Da Raffaello a Goya

Gennaio 9, 2005 in Arte da Barbara Novarese

“Da Raffaello a Goya”, sicuramente una delle mostre più importanti della stagione è stata curata da Vittorio Sgarbi, Vilmos Tatrai (conservatore del Museo di Belle Arti di Budapest) e Daniela Magnetti, direttore della Fondazione Palazzo Bricherasio, che hanno selezionato 82 opere dal Museo ungherese.

La tematica del ritratto è percorsa attraverso la genialità di grandi maestri come Raffaello, Durer, Rubens, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Bellini, El Greco, Goya, Van Dyck.

Il geniale sguardo del pittore osserva volti, corpi ed animi mentre le sue abili mani immortalano a tratti di pennello il connubio prefetto tra arte e antropologia. I ritratti non sono solo uomini e donne ma moda, cultura, mestieri, ranghi sociali… uno degli unici mezzi visivi che abbiamo a disposizione per analizzare la società dal XII al XVIII secolo.

Il percorso espositivo non è cronologico, si articola in diverse sezioni:

  • Il ritratto del committente;

  • L’immagine dell’individuo;

  • Studi dal vero;

  • Sovrani, nobili, ritratti di corte;

  • ‘Portrait historié’, ritratto e allegoria;

  • Rappresentanti di mestieri;

  • Autoritratti e ritratti di artisti;

  • Ideali di bellezza femminile;

  • Coppie;

  • Ritratti di famiglia;

  • Ritratti di bambini;

  • Fra ritratto e pittura di genere.

    Da Raffaello a Goya_1Ogni sezione espone grandi capolavori e, come il titolo lascia presagire, si può ammirare il “Ritratto di giovane” eseguito da Raffaello in età giovanile, forse il primo ritratto dipinto dall’artista (Urbino tra il 1504 e i 1506). Potrebbe trattarsi di Pietro Bembo, immortalato sullo sfondo di un paesaggio italiano del cinquecento, ma non tutta la critica sembra allineata sull’identità dello sconosciuto modello

    La prima sezione è dedicata al rapporto tra artista e committente, la cui importanza è sottolineata dal fatto che spesso compare nel ritratto anche chi ha pagato l’esecuzione dell’opera. Nulla di inusitato od obsoleto se compariamo il committente allo sponsor dei nostri tempi: ampiamente pubblicizzato poiché attraverso la cultura cerca di raggiungere prestigio e fama.

    Quindi, duplice significato per un comportamento umano che non si è evoluto con il raggiungere del ventesimo secolo, anzi, con la tecnologia si è semplicemente vestito di colori più moderni. Troviamo, allora, un olio su tavola dei primi decenni del 500, eseguito da un anonimo pittore bergamasco, in cui possiamo ammirare un giovane abate domenicano far capolino nell’angolo in basso a destra nel quadro, in preghiera davanti alla Madonna col Bambin Gesù e San Giovannino; di fronte sono esposte altre quattro tavole dove il pittore di Bruges, Pieter Claeissins il Vecchio (1500-1576), ha ritratto cinque donne e tre uomini della famiglia De Kerckhove, devotamente inginocchiati.

    Splendido il Ritratto della signora Manuele Camas y de la Heras-Bermudez di Francisco Goya, famoso per il vestito della dama decorato con nastri e tulle e per la scatola da cucito di velluto rosso che si riflette sulle mani. Esso ricorda alcune le opere di Manet che, ovviamente, furono dipinte molti decenni successivi.

    Da Raffaello a Goya_2Tra i Sovrani, nobili e ritratti di corte, troviamo abiti eleganti confezionati con stoffe preziose, atteggiamenti superbi ma naturalmente orgogliosi per lo status sociale raggiunto da prodezze passate. A rappresentare questa sezione si distinguono Tiziano (1490-1576) con il doge Marcantonio Trevisani, Tintoretto con il doge Pietro Loredan e Bellini (1429-1506/1507) con il Ritratto di Caterina Cornaro, regina di Cipro. Se la si osserva con occhi desiderosi non soltanto di guardare ma scrutare, analizzare e scoprire, non è possibile restare indifferenti di fronte al ritratto di questa donna che nessuna macchina fotografica avrebbe potuto riprodurre con più perfezione. Sia essa tradizionale o digitale, semplice o professionale, mai potremmo ritrovare una fotografia tanto introspettiva quanto ricca di sfumature. Solo la mano di un genio poteva rappresentare una donna e raccontarci con pennello e colori la sua storia. Bellissima in gioventù, ma qui raffigurata in età ormai avanzata. Si riconosce dai tratti morbidi e simmetrici, dalle dimensione proporzionate, dal taglio degli occhi ed dalla forma delle labbra che disegnano una leggera ombra sopra al mento. Adesso malinconica, ma un tempo forte e fiera. Una fierezza non del tutto abbandonata dal naturale stile aristocratico ma triste e decadente. L’abito non può nascondere l’anima né il trasparente velo mascherare i segni del tempo in cui fu costretta ad abdicare e a cedere i suoi territori “d’oltremare” alla Repubblica di Venezia. Mentre il Bellini svela il segreto di Caterina, il destino non permette al suo fantasma di riposare in pace, poiché costretto a condividere la meravigliosa stanza di Palazzo Bricherasio con i suoi antagonisti, dipinti da Tintoretto e Tiziano.

    Singolare, per la forma bombata della tela, troviamo il doge Agostino Barbarigo del Basaiti (1471).

    Per gli Studi dal vero è stato scelto il magnifico Studio di testa d’uomo di Rubens ma non passa inosservato neanche Studi per un ritratto della famiglia del conte Mailath di Friedrich Von Amerling (1803-1887), che dipinge occhi azzurri e profondi, così reali da suscitare inquietudine.

    Da Raffaello a Goya_3L’allegoria è vista attraverso il Ritratto di Vittoria della Rovere di Matteo Rosselli che stringe a sé un cagnolino (simbolo di fedeltà) e una chiave (metafora di segretezza), mentre, nella sezione dedicata a ‘Le Coppie’, emerge il

    Da Raffaello a Goya_4Ritratto di coppia sposata di Van Dyck, dipinto databile intorno al 1620, in cui il pittore offre un ritratto psicologico oltre che artistico. I due personaggi hanno un’età avanzata, sono certamente aristocratici ma lentamente perdono la freddezza del “dover apparire” e timidamente si sfiorano la mano in un gesto quasi liberatorio per mostrare un’intimità raggiunta con lo scorrere del tempo. Ora compagni di vita, uniti da una tenera stima, forse più forte e più vera di quella che li unì al momento delle loro nozze.

    Un singolare itinerario tra arte cultura e psicologia che accompagna il visitatore tra le spettacolari stanze di Palazzo Bricherasio, che colpisce i sensi ancor prima di iniziare la mostra.

    Da Raffaello a Goya

    Luogo: Palazzo Bricherasio, via Lagrange 20 – Torino

    Periodo: 1° ottobre 2004 – 23 gennaio 2005

    Orario: mar-dom 9.30-19.30; lun 14.30-19.30; gio e sab fino alle 22.30

    Ingresso: € 7,00 – ridotto € 5,00 (altre convenzioni sono visionabili in biglietteria)

    Informazioni: tel.011.5711.811 – Internet:

    www.palazzobricherasio.it

    di Barbara Novarese