (Ovophonic), a dare vita ad atmosfere gotiche di grande respiro, tant’è che all’ascolto dell’album le note lievitano verso l’alto.

La figura vampiresca e romantica di Desmodus offre in realtà, anche attraverso i personaggi di Nureyev, Shakespeare e Von Kleist, tra gli altri, una chiave di lettura del ruolo dell’arte nella costante ricerca del superamento del tempo, laddove i succitati artisti appartengono allo stesso “branco di nobili viaggiatori doloranti dell’eternità”. Come Desmodus stesso.

Dieci le poetiche a rappresentare quest’opera “Garbiana” dove l’imperativo della vita emerge dalla scrittura di Garbo. Elisabetta si introduce nell’album con l’omonimo brano che da il titolo all’album con una recita poetica:

il mio nome è Desmodus” e possiedo origini lontane. Tragiche circostanze che qui voglio rievocare, portarono all’interruzione della mia attività di scrittrice e successivamente all’avvento di quella che gli uomini chiamano ‘morte’…….

Un intro particolare che si congiunge immediatamente con il grande William Shakespeare e cosi via via con gli altri protagonisti come quando compare Heinrich Von Kleist:

Era il 9/11/1835… io ed Heinrich quella sera ci sazziammo di sangue giovane. Due corpi innamorati e ignari al chiaro di luna. Ripensandoci non nascondo invidia e malinconia nel ricordare i loro baci, le loro mani sui loro corpi caldi e belli…”. Il finale è di un magico unico ne “La fine e il principio” soprattutto quando Elisabetta incanta nella sua recita: “ ..un dolore indefinibile e insopportabile, nebbia autunnale pervade, ovunque…che Male…Io….le grandi praterie…..pescatori indiani, il sole… romania in salita…per dio e quanto male…Vampiro….la fine…e ..il princip…io Desmodus”.

di Gino Steiner Strippoli