Costumi da multi-sale

Gennaio 7, 2005 in il Traspiratore da Simona Margarino

Poltrone testa-ribaltabili con estensione inferiore per gli alluci e poggia narici, cintura a doppia uscita verso bacinelle di pop-corn all’aglio e borraccia conserva-bagnetto anti-stupro, tovaglioli-coperte-fazzoletti ‘tripleus’, cannucce con risucchio pre-registrato, cuscini a cobra modello torcicollo, tappi per timpani cotton-fioccati, museruole e benda per l’occhio ancora buono: l’armamentario da pellicola in grande schermo è uno di quei pacchetti all-non-inclusive che le sale si impongono-a-forza di non staccare insieme al biglietto onde non deludere lo spettatore fai-da-te. Il masochismo da video spartano, d’altro canto, può essere sovvertito in eleganza extra lussuosa solo dal portafoglio volenteroso di chi ne beneficia, con grandi singhiozzi delle multinazionali da pizze miliardarie, da sempre smaniose di elargire doni e comfort ai compratori fedeli, e chi lo negherebbe. Private dell’emozione esaltante di fare elemosina distribuendo gratuiti gadget e leccornie, alle varie catene della filmografia non resta che rifugiarsi nella loro tana metropolitana di golden leoni, volpi o bestioline ammucchia-pane, per lo più pagnotte formato doblone.

Tanto, che dire, alla signorina che accavalla le zampe nelle autostrade buie tra le file, al giovanotto che ha la mano che parte (di solito verso le ginocchia alte della donna summenzionata), al diciottenne che inaugura la maggiore età con le visioni dei peccati della lattaia vogliosa ben poco importa di avere la pappa già pronta. Volete mettere il piacere di sedurre la vicina di sofà con una ben-cola, appena spremuta insieme al borsellino, al gusto ciliegia (e si sa, la frutta col nocciolo ha sempre un suo perché)? o portarsi un panino casereccio alla mortadella farcita per giustificare l’opera postuma (cioè successiva al requiem del lungometraggio) dei lavoratori di “mocio” e disinfettante? o stendere i mutandoni con l’elastico allentato tra le sedie vuote perché a casa c’è quel rompi dell’amante della Carla (mia moglie, nds), e allora non si può fare? o appiccicare un pacchetto intero di gomme alle tende del sipario, ché sai lo spasso a farlo chiudere? o accompagnare la bella al posto come la più disponibile delle maschere e poi svuotare i distributori nelle anticamere dei bagni, anche solo per la soddisfazione di dire “io, in caso, ce l’avevo…”?

In tutta onestà, non è il tipo che ti fischia dietro la crapa, il tizio che suggerisce le battute o quello che guarda muto le immagini il vero uomo da cinema, equipaggiato a dovere con un repertorio di aggeggini salva-freschezza e salva-sonno. Non bisogna nascerci, così. Serve molto di più, servono dei Geni(i) a fartelo sapere.

Il Traspiratore – Numero 51 – 52

di S. Margarino